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Bologna, Villa Bellombra cambia sede: l’architetto illustra il progetto di un ‘Ospedale Parco’

Gianluca Brini spiega l'idea innovativa alla base della struttura che sorgerà in zona Casteldebole: "Ogni stanza sarà immessa nel verde, la natura ha una funzione terapeutica"

Pubblicato:01-06-2021 11:54
Ultimo aggiornamento:01-06-2021 11:56

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ROMA – Villa Bellombra, presidio ospedaliero fondato nel 1924 e specializzato nella riabilitazione intensiva, presto cambierà veste e trasferirà la propria sede. Dalla storica palazzina di via Bellombra, a Bologna, dove oggi continua a erogare cure e assistenza a pazienti neurologici e ortopedici, a un nuovo complesso innovativo immerso completamente nel verde, in costruzione in zona Casteldebole. Per capire l’importanza di questa trasformazione e per spiegare la novità di avere un ‘Ospedale Parco’ a disposizione di pazienti e personale sanitario, l’agenzia di stampa Dire ha intervistato Gianluca Brini, architetto che ha dato vita al progetto di ‘Nuova Villa Bellombra’.


-Una nuova sede per l’ospedale privato accreditato ‘Nuova Villa Bellombra’ che prevede la realizzazione di una struttura all’avanguardia e di un ‘Ospedale Parco’. Ci può raccontare come è nata l’idea di questo progetto che credo rappresenti un unicum a livello nazionale? E poi cosa prevede un ‘Ospedale Parco’?


“Si tratta di un ospedale che complessivamente ha una superficie lorda di 8mila metri quadri. 2mila metri quadri sono destinati alle 54 camere mentre 6000 mq sono destinati ai servizi. La struttura presenta ampi spazi di ritrovo, di convivialità, tre palestre, una piscina, spogliatoi e spazi liberi in abbondanza sia destinati ai pazienti che agli operatori. Altri 9500 metri quadri invece sono destinati al verde attrezzato. Da qui si può dedurre che questa nuova sede si contraddistingue per delle condizioni ambientali particolarmente eccelse. Noi nel progettare la struttura ci siamo posti degli obiettivi ben precisi. L’approccio nel redigere il progetto non è stato idealistico-estetico ma è piuttosto ‘etico’. Nel caso di ‘Nuova Villa Bellombra’ tutta la ricerca di cui stiamo parlando si è concretizzata dopo anni di lavoro con il committente, e non solo, per ottenere un edificio a ‘tessuto’ che non è tipico nell’edilizia sanitaria. Tale risultante deriva dall’approccio condiviso e basato su tre pilastri: quello topologico, biofiliaco e paesaggistico al fine di avere una struttura sanitaria che al suo interno contiene un parco”.


-Questo progetto, che porta la sua firma, contiene come in qualche modo, come ha già evidenziato, un forte rapporto tra estetica e funzionalità. Piante e lucernari rendono l’interno uno spazio non solo di passaggio, ma gradevole e attrattivo. Non mancheranno giardini privati ad uso esclusivo dei singoli pazienti con accesso diretto dalle camere. Qual è la funzione che la natura può avere in ambito terapeutico ed ospedaliero?


“Il nostro committente, il dottor Averardo Orta, ha sempre parlato della ricerca di alleanza terapeutica tra il paziente, gli operatori sanitari e l’ambiente nel quale sono immersi. Il nostro obiettivo è dare vita perciò ad una ‘architettura terapeutica’. E questo emerge dal fatto che, come lei ricordava, ogni stanza è accessibile e si trova immersa nel verde. Ogni stanza gode di uno spazio di ‘transizione’ che è molto importante per questo tipo di malati, soprattutto per i politraumatizzati, che hanno questi problemi di mobilità. Per cui l’obiettivo dell’ospedale è metterli in piedi e farli uscire dalla camera. Per questo motivo abbiamo pensato di dotare ogni ambiente di una parte porticata, di un giardinetto privato e poi di un giardino comune per creare un ‘trascinamento’ verso ‘l’esterno’. La natura dunque ha indubbiamente una funzione terapeutica ‘diretta’ perché il paziente anche da allettato, grazie alla presenza di ampie vetrate, può godere della natura e del passaggio delle stagioni. E poi secondo me c’è anche una funzione ‘ultra-terapeutica’ che è trasversale e universale che rientra nel ‘pacchetto’ del bello”.

-‘Nuova Villa Bellombra’ sceglie così di rispettare diversi requisiti dalla bioarchitettura alla bioingegneria, dalla bioclimatica all’acquisizione di un’ottica ecosistemica. Scelte importanti e innovative che vanno a beneficio della collettività. Sarà questo il futuro dell’edilizia in sanità inaugurato dal Consorzio Colibrì?


“Noi oggi facciamo edilizia ospedaliera e sanitaria, in ambito sia privato che pubblico, di alto livello. Parliamo di alto livello tecnologico, penso agli edifici ‘nzeb’, di progettazione in ‘bim’ e dunque parliamo di un sistema tecnologico e funzionale all’avanguardia. Gli ospedali però sono immersi nelle città o campagne perciò questa ottica ecosistemica è fondamentale. Questo credo sarà uno dei filoni della ‘nuova sanità’ per avere finalità di eccellenza endogena e di una eccellenza esogena cioè di stare nelle città e nel mondo con un suo posto funzionale ma anche in un ecosistema dove conta anche il bello e la natura. Insomma l’ospedale oggi non è visto più solo come oggetto prettamente funzionale”.

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