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Le testimonianza degli studenti nigeriani in Ucraina: “È dura, ma la Polonia accoglie”

L'istantanea della situazione al confine tra i due Paesi è di Blaise Chiagorom, presidente della Nigerian Students Association in Poland (Nsap)

Pubblicato:01-03-2022 11:37
Ultimo aggiornamento:01-03-2022 12:36
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ROMA – Dall’Ucraina arrivano testimonianze di cittadini nigeriani e di altri Paesi africani “che non vengono fatti salire sui treni che portano al confine perché le autorità danno la priorità alle donne ai bambini locali”, ma anche di denunce di persone “lasciate in mezzo al nulla lontani chilometri dalla frontiera”. In Polonia, invece, si osserva “uno sforzo di accoglienza incredibile” che lascia “sorpresi” viste le posizioni adottate da Varsavia nei confronti dei profughi di recente. L’istantanea della situazione al confine tra i due Paesi è di Blaise Chiagorom, presidente della Nigerian Students Association in Poland (Nsap). Di base nella capitale Varsavia, dove studia un master in relazioni internazionali presso la Wsb University, negli ultimi giorni l’attivista ha fatto avanti e indietro con la località di confine di Medyka, a pochi passi da uno degli otto valichi di frontiera con l’Ucraina.

Il Paese vicino è teatro da sei giorni di un’offensiva militare su larga scala lanciata dalla Russia, con bombardamenti e combattimenti tra le truppe che stanno causando decine di vittime. Chiagorom riferisce di “aspettare le persone in un centro per la registrazione e l’accoglienza situato a qualche chilometro dalla linea di confine” visto che “ai volontari non è permesso arrivare fino al valico di frontiera”. Stando ai dati forniti dal ministero degli Interni polacco, fino a l’altro ieri circa 115mila persone sono entrate nel Paese dall’Ucraina. Fra loro anche centinaia di cittadini africani che vivevano nel Paese al momento dell’attacco, molti studenti. Nelle ultime ore si sono succedute le denunce di respingimenti e abusi ai danni dei cittadini africani in Ucraina, al punto che il presidente della Nigeria Muhammadu Buhari è intervenuto per dire che “tutti coloro che fuggono da una situazione di conflitto hanno lo stesso diritto a un passaggio sicuro ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite e il colore del loro passaporto o della loro pelle non dovrebbe fare differenza”.

Secondo il capo dello Stato, sono circa 4mila i nigeriani residenti nel Paese, per lo più studenti. Chiagorom conferma di aver ricevuto “diverse testimonianze di persone che non sono state fatte salire sul treno che va verso il confine partendo da L’viv”, principale centro dell’Ucraina occidentale, “perchè le autorità locali danno la precedenza ai cittadini ucraini, soprattutto minori e bambini”. Il volontario condivide la denuncia di un ragazzo, che riferisce di un gruppo di cittadini africani costretti a scendere da un pullman su cui erano saliti pagando un regolare biglietto nella capitale Kiev. Stando a un audio ascoltato dall’agenzia Dire, queste persone sarebbero ora ferme in una località distante diversi chilometri dal confine senza alcuna possibilità di spostarsi, oltre che in balia dei possibili bombardamenti che non risparmiano neanche l’ovest dell’Ucraina. La strada per arrivare alla frontiera è dura, aggiunge Chiagorom, che riferisce di “ore e ore e a volte giorni di fila aspettando di entrare in Polonia”. Una volta superato il freddo e le autorità di Kiev però la situazione cambia, sottolinea il volontario.


“Le autorità alla frontiera polacca timbrano il passaporto e lasciano entrare, mettendo a disposizione un pullman per portare tutti, ucraini e non, in centri di raccolta dove vengono consegnati anche viveri”, il resoconto di Chiagorom, che aggiunge: “Le autorità si comportano in modo tranquillo mentre i cittadini locali aiutano fornendo anche delle case dove far stare le persone appena arrivate”. A dare una mano, secondo Chiagorom, “è anche l’ambasciata della Nigeria e le associazioni della diaspora nigeriana in Polonia”.

Il comportamento delle autorità polacche sorprende se si pensa al trattamento riservato da Varsavia alle decine di profughi provenienti dal confine con la Bielorussia, respinti nonostante il gelo dalle forze armate locali, nell’ambito di una zona franca di diversi chilometri preclusa ad attivisti e giornalisti. “Sono stupito anche io che questo governo polacco sia lo stesso di alcune settimane fa, ma è così, Varsavia sta facendo qualcosa di davvero inaspettato”, conferma Chiagorom, oggi nella capitale per trovare ripari dove sistemare le persone che arrivano dall’Ucraina. Resta da capire come si comporterà uno Stato membro dell’Unione Europea nei confronti di cittadini non comunitari e che dispongono di un visto fornito da un Paese che non fa parte dell’Unione.

“Sappiamo che diverse persone si stanno muovendo per raggiungere altri Paese europei e l’impressione è che si stia lasciando libertà di movimento”, sottolinea il presidente. “Al momento si assiste a qualcosa di mai visto prima: i timbri sul documento garantiscono l’accesso ma non indicano alcuno status di permanenza per la persone. Siamo stati informati però che nei prossimi giorni verranno annunciate delle misure per far fronte a questa situazione specifica”.

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