NEWS:

Cannabis, Toccafondi (Miur): “Altro che legalizzazione, serve il pugno duro”

Duro affondo del sottosegretario al sindaco Nardella, che è invece favorevole alla legalizzazione

Pubblicato:01-08-2016 10:34
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 08:57

cannabis
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

toccafondi_ROMA – “Altro che legalizzazione della Cannabis. Educazione e pugno duro. Questa l’unica formula per arginare il consumo di droghe degli studenti toscani e il traffico di stupefacenti nelle scuole. Incomprensibile la posizione di chi, come il sindaco Nardella, fino a oggi ha collaborato con noi contro il consumo di droghe e abuso di alcool e adesso si dice favorevole alla legalizzazione della cannabis”. Queste le parole del sottosegretario al Miur, Gabriele Toccafondi, alla luce delle campagne contro le droghe fatte nelle scuole Toscane e fiorentine insieme al sindaco e il dibattito sulla proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis.

I DATI SULLA TOSCANA

“I dati recentemente confermati dall’Agenzia Regionale della Sanità Toscana parlano di una crescita costante nell’assunzione di sostanze stupefacenti. La cannabis- continua Toccafondi- resta in cima alla classifica del consumo regionale con oltre il 30% e come sottolineano i medici risulta geneticamente modificata e quindi assimilabile alle droghe sintetiche, seguita dalla cocaina (5,3%), da farmaci assunti senza ricetta medica (5,1%) e da inalanti volatili o popper (4,1%). I maggiori consumatori sono gli studenti fiorentini, cui si affiancano quelli di Livorno, Viareggio, Pisa e Grosseto. Il 56% del campione, inoltre, ha dichiarato di aver iniziato a 15 anni, o prima. Non stiamo parlando di qualche sbandato ma dei nostri ragazzi: ben il 36% di loro, di fatto, assume o ha assunto droghe”.

“SERVE UN’AZIONE REPRESSIVA”

Gli adulti devono dire la verità ai giovani ovvero che la droga fa male, porta alla distruzione del fisico, della mente, delle famiglie e porta solo morte e disperazione. Occorre collaborazione- conclude Toccafondi- tra questura, docenti e famiglie, un modello che ha già dato prova di essere l’unico modello utile: educare, spiegare, raccontare ai ragazzi, essergli vicino; insieme alla presenza dello Stato anche con agenti in divisa o cani antidroga sempre in collaborazione con i Dirigenti scolastici. Accanto all’informazione sull’abuso di droghe e sui danni che ne derivano, deve esserci anche un’azione repressiva. Quest’azione non è traumatica per i ragazzi, non bisogna aver paura di questo, bisogna aver paura dei dati, del fatto che un ragazzo su tre fa uso di droghe, quello è il vero trauma”.


LEGGI ANCHE

Sedicenne morto a Riccione, il medico: “Serve riduzione del danno. Invece si fa solo repressione”

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it