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Sanità, Toniolo (Bambino Gesù): “Bambino non è piccolo adulto, servono specialisti dedicati”

Cosa fare quando un bambino subisce un trauma all'apparato muscolare o scheletrico? Intervista a Renato Maria Toniolo, responsabile del dipartimento Chirurgico di Traumatologia dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù (Opbg) di Roma

Pubblicato:01-07-2019 13:37
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:28

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ROMA – Con la bella stagione le occasioni per i più piccoli di giocare, saltare e correre al parco o meglio ancora al mare sono davvero infinite. Per quanto siano vigilati dallo sguardo attento degli adulti, può accadere che si facciano male.

Molto più spesso di quanto si può immaginare, succede anche a loro, di riportare fratture e lussazioni. Dunque un incidente ‘banale’ può costringerli, nei casi peggiori, a delle operazioni. E poi c’è tutta la fetta di malattie congenite che affliggono l’apparato muscolo-scheletrico di più grave entità che vanno trattate da specialisti e strutture altamente qualificate.


Per approfondire un tema tanto vasto e delicato, l’agenzia Dire ha intervistato Renato Maria Toniolo, responsabile del dipartimento Chirurgico di Traumatologia dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù (Opbg) di Roma.

– E’ nata una rete nazionale, a cui afferiscono diversi Irccs, per la ricerca e la cura delle patologie ortopediche. In che modo è organizzata al Bambino Gesù e che tipo di servizi offre ai più piccoli?

“La risposta è già contenuta nello statuto dell’associazione, che coinvolge ben 7 Irccs che hanno la propensione allo studio e alla ricerca nel campo delle malattie muscolari e scheletriche, ha come scopo agevolare e promuovere la prevenzione, la cura e la ricerca nonchè la formazione proprio nel settore delle malattie che affliggono l’apparato muscolo-scheletrico. All’interno di questa rete non poteva non esserci un Istituto che nasce per curare i bambini come il Bambino Gesù”.

“Sono presenti poi l’ospedale Gaslini e realtà importanti come l’ospedale Rizzoli, il Galeazzi, il San Matteo, l’Humanitas e l’Ifo. All’interno del gruppo si sviluppa la ricerca in questo campo e si elaborano studi diretti al miglioramento del futuro dei bambini traumatizzati e più in generale delle patologie congenite”.

– Quali sono le nuove frontiere nel campo della traumatologia pediatrica?

“La traumatologia pediatrica è in realtà una branca dell’ortopedia. La traumatologia è un segmento peraltro relativamente recente perchè, pur essendo sempre stati trattati i bambini in conseguenza di traumi, è dalla metà del secolo scorso che alcuni specialisti si sono indirizzati ad approfondire le caratteristiche peculiari, biologiche e meccaniche dell’apparato locomotore in età pediatrica. Questo ha portato ad una conoscenza più profonda sia dei meccanismi che originano i traumi sia della risposta dell’organismo e di quanto possiamo, avvalendoci delle naturali specificità del bambino nella guarigione, ottenere i risultati migliori possibili”.

“La frontiera è sempre difficile da individuare ma modulando, integrando e approfondendo tecniche che in alcuni casi ‘provengono’ dalla traumatologia dell’adulto o specifiche dell’età pediatrica, portare a guarigione anche traumi gravi. La guarigione consentirà a questi bambini di non avere degli esiti e riportare uno sviluppo motorio ma anche psicologico completo”.

– Fratture e lussazioni ma anche patologie congenite nel neonato. In che modo vengono trattate?

“Cerchiamo di mettere in campo tutte le dotazioni tecnologiche che abbiamo. L’ortopedia e la traumatologia pediatrica nascono da un albero con radici molto profonde. La prima ha una tradizione centenaria, se non millenaria, per cercare di trarre beneficio da ciò che è stato scoperto prima e laddove ci sono delle possibilità, mettere in atto tecniche più avanzate, per ottenere i risultati migliori possibili”.

“I pazienti traumatizzati in età pediatrica sono molto più numerosi di quello che si può immaginare. Il bambino, bisogna tenere a mente sempre, non è un piccolo adulto. Questo è quanto mai vero nell’apparato muscolo-scheletrico che permette a tutti noi di nascere di 48-51 centimetri di lunghezza e poi di crescere in centimetri nel corso della vita. E’ proprio la caratteristica biologica e meccanica dell’osso e dell’apparato locomotore che coinvolge muscoli, tendini, nervi e vasi che va conosciuta e affrontata nel momento del trauma, con le peculiarità che le sono proprie”.

– Che ruolo svolge la riabilitazione nel recupero post operatorio e quali macchinari utilizzate al Bambino Gesù?

“La riabilitazione, in ambito pediatrico, è importante nel preparare i pazienti nel periodo pre-operatorio ed è fondamentale nel seguirli e nel cercare di accelerare i tempi di recupero. La finalità però non è solo quella di abbreviare i tempi, come avviene negli adulti, ma cercare di perseguire e ottenere i risultati migliori possibili. Ciò non è semplice sia per l’organizzazione sanitaria sul territorio sia per la tipologia dei pazienti”.

“I bambini infatti devono affidarsi, sentirsi accolti ed è proprio per questo che sarebbe necessario avere a disposizione dei professionisti particolarmente abili e dedicati in questo settore specifico. La riabilitazione nel nostro ospedale è talmente importante che esiste un Centro, presso Palidoro e Santa Marinella, altamente specializzato, evoluto, attivo e aggiornato di neuroriabilitazione. Queste nostre due realtà sono in grado di seguire anche patologie più complesse di quelle post-traumatiche”.

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