(DIRE - Notiziario settimanale Scuola) 15 gen. - Ogni due giorni circa, una donna perde la sua vita per mano di un uomo. È la triste realta' con la quale l'Italia e gli italiani, ormai da anni sempre di piu' fanno i conti. Diverse sono le domande e le risposte, spesso di poco spessore, che ci diamo leggendo un articolo di giornale dove si descrive un femminicidio, come quello piu' recente di Noemi, le piu' frequenti sono: -Perche'?-, -Come si fa ad odiare una persona con la quale spesso si condividono emozioni e sentimenti cosi' apparentemente profondi? Le risposte sono moltissime, ma le cause che spingono un uomo ad uccidere sono sempre state al centro di dibattiti di illustri criminologi, ma il punto e' sappiamo che molti omicidi sono guidati dalla sete di potere, dai soldi, ma il muovente dei femminicidi viene nella maggior parte dei casi definito passionale ma cosa ci puo' essere di riconducibile alla passionalita' nell' uccidere una donna? Follia beh si puo' esser folli o malati e uccidere, ma nel femminicidio c'e' qualcos'altro, la voglia di affermarsi sulla donna, in quanto spesso la si riconosce come essere essenziale all' uomo e viceversa nel modo piu' malato e stupido possibile uccidendo. Nella nostra nazione a causa della crisi economica che e' coincisa perfettamente con l'incremento dei femminicidi, hanno chiuso molti centri di accoglienza che davano voce alle donne soggiogate dagli uomini, uomini che spesso fino al giorno prima erano riusciti a fingere di amare. Si tratta di donne obbligate a vivere nel silenzio scandito solo dal rimbombo delle percosse sulla pelle livida, un silenzio al quale solo centri di questo tipo potevano dar voce. In conclusione non esistono spiegazioni logiche al femminicidio, in quanto chi uccide un essere indifeso e fisicamente piu' debole ne e' privo, ma la soluzione sta nel proteggere queste donne e far in modo che non si sentano sole nel silenzio, ma far in modo che nei momenti di fragilita' si sentano protette da qualcuno.
La triste realta' che stiamo attraversando si puo' cambiare solo sensibilizzando i piu' giovani al rispetto verso la donna, e riconoscendo concretamente le donne come esseri pari agli uomini. È questo che deve cambiare.
Uno studente dell'istituto Sereni di Roma (Red/ Dire)