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Report del Consiglio grande e generale del 26 aprile – mattina

Pubblicato:27-04-2022 08:39
Ultimo aggiornamento:01-07-2022 16:40

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SAN MARINO – I lavori odierni del Consiglio Grande e Generale ripartono dal decreto delegato n. 61, relativo all’emissione di titoli di debito pubblico sul mercato interno su cui si concentra la seduta della mattina. L’emissione prevista, dal valore di 50 mln di euro, è “a breve, con scadenza a un anno- spiega il Segretario di Stato per le Finanze, Marco Gatti nell’illustrare il decreto- i titoli saranno collocati nel mese di maggio e il debito inizierà a decorrere a giugno, con pezzature piccole, perché vogliamo favorire la diffusione dello strumento sul mercato interno, con un valore nominale frazionato nei mille euro e a un tasso fisso dello 0,80%”.

Sul decreto si sviluppa un ampio dibattito in cui l’opposizione non mette in discussione lo strumento dell’emissione di titoli sul mercato sammarinese, ma allarga il discorso alla mancanza di riforme e di un progetto di sviluppo-Paese che dovrebbero invece accompagnare il ricorso al debito, per giungere alla stabilità finanziaria del Paese. Dalla maggioranza diversi consiglieri chiariscono per ammettere il ritardo nella presentazione delle riforme ma anche per ribadire la volontà di portarle a compimento nei prossimi mesi. Ma oltre le riforme e progetti strategici per il Paese, dalle file di maggioranza non manca chi invita a guardare in prospettiva anche alla collocazione internazionale della Repubblica di San Marino e al percorso di Associazione europea.

Il decreto, a fine seduta, viene ratificato.


Dopo la pausa pranzo, l’Aula proseguirà nell’esame dei decreti.

Di seguito un estratto degli interventi nella seduta della mattina.

Comma 19. Ratifica Decreti – Legge e Decreti Delegati
Decreto Delegato 11/04/2022 n.61 Emissione di Titoli del Debito Pubblico – Repubblica di San Marino, tasso fisso 0,80%, 2 giugno 2023 Ratificato

Marco Gatti, Segretario di Stato per le Finanze

Come previsto dalla Legge di bilancio, all’articolo 3, il governo è autorizzato a emettere debito pubblico in qualunque sua forma, titolo di Stato o altro, fino alla misura massima di 150 mln di euro. Perchè fino a 150 mln? Perchè rappresentano il tetto massimo così come individuato anche dal Fmi per non superare la soglia di sostenibilità del debito. Come sappiamo, a dicembre scadevano i 150 mln di Cargill, questi sono stati pagati alla scadenza e ad oggi il nostro debito rispetto a dicembre è inferiore di 150 mln di euro, ma già in sede di Previsione di bilancio si è valutata la necessità di mantenere alti i livelli di liquidità, cercando anche di spostare il più avanti possibile l’emissione di ulteriore debito per contenere i costi finanziari. Se ricordate, si parlava già di una prima emissione di titoli a gennaio-febbraio, invece stiamo ragionando di fare la prima emissione a giugno: vuol dire che il trend economico e finanziario del Paese sta andando bene e questo ha dei riflessi positivi anche sul bilancio dello Stato. Questo ci consente, nella gestione del debito, di poterlo spalmare e di contenere gli oneri finanziari. Questo è il primo decreto che prevede l’emissione di 50 mln di debito. A questo punto dai 150 mln sarà possibile rifinanziarsi solo per 100 mln., ma riteniamo che questi 50 mln siano sufficienti per il 2022, ancorchè non arrivino situazioni particolari, e ad eccezione di un intervento che discuteremo nell’ambito della Variazione di Bilancio, su cui c’è apposito comma. L’emissione prevista di 50 mln è a breve, vogliamo iniziare a creare le condizioni per far sorgere un mercato interno. La scadenza è quindi a un anno, saranno collocati nel mese di maggio e il debito inizierà a decorrere a giugno, con pezzature piccole, perché vogliamo favorire la diffusione dello strumento sul mercato interno, con un valore nominale frazionato nei mille euro e a un tasso fisso dello 0,80%, sicuramente superiore rispetto a proposte analoghe del mercato interno, ma comunque inferiore ad un approvvigionamento di altro tipo di debito. E’ un indirizzo che proponiamo al Consiglio perché vorremmo far sì di creare le condizioni per lo sviluppo di un mercato secondario che è stato sottoposto all’attenzione del governo da parte delle categorie economiche e anche dei sindacati.

Luca Boschi, Libera

Sono un po’ basito; a sentire parlare il Segretario, non mi sembra un intervento di un Segretario di Stato, bastava un ragioniere qualsiasi che fa i “conti della serva”. Al netto del fatto che, se lei andasse avanti così, restituirebbe al Paese e a chi lo sostituirà un disavanzo ulteriore di 250 mln, ma poi da lei ci aspettavamo di capire come pagarli questi 250 mln di euro. In Comma comunicazioni ho sentito dire che in Aula in questa sessione ci sono 8 progetti di legge e ho sentito il capogruppo Mussoni parlare di 4 interventi che però mancano all’ordine del giorno: le riforme di lavoro, Pa, pensioni e Irg, forse mancava l’Iva. Sono questi i provvedimenti che permettono di risanare i conti di un bilancio, poi manca l’intervento- il sesto, più importante- dello sviluppo. Dispiace ancora una volta dover rilevare che a fronte di emissione di nuovo debito manchi totalmente sia il contenimento della spesa- con le riforme citate da Mussoni- sia il progetto di sviluppo per aumentare la base imponibile e far ripartire il paese. E a due anni e mezzo da inizio legislatura questo approccio ci sembra insufficiente: dire ‘emettiamo altri 50 mln di euro di debiti così paghiamo gli stipedi fino a Natale” mi sembra davvero deludente per un Paese , ma dalle sue parole Segretrio questo evinco. Nessuno ha dato una risposta a Mussoni. E poi guardo al Segretario Righi, di progetti Paese ne avete tanti, portate una sintesi e portatene una in Parlamento. Qui in Consiglio arriva solo ogni tanto una emissione di nuovo debito, senza che sia sostenibile e sostenuto da un progetto-paese, siamo alle solite, ci raccontte come arrivate a fine anno. E’ una cambiale che pagheranno le future generazioni.

Alessandro Mancini, Npr

Da Boschi un intervento fuori da ogni logica. Si vada a vedere i dati pubblicati dal Bollettino di statistica pochi giorni fa e potrà rendersi conto che il Paese è ripartito, nonostante la pandemia, gli indicatori di crescita sono tutti positivi. Lei invece ha detto che il Paese è in recessione.
Dove sono i 250 mln di euro di debito nel bilancio previsionale? Non ce ne sono. Il Segretario Gatti in una recente Commissione finanze ha fatto un riferimento dettagliato sullo stato del debito pubblico e delle emissioni di questi titoli. Non c’era la radio e lei non era intervenuto. Mi sembra squallido dare a un Segretario del semplice ragioniere. In merito al decreto la scelta del governo è stata ampiamente discussa nel Bilancio previsionale, è una scelta di andare a modulare il debito pubblico. Un anno e mezzo fa si è scelto il mercato estero, con questa scelta si va invece sul mercato interno e potrà portare benefici anche al nostro sistema bancario interno. Auspico che i risparmiatori sammarinesi apprezzino questo intervento e che con il loro contributo possano intervenire a beneficio del sistema finanziario sammarinese e che anche i soggetti istituinali siano interessati.

Francesco Mussoni, Pdcs

Chiunque parla di debito pubblico rischia di gettare sul governo un discredito. Bisogna che essere razionali e obiettivi sulla scelta di governo e maggioranza e anche sull’obiettivo raggiunto- perchè quando si è contratto debito pubblico e si è andati sui mercati internazionali è stato un successo, molti governi ci avevano provato ma non ci erano riusciti. Il tema del debito pubblico è quello di dare stabilità finanziaria del Paese, di equilibrio e sostegno a imprese e settore pubblico. E’ un obiettivo raggiunto pienamente con modalità trasparenti e condivise dall’Aula, non è che possiamo ogni volta ridiscutere la scelta su questo tema. E’ stato un risultato politico. E’ chiaro che il tema del debito ha mantenuto aperto il tema delle riforme e della ristrutturazione del paese. La mia non è una richiesta ma una affermazione. Questa maggioranza e questo governo sono impegnati a presentare nei prossimi mesi alcune delle riforme che serviranno a fare dei passi in avanti. Ora abbiamo avuto la stabilità finanziaria e bisogna pensare alla ristrutturazione-riorganizzazione e al rilancio economico del Paese. Ma quello che dice il capogruppo Dc e quello che fa il governo con questo provvedimento non sono in contrasto: fanno parte di un programma di azione discusso e ragionato. Quando il capogruppo Dc dà una scadenza agli interventi, vuole dare un segnale politico che è condiviso. Oggi non possiamo venire in Aula e mettere in discussione questo tipo di scelte. Oggi tra l’altro parliamo di debito interno, una delle richieste che mi pare nascesse proprio da un dibattito all’interno dell’Aula.

Non possiamo dimenticarci come è stato raccolto questo Paese due anni fa. E non possiamo su un decreto di questo tipo, con valenza tecnica, mettere in ridicolo un Segretario. Qui c’è un programma di stabilità finanziaria. Se poi mi si vuole dire che si è un po’ in ritardo sulle riforme, si può ragionare. Non si può dire però che non stiamo ragionando sui provvedimenti che porteremo. Esprimo sostegno e apprezzamento a questo provvedimento da parte del Pdcs.

Nicola Renzi, Rf
Il capogruppo Mussoni diceva che si è raggiunta stabilità finanziaria con i provvedimenti dei primi due anni di legislatura. Mi scusi, ma temo che la stabilità finanziaria sia ben lontana da essere raggiunta. I nostri cittadini devono sapere che, qualora andasse male l’emissione dei 50 mln, lo Stato non avrebbe liquidità per far fronte alle spese necessarie durante l’anno. Quei 50 mln di euro servono, e se non entrano nella gestione di quest’anno, rischiamo di non pagare gli stipendi. Allora vuole dire che siamo ben al di là di aver raggiunto una stabilità finanziaria. Allora è da fare un discorso più ampio.

E’ la prima volta nella quale sono decisamente angosciato per le sorti del Paese, quest’anno ci attende una ulteriore scadenza di 55 mln di euro per i disastri di Banca Cis, l’anno successivo avremo scadenze di 350 mln di euro da restituire e siamo tutti consapevoli che non li restituiremo, e che dovremo fare una operazione tecnica per tempo. Dovremo restituire una tranche di 50 mln di euro ulteriori. Il 2024, guarda caso anno elettorale, sarà l’anno del ‘Big bang’: San Marino si trovà di fronte a 400 mln, più le derivazioni della Banca Nazionale, quindi intorno a 500 mln di euro da restituire.

Il nostro governo, quello precedente, ha cercato di evitare l’indebitamento, questo invece ha cercato di farlo emergere con il famoso irredimibile. Il rapporto debito/Pil era sul 30% quando governavamo il Paese, oggi è schizzato a oltre il 90%. Queste sono scelte che devono essere dichiarate. Io spero che questi titoli saranno collocati, ma mi rendo conto che l’atteggiamento da venditore porta-a-porta fatto per microfono non è credibile. Forse dovremmo dare di più ai cittadini. Immaginiamoci tre grandi opere che cambino il volto del Paese e chiediamo ai cittadini se vogliono finanziarle con una sorta di azionariato diffuso. Allora, secondo me, lì si che li troviamo i soldi.

Eva Guidi, Libera

Dalla prima Finanziaria che ci ha portato il governo, in cui discutemmo l’articolo in cui veniva fatta l’apertura ai mercati internazionali per l’emissione del debito, quelli che dovevano essere elementi cardine da accompangare al debito pubblico continuano a mancare. Continueremo a dire le stesse cose perché le preoccupazioni che avevamo sono anche quelle di oggi. Avevamo detto, e lo ribadiamo, che non avevamo contriarietà all’emissione del debito, visto che il deficit strutturale del bilancio annuale non ci dava la possibilità di affrontare la stabilità finanziaria, senza il ricorso al debito. In quel caso avevamo fatto presente come elemento fondamentale che fossero stati avviati immediatamente percorsi di riforma specifici nel Paese, che ancora oggi fatichiamo a vedere. Manca un programma di riforme. Il covid non ha aiutato, ma nello stesso tempo considero veramente un grande ritardo ugualmente quello che stiamo avendo. Quindi il contenimento della spesa: il problema è il deficit strutturale annuo del nostro bilancio che non ci permette di fare fronte al debito dello Stato. Il consigliere Boschi ha detto che se abbiamo un deficit strutturale di 50 mln di euro l’anno, nella legislatura saranno ben 250 mln di euro. E come facciamo fronte a questi 250 mln di euro, se nel frattempo emettiamo debito e non introduciamo gli strumenti che servono per farvi fronte?

Al di là delle parti di opposizione e maggioranza, vorrei vedere chi non è preoccupato per la progressione? Ok all’emissione, ma basta ritardi sulle riforme, non è l’emissione che ci aiuta a far fronte al debito. La critica più grossa che abbiamo portato è che mancando le riforme e un piano di sviluppo strategico ci dà veramente l’impressione non si riescano a risolvere problemi relativi al debito strutturale. E qui si innesca tutto il problma delle questioni del debito buono e cattivo. Non siamo qua a contestare la modalità delle emissioni interne, sebbene riteniamo che i tassi siano bassi e che potessero servire meccanismi più incentivanti, bisogna che le cose però ce le diciamo senza levate di scudi di parte.

Giovanni Maria Zonzini, Rete

Discutiamo di debito pubblico in un contesto globale ed europeo complesso. I dati sullo scenario economico ci indicano la direzione della stagflazione, la peggiore trappola economica e l’incubo di ogni banchiere centrale. La guerra ha portato a una impennata dei costi delle materie prime e non solo energetiche, ma anche alimentari. L’aspetto globale è importante per contestualizzare il contesto economico in cui ci troviamo. Il nostro Paese sta conoscendo il problema del debito pubblico che per molto tempo non aveva affrontato. Quando sento dire però che questo governo ha fatto schizzare il rapporto Debito/Pil riferendosi all’irredimibile, vorrei ricordare che qualunque persona sana di mente sapeva bene che anche il 5 Ter era debito, anche se falsificavamo i conti facendo finta che non lo fosse. Non abbiamo fatto nuovo debito, ma solo messo in chiaro quello che era, dando 8 mln all’anno anzi che 20 mln, come previsto dal 5 ter. E’ stato l’intervento migliore di questo governo in politica finanziaria, ha stabilizzato quella partita e ha messo Cassa di risparmio in condizione quanto meno di galleggiare e non pesare ulteriormente sulle casse dello Stato. Dobbiamo intervenire per ridurre il deficit e va fatto con due riforme: quella fiscale che dovrà aumentare il gettito salvaguardando le fasce reddituali più basse, e quella delle pensioni. Al di là degli interventi che vanno fatti, bisogna pensare alla prospettiva che non c’è se questo Paese rimande isolato a livello internazionale e non avvia un percorso di integrazione – con l’associazione anziché adesione– con l’Ue. In questo contesto il Paese fa fatica a raggiungere stabilità finanziaria che abbiamo per ora raggiunto, ma non può perpetuarsi con il semplice indebitamento fine a se stesso. E’ necessaria una prospettiva con investimenti strategici. E non intendo il parcheggio, strategici sono interventi volti a soddisfare le necessità fondamentali per lo sviluppo del Paese. Un progetto strategico sarebbe un investimento in infrastruture energetiche. Se noi investissimo debito pubblico per perseguire la produzione in energia, o dentro o fuori territorio, può essere non solo uno strumento per garantire utili all’Azienda di Stato, ma anche per la salvaguardia di famiglie e competitività del Paese, rispetto alle imprese. Nel momento in cui riusciamo a dare anche la prospettiva di investimento per i soldi presi in prestito, è più semplice chiedere ai cittadini di finanziarlo.

Massimo Andrea Ugolini, Sds per la Giustizia

E’ importante la consapevolezza delle riforme, ma è importante anche non strumentalizzare ogni volta che si portano interventi a compimento. Non ci interessa andare a ricercare chi ha responsabilità e le cose che il Paese si è ereditato. Guidi sa bene cosa ha trovato nella Segreteria alle Finanze, per questo bene la collocazione del titolo pubblico, il prestito Cargill interamente restituito, e ora con questo intervento si è deciso di intervenire con la diversificazione, attraverso il debito interno che ha tassi inferiori. Veniamo da due anni in cui abbiamo cercato di mantenere il sistema economico e sociale in equilibrio, garantito continuità alle imprese, siamo intervenuti con ristori a famiglie e operatori economici. Gli indicatori economici parlan o di ripartenza e lo Stato in questo momento si è fatto carico di dare riscontro alle pendenze in essere. È importante avere una gestione del debito corretta, per far continuare a girare la macchina dello Stato, e al tempo stesso investire in riforme per riequilibrare i conti pubblici, ma le due cose sono distinte. Stiamo lavorando alle riforme su tre temi macroeconomici e il Fmi ci ha riconosciuto un grande lavoro apportato in questi anni e non credo sia cosa da poco.

Pasquale Valentini, Pdcs

Dal decreto si è passato a parlare di riforme, è un segnale che il governo deve prendere in considerazione. Mettiamoci in testa questo: se il Consiglio e la politica non riescono a dare un indirizzo politico su questo, non siamo interlocutori per il mondo economico e imprenditoriale e per i cittadini. Ci sono due filoni non sovrapponibili: uno delle riforme. Ma le riforme non risolveranno i 400 o 500 mln. Le riforme sono necessarie perché la macchina dello Stato smetta di perdere e affinché sia un macchiina funzionale alle prospettive che abbiamo. Ma stiamo lavorando in prospettiva di un accordo di Associazione con l’Ue? Le riforme devono avere prospettiva, non solo per risparmiare ma per investire bene. Altro filone è quello del debito prodotto da gravi crisi bancarie, di qui la possibilità di reperire risorse all’interno è un salto di qualità rispetto la chiarezza da fare. Ma non riesco ad immaginare che il Paese riuscirà a recuperare nel breve o lungo tempo i 300 o 400 mln con gli strumenti ‘normali’. Non possiamo pensare a benefattori che ci portano soldi che vadano a corprie questo deficit. Questo tema va posto nelle nostre relazioni internazionali, non possiamo tenerlo come tema ‘interno’, va messo sul tavolo con l’Ue questo problema: va detto che abbiamo affrontato crisi bancarie con questo debito, ‘o ci aiutate o le riforme non ci copriranno quel debito, se andranno bene faranno sì di avere uno Stato che non perde tutti gli anni’. Quei soldi lì è giusto chiedersi come recuperarli e chiedere aiuto e pensare che il sistema bancario torni ad essere un sistema che aiuta nella crescita economica del Paese.

Iro Belluzzi, Libera (indipendente)

Quando parliamo di riforme, parliamo di riforme che purtroppo sono necessarie ma depressive per l’economia. Il contesto internazionale ci fa trovare in una situazione difficile ma io sono convinto, fino a poco tempo fa, fino all’esplosione del conflitto all’interno l’Europa, che la Repubbica di San Marino avesse tutte le carte per poter essere un paese attrattivo in cui produrre ricchezza . Dal progetto McKinsey del 2007 si è sempre indietreggiato sulle linee di sviluppo adottate in maniera non coordinata e non producendo effetti che avrebbero potuto produrre. C’è stata una resistenza da parte della maggioranza della politica, ricordo per esempio il mondo delle assicurazioni che avrebbe potuto portare a strutture di valenza internazionale, penso anche alle Tlc come fattore di crescita, si sono approcciati diversi progetti, ma anche lì qualche potentato o inluenza esterna ha bloccato tutto.

Carlotta Andruccioli, Dml

E’ una emissione collocata internamente, che si apre a investitori interni. Rivolgersi al mercato interno espone in maniera minore il Paese, considerato anche il tasso di interesse migliore rispetto l’esterno, ma si tratta dell’ennesima sfida per il paese e il governo. Sfida perchè la scadenza è a breve termine e dobbiamo capire come ripagare gli interessi e cosa rimane dopo. E’ una sfida perchè è fondamantale ci sia un clima di fiducia nel Paese. I dati parlano di resilienza dell’economia sammarinese.

Il progetto San Marino 2030 mira a stabilire asset strategici del paese in maniera coordinata: se le risorse sono limitate, non possiamo non intervenire in maniera mirata. Quali sono gli interventi strategici per il Paese? Tecnologia, rete stradaria, strutture ricettive? Un piano è importante da questo punto di vista. Siamo in ritardo. Voglio essere ottimista, non è troppo tardi ma è bene agire.

Matteo Ciacci, Libera

Utilizziamo questo momento per ragionare insieme anche con le forze economiche e sociali, di capire dove queste risorse del debito sono state spese, rendicontandole puntualmente. E per il debito successivo: venga precisato puntualmente per progetti e scopi precisi, e ben chiari obiettivi. In questo modo riusciremo ad aggangiare al debito quella componente di fiducia che è fondamentale, come farebbe un buon padre di famiglia.

Matteo Rossi, Npr

Noi andiamo a fare debito per mettere al sicuro i conti pubblici per permettere alla macchina dello Stato di avanzare, e va di pari passo a quelle che sono le riforme. La nostra collocazione internazionale è fondamentale: il percorso dell’associazioe europea, di cui come partito siamo strenui sostenitori, e il tema del rapporto con Banca d’Italia è vitale per il rilancio del settore bancario che era la principale fonte di reddito per lo Stato in passato. Certo, molti settori sono importanti, ma quello finanziario per San Marino è cruciale. Le riforme sono in agenda e in calendario e il governo nei prossimi mesi li porterà in Aula. Il tema di una maggioranza e di un governo che tiene: quanto dura questa legislatura? E’ nata proprio per fare queste cose qui. Non mi spaventa il debito di per sé, ma i conti pubblici sì. Non mi spaventa dover chiedere anche sacrifici e farli, ma il tema dei temi è che questo governo e maggoranza sono nati per fare queste riforme,sarebbe fallimento di tutti non farle.

Michele Muratori, Libera

In Aula finalmente si è sviluppato anche un ragionamento sulle prospettive future che dovrà mantenere il Paese a fronte di questo ulteriore indebitamento. Abbiamo sempre sostenuto che non siamo contrari aprioristicamente al debito pubblico. Tuttavia in passato noi non abbiamo contratto debito pubblico, ma se ne ha bisogno in questa fase per una serie di situazioni innescate nel tempo, da ultimo la pandemia. Il Paese ha drammaticamente bisogno di una spending review e di riforme che vanno in questa direzione. Si è parlato di 4 riforme importanti che non sono ancora presenti nel dibattito e accolgo favorevolmente chi in maggioranza inizia a mettere delle deadline.

Noi ci siamo per dare una mano, ma la mancata presentazione di piccole bozze di partenza delle riforme derivano dal fatto che c’è una maggioranza litigiosa e che non è d’accordo sul da farsi. E pensiamo che aumentare il debito pubblico senza alcun tipo di riforma e senza sapere come restituire questi denari sia non solo un pericolo, ma sia una follia.

Andrea Zafferani, Rf

Ben vengano i tentativi di far recuperare le risorse come il rientro di capitali all’estero. Penso il tasso di interesse sia basso, e non so se possa essere attrattivo, ma come idea può essere valutata positivamente. Quello che manca è il contorno attorno questa decisone, ovvero le famose politiche cui si deve mirare affinché il Paese non debba fare debito per continuare la sua sopravvivenza. Dovremo mettere il prima possibile in campo un piano di interventi per far sì che il debito possa essere usato per interventi che possano generare un rientro economico. E’ una considerazione banale.
Se siamo, anzi, se siete saggi, dovremo incamminarci in questa direzione, se no, continuiamo a trovare modi per indebitarci. Questo decreto non è uno dei modi peggiori che avete trovato, ma non è un approccio corretto.

Manuel Ciavatta, Pdcs

L’emissione di debito per altro debito suona sempre come qualcosa di problematico. Perchè per far debito bisogna avere risorse per poterlo pagare. Chi sta valutando che il percorso di San Marino è un percorso non di sprovveduti e di chi piuttosto sta mettendo in fila una serie di interventi per dare al paese stabilità sul piano economico e lo abbiao fatto partire da intervento su cassa di risparmio fino a emissione titoli esteri ce hanno rotto tutto il carico che era interno sul paese.

L’intervento odierno permette che risorse interne dei nostri cittadini siano investite in titoli, che non fruttano magari quanto altri investimenti, ma dnno la sicurezza del nostro paese. A partire dal Fmi, gli organismi internazionali ci dicono che il nostro sistema si sta progressivamente bonificando: è un elemento più utile per poter dire alla gente che questi sono interventi fatti con lungimiranza e chiarezza e che vanno associati all riforme. Che non possono essere ulteriormente rimandate. Riforme che non saranno risolutive di tutto il problema accumulato, i problemi strutturali non si risolvono con l’operazione verità- per fare memoria di una ipotesi del passato- ma con un intervento cauto che renda l’idea di un sistema che può attraversare difficoltà, può rigenerarsi e ricominciare a generare utili, in modo che i cittadini possano riportare liquidità interna e investire sul nostro titolo.

Teodoro Lonferini, Sds Turismo

Il debito strutturale si è formato per mancanza di scelte dei governi passati, quando invece questo governo ha scelto di collocare titoli sul mercato in modo credibile, per la prima volta abbiamo gestito quel debito importante strutturato, causato anche attraverso una politica che qualcuno ha definito di ‘trasparenza e di verità’. Oggi abbiamo deciso di fare debito non esterno, ma interno per rivolgerci in maniera diffusa ai nostri cittadini, magari a quelli più facoltosi che hanno portato nel sistema italiano oltre un miliardo di euro di liquidità e mi aspetto che quella risposta di ritorno, anche solo collocando 50 mln di euro, ci sia. Oggi devono tornare a credere nel sistema come hanno fatto i sistemi internazionali.

Guerrino Zanotti, Libera

Nessuno ha criticato l’intervento che si rivolge ai mercati interni, con l’auspicio che rientrino dei capitali che in passato se ne erano andati. Ma quando ci si chiede responsabilità perché queste sono politiche con cui il nosto paese dovrà fare i conti negli anni a venire, la cosa la ribaltiamo a voi. Noi siamo responsabili del fatto che queste sono scelte politiche che si ripercuoteranno sulle future generazioni e per questo responsabilmente vi richiamiamo al ragionamento che oggi deve essere fatto in questo dibatitto. E Segretario Gatti, non se la prenda se è stato detto che la sua relazione iniziale era più consona a uno che quei titoli li dovrà vendere, a un funzionario di banca…non credo sia una buona arma di persuasione di chi dovrebbe investire in questi titoli dire che comunque è un buono strumento, con scadenza annuale, il tasso è competitivo etc. io credo che chi pensa di investire i propri capitali in questi titoli voglia sentirsi dire altro, che c’è un progetto di sviluppo per esempio, che ancora non c’è. Vuole sentire, per esempio, quali sono le infrastrutture su cui governo e maggioranza hanno intenzione di dirottare le risorse che si apprestano a raccogliere. Non si parla invece di tlc, di progetti per autonomia energetica…

Emanuele Santi, Libera

Ho sentito il mantra che questo Paese continua a fare debiti, e non è vero. Quando si dice che si continuano a fare debiti, non è così: abbiamo chiuso il debito ponte con Cargill e previsto 150 mln di euro in sostituzione perché quel fabbisogno identificato nel 2020 con 500 mln di euro di debito andava confermato. Quello che ci troviamo oggi a discutere è un decreto che va a dare attuazione al Previsionale e dice che di quei 150 mln di euro previsti, che vanno a sostituire il prestito ponte Cargill vanno destinati 50 mln di euro al debito interno. Si va nell’ottica di diversificare il debito contratto. In questo momento uno degli scopi del paese è di avere diverse fonti di approvvigionamento del debito, con lo scopo di diminuire quota degli interessi. Non possiamo permetterci di pagare tassi troppo elevati:, nel 2020-21 abbiamo contratto debiti con un tasso al 3%, e oggi andiamo all’interno, con un tasso dello 0,80%. E questo è da sottolienare. E nonostante due anni di pandemia che ci hanno aggravato i problemi, noi oggi abbiamo un paese che ha tenuto e l’economia sta crescendo. Quindi: impiegare bene le risorse, evitare che il deficit di 80 mln di euro accresca e con il titolo interno siamo sulla buona strada.

Luca Boschi, Libera per fatto personale

Ogni volta che un consigleire di minoranza interviene in modo critico, il consigliere che segue di maggioranza utilizza le critiche in modo strumentale e stravolgendone il senso. Mi riferisco al consigliere Mancini. Non ho detto che il Paese è in recessione. Non ho detto che ci sono 250 mln di euro di debito nel Previsionale.

Marco Gatti, Sds Finanze replica

Questo governo ha fatto un intervento attraverso anche l’utilizzo del debito e dell’irredimibile che ha portato al bilancio dello Stato un miglioramento di 20 mln di euro. Vorrei capire quale intervento del precedente governo ha portato 20 mln di euro di benefit direttamente al bilancio dello Stato. E non è stato fatto solo l’irredimibile, abbiamo pagato il debito interno, ripagando le banche, con operazioni che portano la Cassa di risparmio in utile. Ditemi una riforma vostra che ha portato 20 milioni. L’equilibrio va trovato nel bilancio, e quando lo leggete, c’è un disavanzo tecnico e con le riforme si va in pareggio: se le facciamo, nel 2024 si ha anche un avanzo. E’ questo il compito del governo, non venire qui dentro per ripetere sempre le stesse cose.

“Il paese va peggio di prima” dicono. Allora ‘meno male’! I dati non solo sono migliori del pre- pandemia, ma in molti casi migliori del 2008, allora le scelte del governo forse non sono campate per aria, forse non siamo bravi a comunicarle ma questi sono numeri, non opinioni. Da una parte ci stanno le chiacchiere, dire che le banche vanno male: poi ci sono le proiezioni di quest’anno che ci dicono che chiuderanno tutte in utile. Con i ragionamenti che fate voi non avreste pagato neanche gli stipendi pubblici nel 2020. Noi abbimao dato la prospettiva del pareggio: è quello che si vede in bilancio. Se il Fmi ci dice che il debito è diventato sostenibili significa che il govenro ha fatto qualcosa di diverso dal precedente.

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