Il vero obiettivo di Trump? “Non sono le ‘terre rare’, ma un nuovo ordine mondiale”

Cosa vuole davvero il Presidente degli Stati Uniti? Rivedere gli equilibri geopolitici stabiliti dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale

Pubblicato:01-03-2025 11:21
Ultimo aggiornamento:02-03-2025 14:18

Getting your Trinity Audio player ready...
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Le premesse erano queste: “Zelensky deve firmare”, quel “comico mediocre”, “dittatore fallito e senza consenso”, un “mendicante che viene qui col cappello in mano”.

LEGGI ANCHE Trump a Zelensky: “Giochi con la terza guerra mondiale

Chi, tra i leader mondiali, avrebbe stretto la mano all’autore di questa serie clamorosa di epiteti offensivi? Zelensky l’ha fatto.

Si è presentato a Washington per discutere i termini di un accordo economico che avrebbe permesso agli Stati Uniti “di essere risarciti per le spese sostenute per aiutare il popolo ucraino”.

Mettendo le mani sulle risorse preziose del Paese da tre anni coinvolto in un conflitto che ha provocato oltre 300mila vittime ucraine.

LEGGI ANCHE “Macché terre rare, ecco cosa c’è nell’intesa tra Ucraina e Usa “: parlano i geologi

SONO DAVVERO LE ‘TERRE RARE’ L’OBIETTIVO DI TRUMP?

Il patto che i due capi di Stato avrebbero dovuto firmare prevedeva la collaborazione tra Washington e Kiev per lo sfruttamento delle risorse naturali ucraine. Un accordo rimasto senza firma.

L’atteggiamento di Trump e del suo vice Vance ha mostrato chiaramente come le risorse minerarie ucraine non siano mai state una priorità assoluta, bensì uno strumento all’interno di una più ampia strategia geopolitica.

L’ASSE USA-CINA-RUSSIA

David Sanger sulle pagine del New York Times osserva che Trump non considera la guerra in Ucraina una questione prioritaria per la sicurezza americana e vede Kiev come un ostacolo alla sua visione di un nuovo ordine mondiale e “non fa mistero della sua opinione secondo cui il sistema creato da Washington nel secondo dopoguerra ha intaccato il potere americano”.

Trump vuole spostare l’attenzione dagli impegni con le tradizionali alleanze occidentali verso un sistema basato su negoziati diretti tra Stati Uniti, Russia e Cina, riducendo il peso di alleati storici come l’Europa.

Il sistema post 1945, osserva ancora Sanger “al di sopra di ogni altra cosa, premiava le relazioni con gli alleati impegnati nel capitalismo democratico, mantenendo persino quelle alleanze che comportavano un costo per i consumatori americani. Era un sistema che cercava di evitare le prese di potere facendo dell’osservanza del diritto internazionale e del rispetto dei confini internazionali stabiliti un obiettivo a sé stante. Per Trump – aggiunge Sanger – , un sistema del genere dava ai paesi più piccoli e meno potenti un potere maggiore sugli Stati Uniti, lasciando che fossero gli americani a pagare una quota troppo elevata per difendere gli alleati e promuovere la loro prosperità. Mentre i suoi predecessori, sia democratici che repubblicani, insistevano sul fatto che le alleanze in Europa e Asia fossero il più grande moltiplicatore di forza dell’America, mantenendo la pace e consentendo al commercio di prosperare, il signor Trump le vedeva come una ferita sanguinante. Nelle cinque settimane trascorse dal suo secondo insediamento, Trump ha iniziato a mettere in atto un piano per distruggere quel sistema. Ciò spiega la sua richiesta che la Danimarca ceda il controllo della Groenlandia agli Stati Uniti e che Panama restituisca un canale costruito dagli americani. Quando gli è stato chiesto come avrebbe potuto impossessarsi del territorio sovrano di Gaza per la riqualificazione nel suo piano per una ‘Riviera del Medio Oriente’, ha ribattuto: ‘Sotto l’autorità degli Stati Uniti’”.

“Il Segretario di Stato Marco Rubio – scrive Sanger – , un tempo difensore dell’Ucraina e della sua sovranità territoriale, ora convertito alle manovre di potere di Trump, ha chiarito in un’intervista a Breitbart News che era giunto il momento di andare oltre la guerra per stabilire una relazione triangolare tra Stati Uniti, Russia e Cina. ‘Avremo dei disaccordi con i russi, ma dobbiamo avere una relazione con entrambi‘, ha detto Rubio”.

L’ASSE USA-CINA-RUSSIA

A chiarire ancora meglio questa lettura il politologo Ian Bremmer, presidente del think tank Eurasia Group, in un’intervista al Corriere della Sera: “Dopo che gli Stati Uniti hanno appoggiato per tre anni la resistenza degli ucraini, ora Trump dice apertamente di non essere dalla parte di Kiev. Si colloca a metà strada tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin. Ma in realtà Trump non sta solo cercando di chiudere un accordo di pace in Ucraina: vuole costruire un solido rapporto di collaborazione con la Russia. Siamo, quindi, davanti a più strappi. È una rottura che può diventare decisiva tra Stati Uniti e Ucraina; è una rottura tra Usa ed Europa ed è anche una rottura interna all’America, visto che i parlamentari democratici e repubblicani sono favorevoli a sostenere Zelensky e a mantenere vitale l’alleanza transatlantica”.

LE ‘TERRE RARE’

“O fai un accordo o noi ci tiriamo fuori, te la dovrai vedere da solo e non credo sarà una bella cosa”.

L’accordo tra Trump e Zelensky riguardava in particolare lo sviluppo congiunto delle ‘terre rare‘, un settore in cui l’Ucraina gioca un ruolo chiave.

Il Paese possiede importanti giacimenti di minerali critici, fondamentali per la produzione di componenti elettronici, batterie e tecnologie avanzate.

Secondo Mykhailov Volodymyr, esperto di minerali e capo del dipartimento di geologia dell’Università Taras Shevchenko di Kiev, intervistato sempre dal Corriere della Sera, “le miniere ucraine sotterranee o a cielo aperto iniziarono a essere attive in modo massiccio dagli anni Venti del Novecento sotto il regime sovietico. Allora vennero fatte ricerche e mappature sistematiche e si stimò che i nostri metalli preziosi, le terre rare, ammontassero potenzialmente a 2,2 milioni di tonnellate. Non poco, ma neppure tantissimo. Per fare un paragone: quelle russe all’interno dei confini attuali vennero valutate a 27,7 milioni”.

E L’EUROPA?

La domanda delle domande è questa: mentre prende forma questo nuovo ordine mondiale, l’Unione europea da che parte sceglie di stare? Confermerà il blocco atlantico cercando di seguire la linea del neo Presidente degli Stati Uniti o continuerà a difendere gli interessi “del Paese aggredito”?

LEGGI ANCHE Trump-Zelensky, l’Italia da che parte sta? Parla Tajani: “Garanzie di sicurezza in Europa”

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it


California Consumer Privacy Act (CCPA) Opt-Out IconLe tue preferenze relative alla privacy