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Quarant’anni di campi antibracconaggio sullo Stretto di Messina, battaglia (quasi vinta)

Wwf: "328 specie di uccelli censite sullo Stretto di Messina"

Pubblicato:01-04-2023 16:51
Ultimo aggiornamento:01-04-2023 16:54
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Ph Michele Ungaro

ROMA – “Nel 1984, anno del primo campo, contammo 3.198 rapaci e udimmo 1.187 spari. Nel 2022, 52.289 rapaci e zero spari. Oggi, ormai da 7 anni, il falco pecchiaiolo nidifica dove prima veniva ucciso“. Questi i dati che riassumono, in estrema sintesi, quanto sia cambiato l’atteggiamento verso i migratori negli ultimi 40 anni sullo Stretto di Messina.

Un cambiamento avvenuto anche grazie allo storico campo antibracconaggio avviato grazie alla passione e al coraggio di Anna Giordano, in un periodo in cui sparare ai falchi era una consuetudine diffusa e tollerata, anche se illegale. Oggi a Messina l’evento di celebrazione dei 40 anni dalla organizzazione del primo campo antibracconaggio sullo Stretto, organizzato da WWF e Associazione Mediterranea per la natura- MAN, che hanno voluto premiare l’impegno delle forze dell’ordine in tutti questi anni.


Il WWF Italia è stato rappresentato da Anna Giordano, che ha raccontato con parole e immagini questi 40 anni di impegno a difesa della fauna e da Domenico Aiello, Responsabile Tutela giuridica della Natura. Per la MAN era presente Deborah Ricciardi. L’evento si è concluso con la liberazione di alcuni rapaci curati nel CRFS provinciale di Messina, gestito dalla MAN.

“Il 7 aprile del 1981 fu il giorno che cambiò la mia vita- ha raccontato Anna Giordano- Quel giorno, a monte Ciccia, con un compagno di osservazioni, vedemmo uccidere davanti a noi 17 rapaci su 34 che passarono in poche ore. I bracconieri erano in ognuno dei 17 bunker, da 3 a 12/15 per ogni appostamento. Quando capirono che non eravamo dei semplici gitanti ci circondarono in 30. Tutti armati”.

“Il mondo adulto, tranne i nostri genitori, ci diceva che era battaglia persa, nulla sarebbe cambiato- racconta Anna Giordano, vincitrice nel 1998 del prestigioso premio Goldman- Che non valeva la pena rischiare la pelle per un falco. Davanti alla mia macchina bruciata sentì una persona dire ‘se l’è cercata’. A seconda del periodo eravamo ‘drogati’, ‘radicali’, ‘estremisti’. Ma la nostra era una battaglia di legalità”.

“Oggi facciamo prevenzione e ricerca e la durata del campo si è estesa a due mesi, dall’1 aprile al 30 maggio- racconta Giordano- Abbiamo scoperto nel tempo che lo Stretto è la rotta migratoria primaverile più importante al mondo per quattro specie di rapaci: l’albanella pallida, il grillaio, il falco cuculo e il lodolaio ma quest’area è attraversata da moltissime specie, alcune delle quali a rischio di estinzione. Abbiamo scoperto che i migratori che passano sullo Stretto sono quelli che in mezzo pianeta affrontano le più ampie distese di ambienti ostili: 2.700 km di deserto (Sahel e Sahara) e non meno di 140 km di mare (il canale di Sicilia). La mortalità in questi ambienti è altissima. Ecco perché quando li vediamo lo consideriamo un miracolo. Ce l’hanno fatta ad arrivare fino a noi ed è già un miracolo. Bellissimo, indimenticabile”.

WWF: 328 SPECIE UCCELLI CENSITE SULLO STRETTO DI MESSINA

La Sicilia è una rotta migratoria importantissima dall’Europa all’Africa e ritorno. Come segnala il WWF celebrando i 40 anni di campi anti bracconaggio, ben 328 specie diverse di uccelli sono state censite sullo Stretto di Messina. Dal 3 aprile al 13 maggio 2006 il radar della stazione ornitologica svizzera ha censito 4 milioni e 300 mila uccelli in volo di notte sullo Stretto di Messina. Record giornaliero il 5 maggio del 2000, con 9729 rapaci che volarono in “volo cieco” e nella nebbia

Oggi dopo tanti anni dall’avvio dei campi antibracconaggio che hanno aperto uno squarcio sulla brutalità di questa tradizione criminale il fenomeno è fortemente ridimensionato sul versante siciliano. “Ma non bisogna abbassare la guardia”, sottolinea Giordano. “Ricordo il 2016 come un anno di sconfitta, in cui hanno sparato e ucciso di nuovo. Oltre al bracconaggio, poi, restano tanti i pericoli per gli uccelli: gli avvelenamenti, le intossicazioni, la distruzione degli habitat, l’impatto contro le strutture aeree”, dice Giordano, “e oggi, di nuovo, il Ponte sullo Stretto”.

In questi giorni “i cieli dello Stretto di Messina sono il teatro di uno spettacolo tra i più belli che la Natura ci possa offrire”, aggiunge Domenico Aiello, Responsabile Tutela Giuridica della Natura WWF Italia. “In questo lembo di mare al centro del Mediterraneo stanno confluendo migliaia di uccelli migratori che dall’Africa si porteranno verso i luoghi di nidificazione in Europa. Fino a pochi anni fa questa era una delle capitali del bracconaggio in Italia”, prosegue Aiello, “oggi, anche se questa piaga culturale non è stata del tutto debellata, i fucili hanno lasciato il posto ai binocoli e alle macchine fotografiche. Questo risultato straordinario è il frutto del coraggio e della passione dei volontari che esattamente 40 anni fa hanno intrapreso una battaglia che sembrava impossibile contro un fenomeno criminale tanto diffuso e radicato, che non era percepito come tale. Ma non bisogna abbassare la guardia perché all’orizzonte incombono ulteriori e gravi minacce”.

Non ha voluto far mancare il suo sostegno Fulco Pratesi, Presidente onorario del WWF Italia. “Sono sicuro che la lotta al bracconaggio contro gli uccelli migratori, l’impegno e il coraggio della grande Anna Giordano sullo Stretto in difesa dei falchi pecchiaioli, dei bianconi e altri rapaci, abbiano generato un vero e proprio mutamento culturale”, ha detto Pratesi, “è grazie all’impegno delle schiere di volontari del WWF, della Lipu e tanti altri, in primis Carabinieri e Forestali, se oggi il biancone e il pecchiaiolo sono cresciuti numericamente, o trampolieri come la cicogna bianca sono tornati finalmente a nidificare da noi dopo decenni di assenza. Un plauso ad Anna, grazie alla quale tutto questo è cominciato, ben 40 anni fa”.

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