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VIDEO | Madri strappate: “Il ‘gaslighting’ trasforma le vittime in carnefici”

Il secondo congresso organizzato da Femminicidio in Vita a Palazzo Senatorio in Campidoglio

Pubblicato:01-06-2022 16:01
Ultimo aggiornamento:01-06-2022 16:35

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ROMA – “Il gaslighting nella legge 54/2006, trasforma la vittima in carnefice, lo troviamo nei tribunali, nelle ctu, dentro la cornice istituzionale. Oggi apriamo una discussione verso un progetto politico”. Così Imma Cusmai nell’introduzione del secondo congresso sulle Madri Strappate, l’evento di questa mattina a Palazzo Senatorio in Campidoglio, organizzato da Femminicidio in Vita, realtà che da tempo segue le vicende e i casi delle mamme trascinate nei tribunali per la contesa dei figli tramite perizie alterate. Un susseguirsi di testimonianze toccanti: mamme, attiviste associazioni e poi l’intervento della senatrice Cinzia Leone, vicepresidente della Commissione Femminicidio.

Al congresso hanno partecipato Annamena Mastroianni, pedagogista UNIPED; Rita Rapisardi, giornalista freelance; Paola Pieri, del gruppo MaternaMente; Pieranna Pischedda, psicologa Laboratorio del Possibile; Emanuela Natoli, presidente Associazione MovimentiAMOci; Anthea Di Benedetto, presidente dell’associazione Aurea Caratite di Palermo; le avvocate Antonella Colella vicepresidente Associazione Aurea Caratite e Laura Marsala. A moderare Luana Valle, attivista per i diritti umani.

“Abbiamo deciso di mettere al centro il fenomeno del gashlighting nella cornice della legge sulla bigenitorialità, perché se vuoi provare che qualcuno viene sottoposto a gaslight in tribunale, bisogna presentare delle prove. Durante le ctu questo ‘passaggio probatorio’, spesso e volentieri, viene ignorato dai periti nominati dal giudice. Ignorare in quella fase delicata significa mettere a rischio le vittime di gashlighting domestica e assistita perché verranno completamente inglobati dall’accusa di alienare i figli”, dichiara Imma Cusmai di Femminicidio in Vita, organizzatrice del congresso.

Il gaslighting- quindi- ha a che fare con il tentativo di invalidare la realtà delle donne che denunciano la violenza. Influenzare il ctu con scambio di mail private e non condivise tra le parti è un reato grave che ricade sempre e solo sul genitore che non ha la forza economica per contrastare accuse fatte passare per dubbi su sanità mentale, percezione della realtà e dei ricordi- aggiunge Cusmai- Gaslighting la troviamo in alcuni tribunali. Soprattutto perché sono alcuni ctu che fanno diventare le madri carnefici, una frode processuale”.

Diversi e molti casi in cui “la legge 54 del 2006 che si base sul principio delle bigenitorialità non prende in considerazione violenza, maltrattamento fisico e psicologico- spiega mamma Luisa dalla provincia di Pordenone- Quando una madre come me trova il coraggio di denunciare, nei tribunali molto spesso, la vittima diventa carnefice. Il fenomeno in questione che stiamo trattando ha a che fare con comportamenti manipolatori non riconosciuti. Io sono sposata e ho due figli. Nel 2015 il primo episodio di violenza fisica. Mi sono trovata nella posizione di dover bloccare pratiche e anche denunce. Il mio ex ha fatto terra bruciata con famiglia, e con tutti i miei amici, controllando sms e pedinandomi. Il 15 luglio 2018 ho subito uno strangolamento, in cui è stato coinvolto anche mio figlio. Nei percorsi e nelle ctu la violenza non è stata mai veramente presa in considerazione, ‘presunti atti violenti’ si scriveva. Durante i colloqui ho fatto presente la convezione di Istanbul ma la mia richiesta è stata considerata negativamente dalla ctu. Non è stata presa in considerazione alcuna. Il rifiuto del ragazzo nel voler vedere il padre è stato visto come un mio ostacolo. Il giudice del tribunale ordinario ha omesso ascolto del minore che oggi ha 12 anni. Chiedo alle istituzioni che facciano applicare immediatamente le normative tutelanti per le donne vittime di violenza”.


Ancora più duro l’intervento di Emanuela Natoli presidente dell’associazione ‘Movimentiamoci’ di Vicenza, anche lei attivista e mamma vittima di violenza istituzionale. “Questo sistema è mafia, non tutela di minore e non può essere progetto valido. Si cancellano le donne, le madri e i bambini. Siamo tutte prendendo coscienza di una situazione che è gravissima. Le donne in questo Paese muoiono di violenza maschile, diffusa e radicata. Se le donne denunciano, muoiono perché sono abbandonate dallo Stato, i figli fanno da scudo. Il sistema corrotto e violento si chiama legge 54 del 2006. Un piano ‘diabolico’ che vuole ripristinare la patria potestà e un sistema del femminicidio in vita. I violenti vengono protetti e giustificati questo è il gashlihting, rende la vittima insicura della propria realtà. Una manipolazione sottile che lavora a livelli emotivi molto profondi. Grazie a questa legge il fenomeno è più frequente. Questo tema deve e sta diventando politico”.

E poi voce a Sara Petrozzi, la mamma che da sette mesi non vede suo figlio e che dalla scorsa settimana ha iniziato la sua protesta a piazza San Cosimato. Sara si rivolge direttamente al sindaco e legge il suo appello a Roberto Gualtieri. “Noi non molliamo le donne, cerchiamo di fare un percorso parallelo sostegno psicologico, legale. Cerchiamo di far arrivare le vittime rinforzate al processo. Questo sistema si è creato attraverso il potere economico, politico e giudiziario. Per smontare tutto questo ci vuole pazienza”, così la psicologa Pieranna Pischedda il Laboratorio Il possibile. Laura Marsala avvocata dell’associazione Aurea Caritate spiega come “il fenomeno del gaslighting nell’ordinamento legale non rientra ancora come reato- però rassicura- l’ordinamento stesso ci permette di avere degli elementi per riuscire ad individuarlo, ma va fatto prima della separazione quando ancora si convive.
Come fa la vittima sotto un profilo civilistico a richiedere un risarcimento? Il consiglio nell’ordine degli psicologici fa rifermento ad un danno di natura esistenziale e lo riconosce, quindi è chiaro bisogna mettere a sistema le varie figure professionali sapendo che ci sono altri tecnici incaricati dal giudice. Purtroppo in questo ambito della giurisprudenza la tendenza è quella al non approfondimento. Ci sono delle sentenze che ci preparano ad un cambiamento, quando la conflittualità è accesa è stato messo in discussione affido condiviso e quindi la bigenitorialità”.

LEONE: “FACCIAMO ANCORA I CONTI CON UNA CULTURA PATRIARCALE”

“Dentro la commissione d’inchiesta ci si batte per tutelarvi”. A dirlo in conclusione Cinzia Leone, senatrice del Movimento Cinque Stelle: “Nostro dovere da legislatori è quella di superare i vulnus legislativi che ci hanno portato a questo punto. Provo vergogna e imbarazzo per la natura dei prelevamenti con forze dell’ordine. Facciamo ancora i conti con una cultura patriarcale anche in ambito politico e giudiziario. La donna ha tutto contro. Una battaglia costante dove non bisogna mollare. Trattati internazionali come Convezione di Istanbul che non vengono applicati. Tema trasversale, bisogna fare rete. Sono in contatto con tante mamme, mi sono esposta e ci metto la faccia. Nel tribunale dei minori. Dobbiamo ripartire dall’incapacità finora di riconoscere la violenza. Importante partecipare a questi incontri nella direzione di una simmetria informativa anche nei tribunali. Serve consapevolezza, in linea ad un percorso che stiamo portando avanti. Interpretazione troppo maschilista”. E ancora, “la Commissione d’inchiesta sul femminicidio ha esortato la ministra Cartabia a fare una visita nei Tribunali dei minori, perché dalla nostra indagine sono emerse criticità feroci. Sui casi di donne che, dopo aver denunciato i mariti violenti, corrono il rischio di non essere credute e di vedersi allontanare i figli, dobbiamo dare risposte concrete e la riforma generale del processo civile rappresenta una grande occasione. Si sta prendendo in considerazione la Convenzione di Istanbul, siamo sul solco giusto ma servono risposte concrete. Una donna non può pentirsi di aver denunciato”.

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