Castelbianco (Ido): Alla base rabbia e modelli sociali sbagliati
(DIRE-Notiziario settimanale Scuola) Roma, 28 nov. - Il 20% degli adolescenti e' vittima di bullismo, il 50% ha subito qualche episodio offensivo e/o violento e oltre il 10% delle donne sotto i 16 anni ha subito abusi di tipo sessuale. "Attaccare delle ragazze e molestarle sessualmente e' uno strappo a tutti i valori sociali. A questo si aggiungano i comportamenti a rischio che i ragazzi mettono in atto per sembrare piu' forti, per essere ben visti da altri, per far parte del gruppo e non restare soli". Una fosca fotografia sociale quella tracciata da Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'eta' evolutiva e direttore dell'Istituto di Ortofonologia (IdO) che, intervistato a Geo & Geo, aggiunge: "Contrastare il bullismo si puo', ma il cambiamento deve partire dagli adulti. Noi adulti dobbiamo essere piu' equilibrati. Occorre un'educazione congiunta tra la scuola e la famiglia. Ma oggi manca l'accordo tra gli adulti e i valori non sono passati. Assistiamo addirittura a genitori che picchiano i professori- ricorda lo psicoterapeuta-, c'e' troppa confusione tra i ruoli e sulle cose da fare".
Cos'e' il bullismo? "Il bullismo indica la presenza di vittime e di prepotenti- continua lo psicologo- ma quello di oggi e' molto diverso da quello di 30 anni fa. Attualmente c'e' una forma di aggressivita' che spesso si traduce in violenza fisica e verbale, amplificata poi dal Web. Quando si da' corpo e forma all'aggressivita' abbiamo il bullismo". Una volta il bullo era "il prepotente ripetente della classe, il piu' forte e il piu' grosso che rubava le merendine. A volte c'e' il gruppo- spiega l'esperto- un assemblaggio di ragazzi (in genere un trio formato dal bullo e da due gregari) che comandano l'intervento contro il soggetto bersaglio".
Andando a cercare una motivazione piu' profonda al fenomeno, Castelbianco spiega che "il bullismo e' generato da un sentimento e da un modello. I bambini, dal nido in poi, sono spesso arrabbiati con tutti, e questo sentimento esplodera' se si stratifica e non viene contenuto e incanalato". Parlando dei modelli, lo psicoterapeuta punta ancora una volta il dito verso il mondo degli adulti: "Se accendiamo la Tv vediamo persone che non parlano. Ascoltiamo urla su urla. Ecco che il modello che passa e' quello dell'uomo forte, l'unico capace di godere di rispetto e stima. Quante volte sui giornali leggiamo notizie del tipo 'un ragazzo di buona famiglia si fa vedere insieme al pregiudicato', quale simbolo di forza. Il modello della forza- ribadisce il direttore dell'IdO- e' vissuto dai giovani come se fosse una cosa bella".
Il bullismo ha radici profonde nel contesto sociale ed educativo. "Prima i bambini restavano con le mamme fino a tarda eta'- precisa lo psicoterapeuta- adesso la societa' e' cambiata, le mamme lavorano, e sono mutati anche i bambini, che sono diventati piu' arrabbiati e hanno iniziato ad incanalare questo sentimento contro i pari". Il contesto sociale appare quindi "inadeguato alla loro crescita e i modelli che la societa' propone loro non sono positivi".
L'aggressivita' nasce anche da un problema educativo: "Oggi abbiamo bambini che insultano e alzano le mani contro i genitori".
Se un ragazzo e' vittima di bullismo a chi puo' rivolgersi? "Abbiamo sportelli di supporto psicologico a scuola e online, siamo psicologi e cerchiamo di sostenere la vittima ad affrontare le situazioni difficili. Il problema che dobbiamo porci, pero', e' come fare prevenzione, come arrivare prima che accadano questi fenomeno. Purtroppo i ragazzi non parlano e noi dobbiamo lavorare dentro le scuole per poter instaurare una situazione di regolamentazione. Quando c'e', ad esempio, una vittima di bullismo i genitori tendono a spostarla dalla classe- conclude Castelbianco- al contrario vanno spostati i bulli e non la vittima. Cio' indica che gli adulti hanno preso atto della situazione e cercano di porre rimedio, ma se la vittima va via allora ci rimette. In questo caso il messaggio, che si lancia e che arriva, e' quello sbagliato".
(Wel/ Dire)