(DIRE-Notiziario Scuola) Roma, 1 giu. - Nato nella Carolina del sud negli States. Cresciuto dalla nonna in una casa con 13 bambini tra fratelli e cugini e discriminato in quanto "nero, con una mole spropositata rispetto ai miei coetanei, e povero". È Alex English, ex cestita, campione Nba degli anni 80, oggi impegnato nel contrasto al fenomeno del bullismo e del cyberbullismo nelle scuole di tutto il pianeta. La scorsa settimana ha fatto tappa al liceo Benedetto Croce nel Municipio IV di Roma, accompagnato dall'assessore capitolino a Scuola, Politiche giovanili e Partecipazione, Paolo Masini. English ha parlato a lungo con i ragazzi raccontando loro la sua storia e di come ha 'capovolto' le sue debolezze e le sue 'diversità', trasformandole in punti di forza. "Ho imparato con gli anni, l'umiltà, ho imparato a mettermi nei panni dell'altra persona, dei più deboli e ho capito che in questo mondo siamo tutti uguali: amiamo e odiamo nello stesso modo; soffriamo e sanguiniamo nello stesso modo e andiamo anche in bagno nello stesso modo. Ho appreso questo grazie al basket che mi ha dato l'opportunità di viaggiare e conoscere ogni angolo della terra. Nei miei viaggi non ho incontrato diversità, ma solo uguaglianze". Motivo per cui "non abbiamo alcun motivo per odiarci perchè tutti vogliamo la stessa cosa: una vita felice e serena".
L'ex stella dell'Nba - miglior realizzatore nel campionato dell'83, eletto nella basketball Hall of Fame - ha iniziato la sua carriera sportiva nel Football americano, "perchè in questo modo avevo deciso di sfruttare la mia stazza". Ma poi "ho capito di essere 'bravino' anche nel basket, disciplina che da quel momento è diventata il mio percorso di vita". Lo sport infatti può fare molto per aiutare sia "le vittime che i carnefici del bullismo".
"Il bullismo- ha aggiunto English- è sempre esistito. Quello che fino a 20 anni fa non esisteva invece, è internet. Oggi con il web e i social-media, il fenomeno si è aggravato. Molti sono i ragazzi e le ragazze che ne sono vittime. Alcuni di questi vengono spinti al suicidio". Quindi l'appello agli studenti: "Parlate con i vostri genitori, con gli insegnanti e con la preside. Parlate anche con i vostri compagni". Questi ultimi in particolare, "devono ascoltare, rincuorare e aiutare coloro che vengono presi di mira dai loro coetanei".
Al termine dell'incontro nell'aula magna dell'istituto scolastico - a cui ha preso parte con la sua testimonianza anche Luca Massaccesi, campione olimpionico di Taekwondo e segretario generale dell'Osservatorio nazionale Bullismo e Doping - l'illustre testimonial si è tolto giacca e cravatta e ha vestito ancora una volta i panni del fuoriclasse del basket. Con i ragazzi della squadra del liceo Croce - e con l'assessore Masini - ha infatti improvvisato una mini-lezione e una partita nella palestra della scuola.
"Questo campione- ha sottolineato Masini- poteva godersi la vita e i guadagni di una glorisoa carriera e invece ha scelto di girare il mondo per una buona causa. Noi siamo orgogliosi di averlo qui perchè questa è un'iniziativa a cui teniamo davvero molto. In quanto rappresentanti delle istituzioni abbiamo il dovere di accendere i riflettori su un fenomeno così grave come il bullismo. Lo sport in questo senso può giocare un ruolo di primo piano e il calcio solidale ne è la più concreta dimostrazione. È quindi giusto che tutte le istituzioni ne tengano conto anche a livello nazionale. Se 'ghettizziamo' le vittime e il fenomeno stesso saremo i primi a stare dalla parte sbagliata".
(Wel/ Dire)