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Tg Ambiente, edizione dell’1 marzo 2022

In questa edizione si parla di: riscaldamento globale e rapporto IPCC; centrali a carbone ed energie rinnovabili; Anbi lancia l'allarme sulle risorse idriche italiane; nuovo modello Enea stima il livello del Mediterraneo

Pubblicato:01-03-2022 14:26
Ultimo aggiornamento:01-03-2022 17:05

Tg Ambiente
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IPCC: “A +1.5° RISCHI INEVITABILI, IL TEMPO STA FINENDO

I cambiamenti climatici indotti dall’uomo stanno causando pericolosi e diffusi sconvolgimenti nella natura e colpiscono la vita di miliardi di persone in tutto il mondo, nonostante gli sforzi per ridurre i rischi. Con un riscaldamento globale di +1,5 gradi, la soglia fissata dagli accordi di Parigi, nei prossimi due decenni il mondo affronterà molteplici rischi climatici inevitabili. Anche il superamento temporaneo di questo livello di riscaldamento provocherà ulteriori gravi impatti, alcuni dei quali saranno irreversibili. Questo l’allarme che lancia il nuovo rapporto dell’IPCC, la più aggiornata e completa rassegna scientifica sui cambiamenti climatici. Aumenteranno i rischi per la società, inclusi quelli relativi a infrastrutture e insediamenti costieri e l’evidenza scientifica è inequivocabile, avvertono gli scienziati, i cambiamenti climatici sono una minaccia al benessere delle persone e alla salute del pianeta, con l’area del Mediterraneo che si scalda più e prima delle altre. Ogni ulteriore ritardo nell’azione concertata a livello globale, segnalano gli esperti, farà perdere quella breve finestra temporale – che si sta rapidamente chiudendo – per garantire un futuro vivibile. “Questo rapporto è un terribile avvertimento sulle conseguenze dell’inazione”, dice Hoesung Lee, presidente dell’IPCC, e “mostra che il cambiamento climatico è una minaccia grave e crescente per il nostro benessere e per un pianeta sano”.

DRAGHI: “NO NUOVE CENTRALI CARBONE, OK TARGET CLIMA”

Al momento non ci sono segnali di un’interruzione delle forniture di gas dalla Russia legate all’invasione dell’Ucraina, ma il Governo ha allo studio misure per ridurre la dipendenza italiana dal metano di Mosca. Ciononostante “le opzioni al vaglio sono perfettamente compatibili con i nostri obiettivi climatici”, e “eventuali incrementi temporanei nella produzione termoelettrica a carbone o petrolio non prevedrebbero comunque l’apertura di nuovi impianti”. Lo precisa il presidente del Consiglio Mario Draghi informando il Parlamento degli sviluppi della crisi ucraina. L’ipotesi del ritorno al carbone aveva trovato critiche le associazioni ambientaliste, ma Draghi precisa che si tratterebbe solo di una misura d’emergenza, accoppiata a altre come l’aumento dell’import di gas da paesi che non siano la Russia, anche via rigassificatore. Piuttosto, il presidente del Consiglio indica come futuro quello delle energie pulite: “La diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico è un obbiettivo da perseguire indipendentemente da quello che accadrà alle forniture di gas russo nell’immediato. Non possiamo essere così dipendenti dalle decisioni di un solo Paese. Ne va anche della nostra libertà, non solo della nostra prosperità. Per questo, dobbiamo prima di tutto puntare su un aumento deciso della produzione di energie rinnovabili, come facciamo nell’ambito del programma Next Generation Eu”.

ACQUA, ANBI: “L’ITALIA È SULL’ORLO DI UNA SETE ENDEMICA”

“Non siamo soliti lanciare inutili allarmismi ed è vero che c’è ancora tempo, seppur sempre meno, per recuperare il deficit idrico in ampie zone d’Italia, ma è altrettanto vero che lo stato di siccità conclamata si sta registrando lungo la Penisola, in maniera diversificata, da circa un anno, facendo seguito ad un 2020 già particolarmente arido; ciò ci fa ritenere che la sofferenza idrica stia diventando un fattore endemico lungo la Penisola”: a lanciare l’allarme è Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio, commentando i dati del settimanale report dell’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche. I dati più eclatanti arrivano dall’Emilia Romagna, male tutto il Nord Italia dove, tra i grandi laghi, solo il Garda è stabilmente sopra la media del periodo, mentre gli altri invasi hanno percentuali di riempimento addirittura dimezzate rispetto a quanto registrato in estati siccitose. Si accentua la sofferenza idrica in Centro Italia, ben rappresentata dal calo di portata su tutti i fiumi della Toscana. Scendendo a Sud, gli invasi di Basilicata si riempiono molto lentamente, a sorridere rimangono i territori di Calabria e Sicilia, dove la fine dell’autunno ed i mesi invernali si stanno caratterizzando tra i più piovosi dell’ultimo decennio.


NUOVO MODELLO ENEA STIMA IL LIVELLO DEL MEDITERRANEO

Il cambiamento climatico causato dall’uomo ha contribuito ad aumentare il livello medio dei nostri mari di oltre 25 centimetri negli ultimi 130 anni. Ma cosa accadrà nei prossimi anni al Mediterraneo? Arriva in soccorso un nuovo modello matematico evoluto in grado di riprodurre nel modo più fedele possibile l’evoluzione del livello del Mar Mediterraneo, dal passato al futuro. Si chiama MED16 e lo hanno realizzato i ricercatori ENEA di modellistica climatica. Il livello del Mediterraneo varia da sito a sito ed è il risultato dei movimenti tettonici locali, di una complessa dinamica delle masse d’acqua anche su piccola scala e degli scambi con l’Oceano Atlantico attraverso lo Stretto di Gibilterra. Anche la connessione col Mar Nero, punto di raccolta delle acque di molti tra i maggiori fiumi europei, influenza le caratteristiche del bacino. Secondo la proiezione ENEA al 2100, considerando lo scenario più pessimistico dell’IPCC, la temperatura del Mar Mediterraneo continuerà a crescere, mentre diminuirà la salinità superficiale nella parte occidentale del bacino, interessata dalla corrente atlantica. Oltre all’innalzamento del livello, il riscaldamento delle acque marine provocherà l’inibizione parziale della formazione delle acque profonde che, trasportando ossigeno verso gli strati profondi, permette al mare di ‘respirare’, creando le condizioni per la sopravvivenza degli habitat naturali. “Con il modello MED16 abbiamo simulato l’evoluzione passata della circolazione del Mediterraneo e quella futura fino al 2100″, spiega Gianmaria Sannino, responsabile del laboratorio ENEA di Modellistica Climatica e Impatti, ‘queste simulazioni costituiscono la base di riferimento per le proiezioni future non solo per il lungo arco temporale che coprono e per l’alta risoluzione spaziale, ma anche perché tengono conto esplicitamente delle maree e delle loro interazioni con la circolazione”.

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