Roma, 25 nov. - "Ricordiamo Lea e con lei tutte le donne che hanno subito o subiscono violenze o sono state uccise. Facciamolo nella nostra quotidianita' avendo un gesto di cura per le donne che ci stanno accanto, quelle che incontriamo in metro, a una festa.
Interessiamoci e proteggiamoci. Non possiamo sapere la storia di una persona se non la chiediamo". È la riflessione di Emma, una delle ragazze che al liceo 'Beccaria' di Milano ha fondato il presidio di 'Libera' dedicato alla testimone di giustizia Rita Atria.
A sollecitare questa riflessione e' l'incontro di approfondimento sulla storia di Lea Garofalo e Denise Cosco che il presidio ha organizzato dentro la scuola.
"Lea e Denise sono due donne che ci hanno insegnato il coraggio di combattere e l'importanza di fare giustizia", ha detto alle ragazze e ai ragazzi presenti Lucilla Andreucci, referente di Libera, ricordando i giorni in cui a Milano, mentre si svolgeva il processo a carico degli assassini della testimone di giustizia calabrese Lea Garofalo, una grande mobilitazione giovanile e perlopiu' femminile ha portato alla ribalta mediatica questa storia fino a quel momento ignorata.
Il 24 novembre prossimo saranno passati 10 anni da quella notte tra il 24 e il 25 novembre 2009 quando, tra l'Arco della Pace e il cimitero Monumentale di Milano, Lea Garofalo veniva sequestrata dal clan del suo compagno Carlo Cosco, torturata, uccisa e infine bruciata in un barile d'acciaio a San Fruttuoso, vicino a Monza.
Lea Garofalo e' la testimone di giustizia che ha svelato i traffici illeciti che univano i Garofalo, clan 'ndranghetista di Petilia Policastro in Calabria, con i Cosco, gruppo di narcotrafficanti contigui ai Garofalo, il loro spaccio di droga su larga scala nel capoluogo lombardo e persino il giro di racket ed estorsioni condotto dai Cosco in uno stabile di proprieta' della fondazione Policlinico, in viale Montello 6, demolito nel 2012.
Lea Garofalo, sorella di Floriano e compagna di Carlo Cosco nonche' madre di Denise Cosco, e' quindi una donna uccisa in quanto donna che ha deciso di entrare nel programma di protezione per costruirsi una nuova vita con sua figlia. Ed e' proprio Denise Cosco che, subito dopo l'omicidio, denuncia il padre ai carabinieri e successivamente, deponendo contro di lui, indica il padre - e il suo giovane fidanzato - come colpevoli dell'assassinio della madre durante i tre gradi del processo.
(Red/Dire)