(DIRE - Notiziario settimanale Scuola) Roma, 18 dic. - I giovani impegnati nel progetto sono Giulia Ammendolia, Filippo Giovannelli, Miriam Lomuscio, Mariangela Montaina, Federica Spada, Giulia Sperduti e Yaya Jia. Proprio Yaya, studentessa cinese in Italia da circa due anni, e' il filo rosso che unisce la storia personale di ciascuno a quel luogo misterioso, inquietante, sorprendente, che e' il carcere e il suo teatro.
Yaya, appassionata di arti dello spettacolo, entra per la prima volta in un contesto lontano dagli standard di giustizia e pena del suo immenso Paese: in Italia esistono carceri che racchiudono teatri che racchiudono uomini che sono altrettanto prigionieri quanto artisti. Lo stupore di Yaya e' riflesso negli occhi dei suoi compagni di studio, che la accompagnano - ciascuno con la propria storia - in questa sorta di viaggio iniziatico verso la comprensione del mistero della liberta' dell'arte che abbatte muri, cancelli, pregiudizi.
Il docufilm Rebibbia 24 e' girato con la tecnologia ottica della piu' recente generazione di smartphone, stabilizzatori di immagine, droni, macchine da ripresa subacquea. I ragazzi sono protagonisti in vari ruoli: autori della sceneggiatura, operatori di ripresa, montatori. Accanto a loro, sette studenti dell'Istituto Superiore Statale Cine-tv "Roberto Rossellini" hanno collaborato alle riprese e i musicisti della Banda della Scuola Popolare di Musica di Testaccio, guidati da Silverio Cortesi, hanno dato vita ad una nuova versione di Jailhouse Rock di Elvis Presley, girata proprio sul palco di Rebibbia.
I giovani impegnati nel progetto sono Giulia Ammendolia, Filippo Giovannelli, Miriam Lomuscio, Mariangela Montaina, Federica Spada, Giulia Sperduti e Yaya Jia. Proprio Yaya, studentessa cinese in Italia da circa due anni, e' il filo rosso che unisce la storia personale di ciascuno a quel luogo misterioso, inquietante, sorprendente, che e' il carcere e il suo teatro. Yaya, appassionata di arti dello spettacolo, entra per la prima volta in un contesto lontano dagli standard di giustizia e pena del suo immenso Paese: in Italia esistono carceri che racchiudono teatri che racchiudono uomini che sono altrettanto prigionieri quanto artisti. Lo stupore di Yaya e' riflesso negli occhi dei suoi compagni di studio, che la accompagnano - ciascuno con la propria storia - in questa sorta di viaggio iniziatico verso la comprensione del mistero della liberta' dell'arte che abbatte muri, cancelli, pregiudizi.
Il docufilm Rebibbia 24 e' girato con la tecnologia ottica della piu' recente generazione di smartphone, stabilizzatori di immagine, droni, macchine da ripresa subacquea. I ragazzi sono protagonisti in vari ruoli: autori della sceneggiatura, operatori di ripresa, montatori. Accanto a loro, sette studenti dell'Istituto Superiore Statale Cine-tv "Roberto Rossellini" hanno collaborato alle riprese e i musicisti della Banda della Scuola Popolare di Musica di Testaccio, guidati da Silverio Cortesi, hanno dato vita ad una nuova versione di Jailhouse Rock di Elvis Presley, girata proprio sul palco di Rebibbia.
Il coordinamento del progetto e' di Fabio Cavalli, regista teatrale e cinematografico e docente del Laboratorio Arti dello Spettacolo 1 presso il Dams Roma Tre. Al montaggio Alessandro De Nino. "Quest'attivita' didattico-artistica, dai forti connotati civili, rappresenta perfettamente il senso che Roma Tre attribuisce alla 'terza missione', quale raccordo tra l'ateneo e la societa'- commenta il rettore di Roma Tre, Luca Pietromarchi- Siamo fieri dei nostri studenti e dei loro docenti che, con tanto impegno e passione, fanno entrare l'universita' in luoghi chiusi, troppo spesso dimenticati, come le carceri. I nostri studenti e i detenuti attori, collaborando nello studio e nel processo creativo, testimoniano quanto possano essere incrociati i percorsi della formazione e della riabilitazione".
(Red/ Dire)