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L’aggressione a Dasy risvegli la coscienza democratica assopita

di Marietta Tidei, consigliera regionale del Lazio (Pd) Daisy è stata colpita al volto. La faccia tumefatta, un'abrasione alla cornea. Le

Pubblicato:01-08-2018 16:46
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:26

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di Marietta Tidei, consigliera regionale del Lazio (Pd)

 

Daisy è stata colpita al volto. La faccia tumefatta, un’abrasione alla cornea. Le uova gettate addosso al suo corpo da una macchina con disprezzo e violenza. Tutto questo perchè Daisy ha la pelle scura.


Dobbiamo dircelo in faccia chiaramente, senza paura, anche se la vergogna prende il sopravvento perchè nell’Italia di oggi il razzismo si sta facendo sempre più spazio e quello che si rischia è un’assuefazione. Il razzismo non è un’invenzione: non è lo stato storicamente e soprattutto si è nutrito sempre di un assist pericoloso, cioè la sottovalutazione. Per questo le parole con cui Matteo Salvini ha ridimensionato questa vicenda e tutti gli altri episodi di intolleranza avvenuti negli ultimi giorni in Italia sono irresponsabili e vergognose. Quando di fronte al disprezzo dell’altro, soprattutto per motivi legati alle origini o al colore della pelle, si cerca di trovare sempre una giustificazione, si commette un errore enorme: fare passare come normale qualcosa che va condannato senza se e senza ma. Non possiamo assistere inermi di fronte a questa gigantesca macchina del fango che Salvini, con la complicità dei 5 Stelle, ha azionato nel nostro Paese. Contro i più deboli, gli indifesi, i senza diritto.

È il caso di chiamare le cose con il loro nome nel tentativo di rinforzare quella coscienza democratica che si è assopita. Dopo la cacciata dei migranti siamo passati alla caccia allo straniero, al nero, a chi viene ritenuto non meritevole di vivere nel nostro Paese.

In una parola: allo straniero. Alla politica, in quanto opera al servizio dei cittadini, spetterebbe il compito di dare l’esempio, di non permettere che si possano verificare gli episodi avvenuti a Torino, Catania e in tante altre città d’Italia, dove alcuni cittadini stranieri sono stati denigrati, offesi, addirittura uccisi. La pericolosità di questo momento storico risiede nella frattura che si è aperta nella nostra società a causa di una parte della politica – e nello specifico le forze al governo – che non solo non condanna, ma addirittura tollera, ammette, giustifica. È un copione, drammatico e violento allo stesso tempo, a cui abbiamo assistito nelle settimane scorse con i migranti. I porti chiusi, gli inviti ai respingimenti, la denigrazione del lavoro dei soccorrittori (dalle ong alla Marina militare).

Con un obiettivo chiaro: indurre i cittadini a non avere più comprensione verso chi fugge da guerre e carestie per provare a sopravvivere. Neppure i volti disperati di quelle donne e di quei bambini che sui barconi rischiano la vita creano, in moltissimi, quei sentimenti di vicinanza che pure esistono e che sono caratteristica dell’Italia migliore, che però oggi soffre. In un recente intervento in Senato, Emma Bonino l’ha detto chiaramente rivolgendosi ai rappresentanti del governo: “Sapete come me qual è la verità”.

La verità non è rappresentata dalle fake news sull’invasione straniera che Salvini diffonde e permette di diffondere nelle istituzioni come sui social network. La verità non è quella di chi vuole togliere diritti invece di estenderli in difesa di un’italianità che così si distrugge perché si invita a richiudersi in se stessa, in un pericoloso tunnel fatto di difesa, egoismi, mancanza di capacità di dialogare con culture differenti dalla nostra.

Non possiamo non denunciare quanto sta avvenendo. Come la stessa Bonino ha detto nell’aula di palazzo Madama anche se fossimo una minoranza questo non significa che dobbiamo essere insultati, offesi e soprattutto vergognarci di quello che siamo chiamati a fare per difendere la nostra democrazia. Perchè di questo si tratta: difendere la democrazia da chi evoca il fascismo, da chi vuole costruire un Paese che è antitetico ai valori della solidarietà impressi nella Costituzione, da chi ritiene normale l’aggressione a una giovane di colore. Daisy è un’atleta conosciuta e ha avuto la forza e i modi per denunciare. Ma ci sono anche tantissime donne straniere che in Italia sono vittime di soprusi, violenze e denigrazioni perché hanno la pelle di un colore diverso dal nostro e non possono denunciare. Questa è l’Italia di oggi. Questa è l’Italia in cui siamo chiamati a operare, a diversi livelli, per fermare questa spirale inaccettabile.

 

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