(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 6 ott. - "Un'occasione così non si può perdere". Anche se significa lasciare casa, famiglia e nazione ad appena 19 anni per un Paese come gli Emirati Arabi per lavorare nel settore del petrolio. Un altro mondo. A Martino Martellotta, Danilo Libardo, Gianmarco Fanciullo e Christian Buongiorno l'occasione si è presentata e loro non se la sono lasciata sfuggire. Neodiplomati presso l'Istituto tecnico industriale liceo scientifico tecnologico Majorana di Brindisi, martedì partiranno per gli Emirati Arabi per un apprendistato della durata di due mesi "che potrebbero diventare tre. E alla fine, se tutto andrà bene, potrebbero anche tenerci oltre. E io non sarei dispiaciuto...". A parlare è Martino Martellotta, contattato dall'agenzia Dire, che racconta l'emozione e soprattutto "l'eccitazione per una esperienza di lavoro di questo genere che si presenta ad appena 19 anni".
Ma come si è arrivati alla scelta dei 4 ragazzi dell'istituto brindisino? Tutto è successo pochi mesi fa. Appena 10 giorni dopo il diploma, l'azienda Petrofac ha contattato l'istituto chiedendo una lista dei diplomati che avessero ottenuto voti tra 90 e 100. Da qui la selezione effettuata dall'azienda attraverso una serie di di test e di colloqui via Skype. La risposta via email, evidentemente positiva per i 4: "Ne ho ricevuta una in cui mi si offriva il posto- continua Martellotta, appassionato di chimica, fisica e analisi e diplomato con 94 centesimi- Saranno due mesi di apprendistato, spero di riuscire a ottenere di più".
A proposito degli Emirati "mi sono documentato. Non credo avremo le stesse libertà che abbiamo in Italia- continua- Ma ho anche letto che sono il paese tra i più occidentalizzati e che il loro modo di vivere si avvicina a quello americano". Di questi tempi andare da quelle parti un po' di apprensione la lascia: "Un po' di timore c'è ma in tutto il mondo potrebbe succedere qualsiasi cosa. E forse dove andiamo si può considerare proprio come una delle zone più sicure". In famiglia anche c'è un po' di paura: "Nelle nostre famiglie sono tutti contententi, anche se vedere un figlio partire per un posto così lontano non è mai facile. Sono un po' preoccupati però è un'offerta che non si può rifiutare".
Niente Pc ma smartphone "e Jovanotti per passare il tempo. Mi porto musica e film, visto che lì sarà tutto, o quasi, in arabo. Il mangiare? Dall'Italia nulla, sull'aereo non si può". L'ambizione è tanta in vista di questa grande esperienza: "Dopo i 90 giorni ci diranno se resteremo o meno. Io- ripete- ma anche gli altri speriamo di avere la possibilità di restare di più. Poi il sogno sarebbe quello di continuare in questo campo, ma in Italia".
(Wel/ Dire)