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Roma riparte da Koudelka, all’Ara Pacis gli scatti della mostra ‘Radici’

Unica tappa italiana, pronta e allestita da tempo (l'inaugurazione era prevista per il primo gennaio 2021), 'Radici' è il risultato di un lavoro lungo trent'anni, passati dal fotografo ceco a raccogliere scatti di resti archeologici sparsi in tutto il Mediterraneo

Pubblicato:01-02-2021 17:08
Ultimo aggiornamento:01-02-2021 17:08

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ROMA – Nei suoi grandi scatti in bianco e nero non c’e’ presenza umana, soltanto rovine che sembrano abbandonate e mute. Come muta e’ parsa Roma in questi mesi segnati dalla pandemia e dalla chiusura di tutti i luoghi della cultura, tornati visitabili oggi grazie al passaggio del Lazio in ‘zona gialla’. E la Capitale riparte dal grande fotografo Josef Koudelka, autore ci oltre cento scatti raccolti nella mostra ‘Radici’ esposta da oggi e fino al 16 maggio all’Ara Pacis. Unica tappa italiana, pronta e allestita da tempo (l’inaugurazione era prevista per il primo gennaio 2021) in attesa che musei e spazi culturali potessero riaprire, ‘Radici’ e’ il risultato di un lavoro lungo trent’anni, passati dal fotografo ceco a raccogliere scatti di resti archeologici sparsi in tutto il Mediterraneo, tra Siria, Grecia, Turchia, Libano, Cipro, Israele, Giordania, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco, Portogallo, Spagna, Francia, Albania, Croazia e naturalmente Italia.

Immortalate con la sua macchina panoramica che permette di stampare grandi formati, le rovine di Koudelka erano gia’ arrivate a Roma nel 2003 con una delle prime edizioni del Festival della Fotografia firmato da Marco Delogu. Le sue gigantografie in bianco e nero dialogavano con l’antico dei Mercati di Traiano, restituendo una citta’ – quella volta l’esposizione era dedicata soltanto ai luoghi della Capitale – talvolta sconosciuta, ma sempre riconoscibile nella sua grandezza. Oggi una selezione di ‘Radici’ diversa e allargata a tutto il Mediterraneo, organizzata da Contrasto insieme alla Sovrintendenza capitolina, si accosta all’Ara Pacis, uno dei monumenti simbolo della prima eta’ imperiale. E chissa’ che non sia davvero cosi’, come ha detto Koudelka: “Le rovine non sono il passato, sono il futuro che ci invita all’attenzione e a godere del presente”.


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