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Iraq, l’ong italiana Emergenza sorrisi dona il futuro

A parlare con l'agenzia Dire è Aws Adel Al-Hussona, medico chirurgo e primario dello Habobbi Teaching Hospital. A essere operati sono bambini con malformazioni o rimasti feriti alle labbra a causa delle bombe o delle mine

Pubblicato:01-02-2022 11:45
Ultimo aggiornamento:01-02-2022 11:45

emergenza sorrisi
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Foto dal sito Emergenza sorrisi

ROMA – “A Nassiriya, grazie all’ong italiana Emergenza sorrisi, riusciamo a operare sia i bambini nati con malformazioni alla bocca sia quelli rimasti vittime del conflitto. Il nostro ospedale, dopo la guerra del 2003, è tornato operativo grazie all’Italia – le cui forze erano di stanza qui e ci hanno donato un’unità chirurgica mobile – e anche per merito dei tanti cittadini che sono venuti a darci una mano per rimetterlo in funzione, a prescindere dalla religione o dall’appartenenza etnica. Persino esponenti dei gruppi ribelli si sono rimboccati le maniche. L’ospedale è un simbolo di speranza e di pace“. A parlare con l’agenzia Dire è Aws Adel Al-Hussona, medico chirurgo e primario dello Habobbi Teaching Hospital, ospedale inaugurato nella città irachena nel 1932, tra le tante strutture rimaste colpite nel conflitto che sconvolse l’Iraq a inizio anni ’90, poi nel 2003 con l’invasione americana, e che si è riacceso nel 2014 dopo l’avvento del Califfato islamico (Isis). La pace in questo Paese è una condizione che fatica ad essere raggiunta. Le violenze dei gruppi armati non cessano, come dimostra l’ultimo incidente di venerdì: alcuni missili sono caduti nei pressi dell’aeroporto internazionale di Baghdad, situato non lontano dalla base militare statunitense ‘Camp Victory’, fortunatamente senza causare vittime. Le autorità puntano il dito contro le milizie sciite, presumibilmente sostenute dall’Iran. Tensioni esterne che rischiano di riflettersi sul tessuto sociale: l’Iraq, come molti Paesi arabi, è un mosaico di comunità e a Nassiriya musulmani sciiti e sunniti convivono con cristiani e mandei. Accanto agli arabi ci sono persiani e turchi.

Un conflitto le cui cicatrici a volte sono visibili anche sul volto dei bambini: “Trattiamo principalmente casi di minori rimasti feriti alle labbra a causa delle bombe o delle mine” continua il dottor Al-Hussona. “Riportano lacerazioni o ustionati, oppure malformazioni congenite al palato. Una semplice operazione gli restituisce una vita normale. Senza, oltre alla disabilità di cui soffrono, devono subire le prese in giro dei coetanei. Le bambine, non vedendosi più belle, perdono fiducia in se stesse”. A rispondere a queste necessità, da tempo ci pensa Emergenza sorrisi. Lo scorso novembre la onlus guidata dal presidente Fabio Massimo Abenavoli, è tornata a Nassiriya per operare i 250 bambini inseriti nella lista d’attesa compilata nel luglio precedente, quando il team medico era potuto rientrare nel paese dopo il lungo stop imposto dalla pandemia di Covid-19. La missione ha goduto del supporto della Fondazione Terzo pilastro internazionale e dalla Emirates Airlines Foundation. “E’ meraviglioso contare sul sostegno di questa organizzazione” continua il dottor Al-Hussona, punto di riferimento per il team di medici italiani nell’ospedale di Habobbi, “perché ci ha permesso di eseguire decine di interventi, a volte anche sugli adulti. Inoltre i medici italiani hanno formato i nostri medici, chirurghi, infermieri e altre figure professionali, che sono venuti appositamente a Nassirya da tutto il Paese”. Per il chirurgo, restituire un futuro ai giovani “è un gesto di speranza, ma per la pace ci vuole tempo”. Perché richiede prima di tutto stabilità, sviluppo, lavoro e servizi, ecco perché lancia un appello all’Italia: “Sostenete il nostro ospedale. Ci mancano attrezzature e materiali, per quantità e qualità. Sogniamo di fornire ancora più servizi, fateci vedere che possiamo contare ancora su di voi”. 


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