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“Dopo di noi”, in Puglia 250 benificiari. A disposizione 6 milioni di euro

La Regione ha adottato il piano che recepisce i principi nazionali

Pubblicato:17-07-2017 12:39
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:32

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ROMA – Portare avanti un lavoro di sensibilizzazione e di aggiornamento dell’ottica culturale: è questo uno dei compiti certamente più impegnativi tra quelli individuati dalla Regione Puglia nel piano regionale per il “Dopo di noi” 2017-2019, adottato con delibera di giunta nel febbraio scorso. Il documento – centrato quindi sulla ricerca di soluzioni per favorire la qualità della vita e l’autonomia delle persone con disabilità senza supporto familiare – in linea con il quadro nazionale recepisce i principi del decreto ministeriale del novembre 2016, in attuazione della Legge nazionale 112/2016. Il percorso illustrato nel documento e’ stato ampiamente condiviso con il tavolo regionale disabilità, che raccoglie i rappresentanti delle principali realtà associative attive sul territorio in tema di disabilità.

Rispetto alle azioni previste nel piano nazionale il progetto della Regione Puglia si focalizzerà “su quelle per favorire l’abitazione in autonomia, o in cohousing, di persone con grave disabilita’ prive dei genitori, o con genitori non più in grado di provvedere loro, o che siano inserite in strutture residenziali con caratteristiche lontane da quelle presenti nella casa familiare – si legge nel piano regionale – e sul finanziamento di proposte dal territorio che mettano a disposizione strutture alloggiative ad uso dei beneficiari”. Il finanziamento nazionale previsto per la Regione ammonta per la prima annualità 2016 a 6 milioni e 210.000 euro, che saranno quindi ripartite in base alle azioni previste nel piano.

“Siamo già pronti con il bando per il finanziamento di progetti di soluzioni abitative in autonomia o in cohousing – spiega Monica Pellicano, sezione inclusione sociale attiva e innovazione delle rete sociali dell’assessorato pugliese al Welfare -, il bando sara’ pubblicato entro la fine di luglio, in modo da procedere per settembre con le manifestazioni di interesse”. Il primo stanziamento per questa progettazione mette a disposizione 4 milioni e 210.000 euro. “Sarà possibile finanziare 250 progetti individuali, considerando per ogni caso da un minimo di 10.000 ad un massimo di 15.000 euro – precisa Pellicano -.


La logica quindi e’ quella di evitare l’istituzionalizzazione, per chi ancora non l’ha vissuta, e di favorire l’uscita dalle strutture per chi attualmente vi si trova, il tutto attraverso progetti individuali. Questo significa che saranno a disposizione abitazioni adeguate rispetto all’assenza di barriere architettoniche, alle soluzioni di domotica, in modo da ricreare una vera e propria situazione domestica, certamente con la costante presenza di un assistente personale, e con la possibilità di acquisire gli ausili necessari”.

Si avvierà dopo l’estate invece il lavoro per il finanziamento di proposte da parte del territorio – associazioni, cooperative, ma anche privati cittadini che abbiano seconde case – che mettano a disposizione strutture alloggiative. Rispetto alla prima annualità di finanziamento complessivo nazionale per questa azione saranno messi a disposizione 2.000.000 di euro, con l’idea di destinare circa 200.000 euro a ciascun progetto. “La logica del cambiamento, rispetto all’istituzionalizzazione, è già stata avviata con i progetti per la vita indipendente fin dal 2013 – aggiunge – ora si tratta di proseguire coinvolgendo le persone che rischiano l’istituto e favorendo l’uscita dalle strutture di chi ha un adeguato livello di autonomia.

Per il progetto di abitazione individuale o cohousing potrebbero essere già a disposizione altri 2.000.000 di euro, che valuteremo se impiegare per includere altri beneficiari o per garantire continuità ai progetti già avviati. La criticità di fondo infatti sta proprio nella sostenibilità dei progetti. Dopo questa prima annualità di 6.000.000 di euro, infatti, per il 2017 e per il 2018 il finanziamento sara’ ulteriormente ridotto. Cercheremo di dare continuità puntando quanto più possibile sull’autonomia delle persone coinvolte e sul sostegno, insieme alle risorse nazionali, di quelle dei fondi comunitari”.

(www.redattoresociale.it)

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