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Sindaci contro Draghi, Letta ancora non vede Renzi, Conte parla ai ‘grillini’

L'editoriale del direttore Nico Perrone per Dire Oggi

Pubblicato:01-04-2021 16:14
Ultimo aggiornamento:01-04-2021 18:11

mario draghi
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ROMA – E’ la prima vera e ‘grossa’ grana per Mario Draghi e il suo governo. I sindaci italiani sono scesi in guerra, e lo accusano di aver rotto il patto di unità: “Contrariamente a quanto sempre accaduto fino ad ora, il Governo non ha ascoltato i sindaci prima di varare un provvedimento con misure restrittive per contenere il contagio. Si è interrotta una collaborazione, finora stabile, garantita anche dalla disponibilità sempre pronta dei sindaci, e non mi spiego per quale ragione. Eppure quelle decise con l’ultimo decreto sono misure dure”, ha tuonato Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, l’associazione nazionale che rappresenta gli ottomila primi cittadini.

Il prolungarsi delle chiusure “deve essere spiegato e giustificato a cittadini comprensibilmente provati anche perché i ristori del Dl Sostegni non sono ancora arrivati- ha sottolineato Decaro- e nella mia città, a Bari, oggi c’è una protesta di ambulanti. Abitualmente siamo noi sindaci a far fronte a proteste come questa. Ma cosa posso dire a questi concittadini se le misure decise devo leggerle sui giornali?“.

Una protesta che ha messo subito in allarme il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini (Pd): “Mi auguro che il Governo chiami subito Comuni e Province se questo non è stato fatto”, ha detto. Questo il clima, e subito ne approfitta Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, unico partito all’opposizione: “Quest’anno il più grande – e triste – pesce d’aprile lo ha fatto il Governo Draghi ai cittadini, fingendosi come una rivoluzione rispetto al Governo Conte per poi dimostrarsi subito in perfetta continuità su temi cruciali come le riaperture e i ristori”, ha detto Meloni.


Per quanto riguarda la politica nazionale, oggi tutta l’attenzione è sul primo intervento di Giuseppe Conte, Capo politico del M5S indicato dal Supremo, Beppe Grillo, a tutti i parlamentari e amministratori ‘grillini’ che si collegheranno online: “Conte dovrà convincere, perché sono in molti ad essere scontenti – spiega una fonte ‘grillina’ – soprattutto dopo la sentenza di Grillo sullo stop dopo il secondo mandato. Conte spiegherà che si cercherà di valorizzare comunque tutti, anche chi resterà a piedi. Ci sarà lo ‘sfogatoio’, forse domande e interventi verranno ‘tagliati’, comunque i big resteranno in silenzio, faranno intervenire le seconde file in attesa di capire come sarà accolto il nuovo leader. Posso dire che Di Maio in questi ultimi tempi non si è fermato un attimo, stanno nascendo nuove correnti e fazioni e lui in ognuna di queste ha messo suoi rappresentanti. Per contare di più quando arriverà il momento o di risultare ‘unico degno’ nel caso Conte getti la spugna. Ma, soprattutto, per pesare quando tra poco bisognerà ‘assegnare’ le quote di incarichi nelle 500 partecipate pubbliche”.

Per quanto riguarda il discorso di Conte, in molti sono pronti a scommettere che posizionerà “il nuovo Movimento sul versante ecologista, guardando ai vittoriosi verdi europei. Una mossa – sottolineano dalle parti ‘grillini’ – che permetterà a Conte di restare ambiguo sulla precisa collocazione, perché i verdi, lo sanno tutti, non sono nè di destra nè di sinistra”.

Nel Pd il nuovo segretario, Enrico Letta, continua ad incontrare tutti gli esponenti del vasto campo del centrosinistra. Oggi ha parlato con Bonelli dei Verdi italiani e con Fratoianni di Sinistra italiana. Sull’incontro del secolo, quello con Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che gli sfilò la poltrona a Palazzo Chigi, è fitto mistero: “Farò incontri con tutti” ha detto Letta senza pronunciare il nome scatenando l’ironia nel M5S: “Letta incontrerà tutti ma proprio tutti, Renzi sarà ultimo dgli ultimi, vedrete che prima di lui parlerà pure con il rappresentante della Lista civica di Canicattì”, ha detto scherzando un ‘grillino’ di rango.

Curiosità: mentre i giornalisti aspettavano fuori della sede Dem è arrivato anche David Sassoli, Presidente del Parlamento europeo, che nei giorni passati è stato indicato come il possibile candidato a sindaco di Roma. Al termine, Sassoli ai giornalisti ha detto: “Ho già spiegato a settembre che questo non è possibile. Io sono abituato a dire una cosa sola: devo finire il mandato. Abbiamo parlato solo di Europa”.

Dalle parti Dem c’è forte preoccupazione sull’eventuale candidatura dell’ex ministro, Roberto Gualtieri, che risulterebbe assai debole rispetto non solo alla sindaca uscente, Virginia Raggi, ma anche di fronte a Carlo Calenda, leader di Azione. E l’eventualità che al ballottaggio, grazie alle divisioni, ci vada proprio Raggi si trasformerebbe in tragedia per il Pd romano, costretto di fatto a votarla per battere la destra. “Per evitare tutto questo alla fine scenderà in campo Nicola Zingaretti – giurano dalle parti Dem- ha capito che per il momento è meglio far bruciare tutti gli aspiranti”.

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