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A Rimini servizi sociali diffusi e rafforzati contro disagi da Covid

L’amministrazione, in collaborazione con Regione, Università di Bologna e Ausl Romagna, andrà a creare "nuovi spazi di iniziativa sociale" per combattere il disagio e una piattaforma digitale per smartphone con consulenze contro solitudine e disagio

Pubblicato:01-04-2021 15:00
Ultimo aggiornamento:01-04-2021 15:00

servizi sociali rimini
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RIMINI – I Servizi sociali del Comune di Rimini piantano le gambe sul territorio. Una “gamba fisica e una digitale”. Infatti, per affrontare le conseguenze socio sanitarie della pandemia, e nell’ambito del progetto ‘Rimini fabbrica italiana di benessere e salute’, l’amministrazione, in collaborazione con Regione, Università di Bologna e Ausl Romagna, andrà a creare “nuovi spazi di iniziativa sociale” per combattere il disagio diffusi nella città, da Viserba a Miramare. Non solo. Una piattaforma digitale porterà direttamente sul proprio smartphone tutta una serie di consulenze per combattere solitudine e disagio.

“Siamo la prima città italiana che dà una risposta strutturale a bisogni e problematiche create dal covid”, spiega alla stampa collegata in videoconferenza il sindaco Andrea Gnassi. Il progetto tiene insieme la pianificazione territoriale, i bisogni delle persone e le opere pubbliche nei quartieri, interpretando il processo di cambiamento innescato dalla pandemia con azioni concrete. D’altronde, argomenta il primo cittadino, “il covid colpisce e uccide, colpisce e isola, fa perdere lavoro, crea traumi sociali“. Per cui serve “il coraggio di attuare e non evocare la rivoluzione dei servizi sociali”. Così “li decentralizziamo, dalla centrale di via Ducale li portiamo nella città”, creando dei “forum urbani, vere e proprie piazze coperte di comunità“, andando a recupera edifici abbandonati o in degrado, ex capannoni, ex palazzine. Palazzo Garampi lancerà anche una manifestazione d’interesse per mettere a disposizione spazi in cui concentrare vari servizi. Si concretizza anche così, sottolinea la vicesindaco Gloria Lisi, il passaggio “dal welfare assistenziale a quello della capabilities”.

Nei forum urbani ci saranno componenti fisse, quali un educatore e una Oss di quartiere per “rieducare le persone”, servizi sanitari di prevenzione, associazioni di volontariato, gruppi educativi e punti di alfabetizzazione digitale; così come componenti variabili in relazioni a bisogni specifici: coworking, valorizzazione degli antichi mestieri in uno scambio intergenerazionale con la nonnina che potrà per esempio insegnare a un ragazzo a fare la piadina, portierato di quartiere; promozione del benessere, consulenza legale.


Per quanto riguarda invece la piattaforma digitale, prende parola il docente di Sociologia Antonio Maturo, garantirà l’ascolto da parte di operatori professionali, psicoterapeuti, esperti del lavoro. Con la pandemia, conferma, si registra una crescita del disagio che colpisce tutti, ma sono anche aumentate le capacità digitali e tanti servizi in ambito di salute si sono congestionati. Da qui la piattaforma che mette in rete diversi attori attraverso la quale “ogni riminese può trovare risposta a un proprio bisogno”, non solo sanitario.

Il progetto, aggiunge l’assessore all’Urbanistica Roberta Frisoni, si inserisce nella pianificazione urbana, con la variante al Rue che contiene provvedimenti per interpretare il cambiamento in corso. Come la possibilità di inserire funzioni pubbliche in tutta la città, di agevolare l’insediamento d attività sportive e di vivere le abitazioni in modo diverso. Il “senso profondo del progetto”, tira le fila l’assessore ai Lavori pubblici Jamil Sadegholvaad, è “la socialità, linfa vitale per tutti, un vaccino naturale”. Così “i Servizi sociali si avvicinano i cittadini”, creando ance spazi intergenerazionali e con un investimento sulle periferie. Dopo la nuova piazza di Corpolò, conclude, sono tra l’altro in arrivo anche quelle di Santa Giustina, San Vito e San Salvatore.

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