"Auspichiamo 'normalita'' settore e pari opportunita' siano la regola"
(DIRE-Notiziario settimanale Scuola) Roma, 19 dic. - "E' nato da poche ore il Governo Gentiloni e ci si chiede se superera' il voto di fiducia al Senato e quanto poi potrebbe durare. C'e' quindi il rischio di non valutare il compito a cui ministri e ministre sono chiamati. In particolare la neo ministra dell'Istruzione, Universita' e Ricerca, senatrice Valeria Fedeli e' chiamata a non sottovalutare il bisogno di normalita' di cui la scuola ha bisogno. La stagione della Buona Scuola, comunque la si giudichi, ha creato malessere tra gli insegnanti con la miriade di novita' di breve respiro, non affrontando in profondita' il limite con i quali la scuola si misura: l'incapacita' di includere tutti e tutte dando le basi per inserirsi nel mondo del lavoro". È quanto afferma in una nota Marco Chiesara, presidente WeWorld onlus.
"La scuola- ha aggiunto- ha bisogno soprattutto di meno burocrazia meno progetti estemporanei e piu' fiducia negli insegnanti e nei dirigenti, che hanno tutti gli strumenti che l'autonomia concede per dare il meglio di loro stessi e trarre il meglio dalle nuove generazioni. Cio' che disturba di piu' il mondo della scuola e' invece l'innovazione senza un fine, la rincorsa dell'eccellenza estemporanea che dimentica l'importanza del fare bene il normale lavoro quotidiano che ha un solo fine: far emergere le competenze che tutti hanno. Invece la continua vessazione di incombenze burocratiche per micro progetti ed emergenze annullano gli effetti positivi dell'autonomia. E questo noi lo abbiamo imparato bene nel lavoro costante e quotidiano con le scuole, nostri partner indispensabili nei progetti per contrastare la poverta' educativa ed educare i cittadini di domani. La Buona Scuola al di la' delle intenzioni dei proponenti, ha finito per non riconoscere che serve pazienza per cambiare e che i cambiamenti che contano hanno bisogno di tempo".
"Non sappiamo se la neo ministra avra' tanto tempo a disposizione- ha sottolineato ancora Chiesara- probabilmente assai meno di quanto ne ha avuto la ministra Giannini, ma ha sufficiente sguardo lungo per capire che senza il consenso degli insegnanti e dei dirigenti non si fa della buona scuola e questo consenso si ottiene, facendo bene le cose semplici che durano nel tempo. Ne indichiamo due, per brevita': inclusione e pari opportunita'. La scuola italiana non e' in grado di mediare le crescenti diseguaglianze che la crisi sta creando. I nuovi poveri sono soprattutto poveri dal punto di vista educativo. E' facile prevedere dal reddito dei genitori il destino scolastico dei figli. 'Chi ha puo'' e accede ai licei, 'chi non ha non puo'' e non completa nemmeno le scuole professionali".
"Non c'e' differenza tra nord e sud- ha spiegato ancora- se non nel fatto che al Nord sono soprattutto i figli dei migranti ad ingrossare le fila degli espulsi dalla scuola ed al Sud sono gli italiani che, anche quando giungono al termine del percorso scolastico indenni, sono poveri di competenze spendibili, come ci ricordano puntualmente Invalsi e l'indagine Pisa. Solo una forte integrazione tra scuole, territori e famiglie che veda una alleanza con il terzo settore e che sappia affrontare, con tutto il tempo che serve, la poverta' educativa puo' cambiare un destino escludente che pare segnato. Non servono nuove risorse europee o nuovi piani nazionali, ancor meno tanti rivoli di micro progetti, basterebbe dare alle scuole alcune certezze: scuole aperte, integrazione tra scuola ed extra scuola, sostegno all'inclusione, non sono formule emergenziali, ma la normalita' del lavoro quotidiano in tutte le scuole. Perche' cio' accada sarebbe sufficiente eliminare le incombenze burocratiche che ricadono sulle scuole per micro progetti straordinari, con cui il Miur si e' caratterizzato in questi anni, e dare priorita' al sostegno alla inclusione di qualita' per tutti".
Poi le pari opportunita'. Come hanno mostrato le indagini di WeWorld, e come ben sa Valeria Fedeli, che in questi anni e' sempre stata molto attenta al tema, salutando con favore la sensibilizzazione che WeWorld sta conducendo sul tema da vari anni, esiste un vuoto sociale ed economico che il nostro paese non riesce ancora a colmare: la parita' tra uomini e donne sul piano sociale, economico e lavorativo. L'educazione alle pari opportunita', politiche che dall'asilo nido all'Universita' consentano alle donne di accedere senza timore al lavoro, avrebbero un impatto sulla crescita di svariati punti di PIL.
Ma cio' e' possibile solo se fin dai banchi di scuola si educa alle pari opportunita'. Anche in questo caso non servono ne' risorse eccezionali ne' piani emergenziali. Basterebbe che i milioni di euro che il MIUR destina alla scuola vengano indirizzati nel rafforzare le competenze di insegnanti e dei dirigenti quali formatori alle pari opportunita' e nel creare occasioni di vera coprogettazione nel lungo periodo tra scuole, famiglie, studenti e terzo settore. Una scuola normale dunque e' possibile- ha concluso il presidente di WeWorld- senza spendere un euro di piu', basta volerlo, con due grandi armi per crearla davvero questa Buona Scuola: l'inclusione per tutti e le pari opportunita'".
(Wel/ Dire)