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Raduno ultradestra a Genova, Anpi: “Si rischia sommossa come col Msi nel ’60”

GENOVA - "Una cosa è il confronto delle idee,

Pubblicato:01-02-2017 11:48
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:51

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GENOVA – “Una cosa è il confronto delle idee, un’altra cosa è ospitare chi è portatore di valori che si rifanno al razzismo, alla violenza, alla xenofobia. E ci sono sentenze anche della Suprema Corte che confermano l’operato di queste persone”. Lo dice il presidente di Anpi Genova, Massimo Bisca, commentando con i giornalisti le dichiarazioni del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, sul raduno degli ultranazionalisti europei previsto per l’11 febbraio a Genova. “Ci sono due leggi- ricorda il presidente di Anpi- la Scelba e la Mancino e quelle leggi andrebbero rispettate”.

Riprendendo le parole di Toti, Bisca afferma che “se si ricorda Pertini, si deve anche ricordare quel Pertini che il 30 giugno del 1960 ha impedito l’affronto di chi era tornato in città dopo aver fatto deportare 1.500 operai dalle fabbriche genovesi”, afferma il presidente di Anpi Genova facendo riferimento alla partecipazione dell’ex presidente della Repubblica alla sommossa del 30 giugno 1960 contro la convocazione nella città della Lanterna del congresso del Movimento Sociale Italiano. Si rischia di andare verso un nuovo 30 giugno 1960? “Noi lanciamo l’allarme– risponde il presidente dell’Anpi- ma ognuno fa il suo mestiere: le forze dell’ordine, la Prefettura, tutte le istituzioni, compresa la Regione, devono far rispettare la legge. Noi siamo contro la violenza, ma ospitare chi viene in città a predicare violenza mi sembra un controsenso”.

ULTRADESTRA, TOTI: “SE NON VENGONO, NON PIANGO”

“Se questo convegno, come molti altri che esprimono idee lontane da me, non si svolge a Genova non piango, se decidono di andare altrove hanno la mia benedizione e se vengono non riderò”. Così il presidente della Regione Liguria e consigliere politico di Forza Italia, Giovanni Toti, oggi ritorna sulle sue posizioni circa il congresso degli ultranazionalisti europei che dovrebbe tenersi nel capoluogo ligure il prossimo 11 febbraio.


“Se non si palesano violazioni di legge- ribadisce il presidente, rispondendo alla richiesta della capogruppo del Pd Raffaella Paita di temporanea sospensione del Consiglio regionale per condividere un ordine del giorno contro l’appuntamento- non credo sia materia di questa assemblea esprimersi, che può tutt’al più chiedere a prefetto e governo di valutare che il congresso si svolga nell’assoluta legalità”. Toti ricorda infatti che spetta “a Questura, Prefettura, ministero degli Interni e organi preposti di vigilanza dire che cosa si possa o non si possa fare“. Il riferimento è anche a “tutte le manifestazioni che quotidianamente si tengono nel nostro paese, che spesso non mi vedono d’accordo nei contenuti ma che ritengo possano svolgersi, anche quando talvolta le cose che vengono dette mi ripugnano, purché non violino leggi per cui tante persone sono morte”.

Tornando sull’apertura alla manifestazione mostrata ieri da Toti che ha suscitato forti proteste nella sinistra genovese e nell’Anpi, il governatore afferma che “si coltiva la libertà a maggior ragione quando si difende convintamente il diritto altrui di esprimere le idee che riteniamo più distanti dalla nostra cultura politica. Io questo l’ho fatto sempre nella mia vita da giornalista prima e da politico poi”. E sgombera il campo da ogni dubbio: “Il convegno non rappresenta le mie idee– prosegue il governatore- i valori di democrazia e antifascismo sono piuttosto ben radicati nella mia famiglia. E questa amministrazione ha dimostrato di condividerli essendo la prima a celebrare il presidente Pertini, forse il partigiano più famoso e popolare, a cui abbiamo dedicato giornate e soldi pubblici per restaurarne la dimora e con essa la sua memoria”. Infine, Toti ribadisce quanto espresso già ieri: “La frase attribuita a Voltaire deve essere la stella polare del pensiero di ogni sincero democratico. Chi è morto per dare libertà a questo paese e consentire a tutti di esprimere le proprie idee, è morto anche per consentire di esprimere le idee di chi non la pensa come lui”.

di Simone D’Ambrosio, giornalista

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