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“Franza o Spagna purché se magna” dicono Vittorio Feltri & Co.

L'editoriale del direttore Nicola Perrone

Pubblicato:01-06-2022 18:12
Ultimo aggiornamento:01-06-2022 18:29

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ROMA – L’invasore russo avanza in Ucraina, uccide e distrugge a più non posso. L’Unione europea, a fatica, ha trovato una posizione comune per continuare a sanzionare il regime di Putin sperando che alla fine il dittatore accetti il negoziato per una pace condivisa e accettata senza pistola alla tempia dal popolo ucraino. Qui in Italia, leggendo alcuni editoriali di ‘lor signori’ come Vittorio Feltri e l’affollata brigata di chi teme di mettere a rischio le proprie comodità, il pensiero va subito ad Ennio Flaiano quando diceva: “La situazione politica è grave ma non seria”.

Basta un’occhiata: il leader della Lega, Matteo Salvini, passato dal mitra al ramoscello d’ulivo, che da giorni sui media ci fa sapere di esser pronto, anzi prontissimo, a volare da Putin con la benedizione del Cardinale Parolin e dell’ambasciatore russo in Italia; il presidente del Consiglio costretto a chiarire ogni quarto d’ora che l’Italia segue la linea europea; con il presidente del M5S, Giuseppe Conte, che non vede l’ora di scatenare il putiferio in Parlamento votando la risoluzione per non mandare armi alla resistenza ucraina quando Draghi il 21 giugno interverrà per chiarire le decisioni del Governo, costringendo l’alleato Pd a dirgli a muso duro che mai i Dem appoggeranno la sua linea ‘nè con Putin nè con la Nato’.

Tornando a Vittorio Feltri, nel suo editoriale di oggi è il perfetto campione del paraculismo italiano. Quel paraculismo immortalato da Guicciardini nel suo: “Franza o Spagna purché se magna”. Questa guerra “può vincerla soltanto Mosca– afferma il maestro de lor signori- il numero fa la forza. Non capisco perché gli ucraini non si rendano conto di essere in stato di inferiorità, pertanto non abbiano la forza di cedere, ciò che consentirebbe loro di trattare una resa onorevole. Comprendiamo l’orgoglio patriottico… ma quando è evidente la debolezza sembra folle continuare a combattere…”.


Al diavolo Zelensky e il suo popolo che si batte per la libertà di poter decidere cosa fare in casa propria, di respingere l’invasore, combattere quello che si presenta come variante russa del fascismo. E basta, state a sentire Feltri, giù le armi e tutti a sventolare le bandiere con la faccia di Putin, facendo solo attenzione a mangiare i cioccolatini che lanceranno dai loro carri i soldati russi al popolo accorso perché potrebbero essere scaduti da anni. La libertà, i valori… son cose che non interessano a ‘lor signori’ che mai rinuncerebbero, che la sola libertà che vogliono è quella di avere sempre il condizionatore e acqua calda. Meglio sventolare subito la bandiera del più forte, oggi i russi domani i cinesi, considerati i numeri del loro esercito, seguendo il consiglio di Vittorio Feltri.

Questo loro pensiero della resa lo ammantano coi più nobili propositi: bisogna fare la pace per evitare di morire e soffrire, perché la vita è sacra, viene prima di tutto. Quello invade, uccide, distrugge e ti saccheggia? Non fa niente, se è più forte ti devi arrendere e sottomettere, pure ringraziando. Un invito a fregarsene di tutti concentrandoci solo sul nostro orticello, convinti che basti farsi i fatti propri per spegnere gli appetiti dei Putin che popolano il mondo e che non aspettano altro di vedere uno dei loro vincere per subito seguirne l’esempio.

A questo invito a vivere una vita da codardi menefreghisti non ci sto, per questo sono d’accordo con la decisione dei governi europei di continuare ad aiutare la resistenza degli ucraini, di condannare e sanzionare il regime di Putin. La storia, grande dimenticata, sta lì a dimostrare che quando per quieto vivere si è dato via libera al dittatore di turno questo non ha fatto altro che dargli tempo per organizzarsi e passare all’invasione successiva. Che la decisione che doveva fermarlo, arginarlo, alla fine ha portato alla catastrofe.

Tocca anche al popolo russo rompere la gabbia in cui lo ha messo la propaganda della cricca putiniana; sta anche a loro dire basta, e sono sicuro che anche lì la grande maggioranza vuole vivere in pace, collaborare e condividere. Tocca all’Europa mettere in campo ogni iniziativa che non suoni come chiusura ma apertura, dimostrare che le condizioni di miseria in cui versa la gran parte del popolo russo non è colpa dell’Occidente ma della cricca che da Mosca li sta depredando, che con le risorse preziose del paese si sta comprando i miglior prodotti e servizi occidentali, le più belle e straordinarie ville nei luoghi esclusivi nel mondo. Non basteranno mille e mille sgherri con i loro manganelli e la galera, i killer mandati a far fuori chi racconta e si batte per la verità, a far vincere la menzogna. Perché anche nei momenti più bui e difficili, come diceva il saggio amico Stanislaw Jerzy Lec: “Anche quando viene chiusa la bocca, la domanda resta aperta”.

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