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“Sarà il minore a decidere se vedere il padre”: a Ivrea sentenza storica arrivata per il caso di un 15enne

I giudici hanno deciso che un ragazzo potrà decidere se partecipare o meno alle visite con il papà separato dalla madre

Pubblicato:01-02-2023 14:00
Ultimo aggiornamento:01-02-2023 14:20
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bambino di ischia
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Di Silvia Mari e Laura Monti

ROMA – “Abbiamo accolto la notizia con un senso di liberazione, questa sentenza ci dà respiro”. Con queste parole Cinzia (nome di fantasia) ha accolto la sentenza del Tribunale di Ivrea che autorizza gli incontri fra suo figlio Paolo (nome di fantasia) e il padre “ad esclusivo gradimento del minore”. Potrà quindi essere solo il ragazzo, che oggi è quasi quindicenne e vive con la madre a Torino, a stabilire se e quando incontrare il proprio padre e i Servizi sociali avranno il compito di organizzare le visite solo dopo averlo sentito.

Il ragazzo, infatti, ha raccontato alla Dire Cinzia, da tempo manifestava estremo disagio nei confronti del padre, che in passato aveva persino chiesto “l’intervento dei Carabinieri in casa mia quando Paolo aveva l’influenza”. Anche per questo, “mio figlio ha bloccato il padre sui social e lo rifiuta“, ha spiegato Cinzia.
La sofferenza di Paolo rispetto al padre, separato da Cinzia dal 2014 e residente a Catania, è evidente in una lettera scritta dallo stesso ragazzo e inserita nella sentenza: si legge che Paolo “non è intenzionato a coltivare la relazione col padre per via delle condotte paterne esplicitate nella missiva stessa mentre dall’altro lato dalle relazioni dei Servizi incaricati dal Tribunale in atti emerge un quadro che colloca il minore entro una sfera di dissenso alle visite padre-figlio“.


“È importante che questa lettera sia stata riportata – ha commentato Cinzia – perché spesso i ragazzi non vengono creduti quando parlano di maltrattamenti psicologici, anzi le loro parole vengono ritorte contro le madri”. In questo caso, invece, ha proseguito Cinzia “il giudice non ha nemmeno ritenuto necessario ascoltare mio figlio per stabilire che è lucido“. C’è soddisfazione e sollievo nelle parole di Cinzia, ma anche amarezza perché dopo anni di vicissitudini giudiziarie, “ad oggi Paolo è molto stanco e provato da tutta questa vicenda“. La speranza è quindi che “questo provvedimento positivo sia il segnale di un cambio di orientamento dei tribunali. Ci auguriamo – ha concluso la madre dell’adolescente – che siano sempre più numerosi i provvedimenti che soggettivizzano i minori”.

Questa sentenza farà giurisprudenza“, ha dichiarato l’avvocato Girolamo Andrea Coffari che da tutta una vita si batte per la difesa di mamme e bambini e che ha seguito il caso di mamma Cinzia. “Esprime sensibilità, rispetto e maturità verso i bambini e gli adolescenti. È un esempio straordinario di quella tutela dell’infanzia che non vive di parole e proclami, ma di sensibilità autentica che si tramuta in provvedimenti e soluzioni di protezione”.

L’avvocato segnala inoltre che questa sentenza finalmente “legge la bigenitorialità in modo corretto. Viene usata spesso come strumento per rinforzare il potere paterno sulla prole anziché assicurare la protezione del minore. Dal diritto del bambino è diventata la sua sottomissione”. Il Tribunale di Ivrea cambia quindi la diffusa condotta della giustizia minorile sull’applicazione della legge 54. “Il ragazzo stava male per questa situazione, ora il padre è tenuto a rispettare la volontà e i disagi del minore. I bambini – ha ricordato infine Coffari – si orientano verso un genitore ad un certo punto: seguono un istinto di sopravvivenza e si orientano verso chi li protegge”.

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