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L’appello di uno studente: “Lasciamoci salvare dall’arte”

Riflessioni sul ruolo dell'arte, della letteratura, del cinema nella vita quotidiana durante la pandemia

Pubblicato:01-04-2021 17:19
Ultimo aggiornamento:01-04-2021 17:19
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ROMA – “La bellezza salverà il mondo” è una delle frasi più celebri dello scrittore russo Dostoevskij, ma anche il mantra che Massimiliano Varisco, 3C del liceo scientifico Statale ‘Volta’ di Milano, si ripete più spesso da quando la pandemia ha sconvolto la sua vita da studente. Nell’articolo pubblicato su La Scuola fa notizia, il giovane è voluto partire dalla notizia dello stop deciso dal rapper Salmo, per costruire una riflessione tanto paradossale quanto acuta: “Ma proviamo a pensare se l’intero settore della musica mondiale si fosse fermato, come congelato improvvisamente: che ripercussioni avrebbe avuto questa situazione sulla nostra vita? Ci saremmo fermati anche noi? No, la musica è sempre stata solo una parte, anche se a volte molto importante, dell’esistenza umana, sin dai tempi dell’antica Grecia”.

“La musica non può essere fermata- spiega Massimiliano- perché il suo compito è quello di suscitare e incanalare emozioni”, non esistono dunque interruttori o uscite d’emergenza. Stesso discorso varrebbe per la letteratura se si venisse catapultati in una realtà simile a Fahrenheit 451: “La nostra esistenza ne sarebbe risultata irrimediabilmente sconvolta? Di nuovo no. Tuttavia- ammette però lo studente- senza la possibilità di entrare in contatto con forme d’arte di questo genere, forse ci saremmo sentiti sconsolati, abbattuti, preclusi a gran parte degli svaghi quotidiani, o persino alle passioni che ci fanno levare dal letto ogni mattina”.

Ma forse non c’è bisogno nemmeno di scomodare i grandi classici: “Cosa ne sarebbe- si chiede Massimiliano- di un mondo in cui non ci si potesse buttare sul letto a ritorno da scuola e selezionare un film da vedere o su Netflix, YouTube, Spotify?”. La risposta che Massimiliano ha voluto darsi è la stessa che quasi 700 anni fa Giovanni Boccaccio decantava nel proemio del proprio Decameron: l’arte è fondamentale per distrarre dai drammi terreni; “soprattutto- spiega lo studente- durante una pandemia non si può dare per scontato la facilità con con cui si può usufruire di infinite piccole forme di consolazione momentanea”.


Lo studente ha chiarito che non tutti, certo, hanno bisogno di rifugiarsi in qualcosa di immateriale per avere una qualche forma di sollievo ma ha ammesso di essere tra coloro che sentono “di dover affogare il dolore e di doverlo coprire con tutte le possibilità che vivere in questo secolo offre”. Massimiliano su questo non ha dubbi: “Il XXI secolo, con tutte le sue possibilità, credo mi abbia salvato”. Perché, in fondo, hanno ragione i Pinguini Tattici nucleari quando cantano che “le canzoni in fondo sono solo scatole, in cui la gente si rifugia, quando fuori piove”. Grazie alle scatole offerte dalla musica, dalla letteratura e dal cinema i ragazzi, durante quest’anno così difficile, si sono rifugiati per proteggerai da una “pioggia torrenziale, incessante”.

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