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Rimini in piazza per Emmanuel, pestato per razzismo. Le scuse del sindaco

Il richiedente asilo nigeriano lotta ancora tra la vita e la morte

Pubblicato:01-04-2017 13:35
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:04

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BOLOGNA – Rimini in piazza per Emmanuel Nnumani, il richiedente asilo nigeriano vittima di un pestaggio razzista.

Ad aprire il presidio il sindaco della città Andrea Gnassi.

E’ stato organizzato questa mattina dal Comune e da una quarantina di realtà associative per esprimere vicinanza al ragazzo.


“Voglio chiedere scusa, a nome della comunità riminese, ad Emmanuel Nnumani che, dopo giorni, lotta ancora tra la vita e la morte“, ha detto Gnassi.

“È fuggito da un incubo, è venuto a Rimini per ricevere sollievo alla disperazione, agli stenti e qui ha quasi trovato la morte. Spero presto che potrò dirglielo di persona: Rimini non è quella che ti ha aggredito e insultato per il colore della tua pelle”.

Il vescovo Francesco Lambiasi ha insistito sulla necessità di educare.

“Incombe su di noi- ha detto- la responsabilità di guardare ai tristi episodi di questi tempi travagliati muovendoci non solo intorno ad essi, ma cercando di andarci dentro. E per farlo dobbiamo assumere una prospettiva ineludibile, che è quella educativa“.

Per il segretario della Cgil Rimini Graziano Urbinati, invece, “è importante che oggi quaranta associazioni siano in piazza insieme alle istituzioni per dire no al razzismo, ma da oggi dobbiamo impegnarci affinche episodi del genere non accadano più. Episodi che non hanno giustificazioni. Anche nella nostra città occorre aprire una discussione, un dialogo vero, profondo difficile”.

Al presidio c’era anche il presidente dell’associazione Senegalese della provincia di Rimini Papa Modou Seck, in rappresentanza della popolazione straniera che vive nel riminese.

Vorrei vedere tutti i giorni una piazza così colorata. La mia solidarietà al fratello Emmanuel colpito da questo feroce episodio- ha detto Papa Modou Seck -. Un gesto che scuote le coscienze, che schiaffeggia una comunità intera e che dovrebbe condurci ad una riflessione seria, su fenomeni di diagio sociale e culturale che sempre più si sviluppano e metteno le radici sulle paure che sono spesso l’anticamera dell’assenza di dialogo e confronto”.

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