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ROMA – “L’osteopatia nel nostro campo non ha alcuna provata efficacia clinica“. A sostenerlo Antonio Craxì, presidente della Società italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva (Sige). Nei giorni scorsi il Roi-Registro osteopati italiani, ha annoverato invece tra le patologie che l’osteopata può affrontare anche, tra le altre, il colon irritabile o il reflusso gastroesofageo.
“L’approccio a un trattamento va vissuto con un buon rapporto tra il paziente e chi quella cura la fornisce- la risposta di Craxì- e nel nostro campo non c’è alcuna base scientifica o bisogno clinico per un intervento dell’osteopata“. Per il presidente Sige, oltretutto, “la natura dell’osteopata non ha una definizione professionale specifica”, legata in certi casi anche a non precisate “lauree straniere”, e “non c’è un riconoscimento obiettivo da parte di un ateneo”.
Per il presidente Sige, che ci ha tenuto a dire di non avere “alcun livore” nei confronti degli osteopati, ma di parlare “dal punto di vista scientifico, non si capisce quali potrebbero essere l’efficacia e l’apporto di queste figure. Può essere equiparabile a un consiglio di un amico volenteroso“.
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