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Schiaffi a Lucia Borgonzoni nel 2014, sinti condannata a 20 giorni

il diverbio tra Borgonzoni e la giovane sinti si verificò durante un sopralluogo della leghista, allora consigliere comunale, in un campo nomadi a Bologna

Pubblicato:01-07-2019 17:33
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:28
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BOLOGNA – La Procura di Bologna aveva chiesto la condanna a un mese, ma il giudice Danilo Mastrocinque ha accordato uno ‘sconto’ e stabilito una pena di 20 giorni (pena sospesa) per la sinti 52enne che il 3 novembre 2014 insultò e colpì l’allora consigliera comunale bolognese della Lega, e oggi senatrice e sottosegretario alla Cultura, Lucia Borgonzoni, impegnata in un sopralluogo in qualità di consigliera comunale al campo nomadi di via Erbosa assieme all’altro leghista Alan Fabbri, all’epoca candidato alla presidenza della Regione e ora sindaco di Ferrara.

La nomade non aveva gradito la visita e disse che Borgonzoni era andata là per provocarli: mentre erano una di fronte all’altra, si scagliò verso di lei colpendola con uno schiaffo. Borgonzoni la denunciò e la sinti a sua volta denunciò la consigliera per violazione di domicilio (accusa che venne archiviata, perchè si trovavano in un’area comune del campo nomadi). Pochi giorni dopo questo episodio, anche Matteo Salvini (allora solo leader leghista) tentò di fare un sopralluogo al campo nomadi di via Erbosa di Bologna e la sua auto venne pressa di mira da un gruppo di attivisti del collettivo Hobo.

La sinti finita a processo era accusata di violenza privata in concorso con una persona non identificata, aggravata dal fatto di essere stata commessa contro un pubblico ufficiale nei confronti dell’esponente del Carroccio (che non si è costituita parte civile): oggi, al termine del processo, è stata condannata a 20 giorni di reclusione e al pagamento delle spese processuali, con pena sospesa.


Nel condannare la 52enne, Mastrocinque ha comunque ritenuto le attenuanti prevalenti rispetto all’aggravante contestata, mentre l’ha ovviamente assolta, come chiesto anche dalla Procura, dall’accusa di ingiuria, in quanto il reato è stato depenalizzato.

In attesa delle motivazioni, che dovrebbero essere depositate nel giro di 90 giorni, il legale della donna, Luciano Bertoluzza, annuncia di essere intenzionato a presentare appello “a meno che le motivazioni non mi convincano del contrario”, e fa sapere di considerare la condanna della sua assistita “una brutta notizia”, spiegando che dal suo punto di vista “anche una condanna a un giorno sarebbe stata brutta”.

In occasione della discussione, infatti, il legale si era detto convinto del fatto che il processo si sarebbe dovuto chiudere “con un’assoluzione, e non per motivi ‘politici’, ma perché da un punto di vista tecnico non credo che la mia cliente possa essere ritenuta colpevole”.

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