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La Banca degli occhi dell’ospedale S. Giovanni: un viaggio tra scienza e umanità

Da inizio anno 240 donazioni. Lo raccontano Rossella Colabelli, responsabile medico della Banca, e Chiara Mion, la coordinatrice della donazione

Pubblicato:01-08-2022 13:08
Ultimo aggiornamento:01-08-2022 13:10

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ROMA – Tecnologia all’avanguardia e umanità. Potrebbe riassumersi così l’essenza della Banca degli Occhi dell’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma, situata al piano -1 del Presidio Britannico presso cui vengono erogati tutti i servizi e le prestazioni in ambito oculistico dell’ospedale romano. Il percorso delle cornee che vengono espiantate da un donatore, infatti, è fatto di tanta scienza e tecnologia, ma anche di empatia con chi accetta di donare organi e tessuti di un familiare deceduto, di attenzione a chi un giorno potrebbe ricevere quell’organo o quel tessuto e vedere così la propria vita cambiare in meglio. Visitare la Banca degli Occhi è dunque un vero e proprio viaggio di conoscenza, della scienza e dell’umanità nel suo senso più profondo.

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Sebbene concentrato in pochi giorni, una ventina al massimo, il viaggio delle cornee, che vengono espiantate a pazienti deceduti e donate, è articolato e complesso. Si susseguono infatti diversi passaggi di valutazione dei tessuti, affinché possano essere trapiantati. Bisogna infatti verificare che i tessuti rispettino alcuni criteri, che il paziente dal quale vengono espiantate non avesse malattie infettive, che i tessuti siano sani e non sviluppino batteri nei 14 giorni successivi all’espianto. Superati tutti questi passaggi, le cornee vengono lavorate in laboratorio, da un team di biologi coordinati dalla dottoressa Rossella Colabelli, responsabile medico della Banca, la quale tiene a ricordare che lavorare questi tessuti richiede un’attenzione particolare: perché sono parte di una persona e andranno a salvare la vita di un’altra persona.


LA DONAZIONE SPESSO AIUTA I FAMILIARI A SUPERARE IL LUTTO

L’aspetto umano e quello scientifico-tecnologico convivono in ogni aspetto dell’attività della Banca degli occhi. Ma c’è una persona in particolare che dell’empatia, dell’umanità ha fatto la cifra del proprio lavoro: è Chiara Mion, la coordinatrice della donazione. Lei è reperibile 24 ore su 24 e riceve telefonate da tutti e 24 i presidi presenti sul territorio laziale che le comunicano la presenza di un possibile donatore. In quella fase Chiara Mion ha il delicatissimo compito di contattare la famiglia del possibile donatore, chiedere l’autorizzazione all’espianto (nel caso in cui il defunto non abbia lasciato disposizioni in proposito) e accompagnare i familiari in questo percorso che, racconta, spesso li aiuta a superare il lutto dando un senso a quell’evento. Completato l’iter di controllo delle cornee, tutte le informazioni vengono trasmesse al Centro nazionale trapianti che assegna un codice europeo, il SIT, al donatore. Lo stesso codice verrà poi assegnato al ricevente, così che il percorso delle cornee sia sempre tracciato e tracciabile. Individuato il ricevente, il lavoro di Chiara Mion non è ancora terminato: a lei spetta infatti anche il compito di inviare alle famiglie donatrici una lettera di ringraziamento per il loro gesto. Se lo desiderano, infine, i familiari possono recarsi presso la Banca degli Occhi per sapere, in forma totalmente anonima, a chi sono andate le cornee donate.

Dall’inizio dell’anno, tengono a sottolineare gli operatori, la Banca degli Occhi ha effettuato 240 espianti da altrettanti donatori per un totale di 480 cornee messe a disposizione di chi ne aveva e ne ha bisogno. Nell’ambito dei finanziamenti regionali attraverso i quali l’ospedale San Giovanni Addolorata ha ristrutturato e riammodernato gli ambulatori di oculistica e attrezzato di nuovi microscopi e macchinari per l’anestesia le sale operatorie del presidio Britannico, è stato acquistato anche un macchinario all’avanguardia: un microcheratomo, un macchinario che permette di preparare i tessuti e inviarli in sala operatoria già pronti per il trapianto.

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