SCUOLA. Esperti: Formazione e ambiente per combattere dispersione
Audizione di Moro (Cidi), Orsi (Senza zaino), Taverna (Exodus)
(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 9 giu. - Formazione teorica e pratica per i docenti, un ambiente ospitale e di qualità in classe, ricostruzione del tessuto relazionale degli alunni, monitoraggio dei motivi e delle stastiche dell'abbandono scolastico. Ecco alcune delle ricette per combattere la dispersione scolastica presentate oggi alla Camera dei deputati da alcuni esperti del settore, auditi in commissione Cultura.
L'Italia, occorre ricordarlo, è tra i paesi peggiori d'Europa per abbandono delle aule: lascia i banchi troppo presto il 17,6% degli alunni, con punte del 25% nel Mezzogiorno. Numeri lontani dalla media dei 28 Paesi dell'Ue, scesa al 12,7%, e all'obiettivo comunitario del raggiungimento del 10% entro il 2020. "Nell'arco di 6 anni dobbiamo abbattere la dispersione di 15 punti circa- dice Franco Taverna, responsabile Fondazione Exodus- dobbiamo cercare di raggiungere in tutti i modi l'obiettivo di Lisbona 2020: dispersione zero e 90% dei diplomati. Ma come?".
Taverna osserva che "la dispersione non è solo di carattere socio-economico-culturale, ma è anche prodotta dal sistema di istruzione. Come poter far sì che il sistema di istruzione diventi un fattore di equità che fa superare le differenze sociali?". Taverna punta al rilancio del primo biennio della scuola secondaria di secondo grado, proponendo di avviare "l'orientamento formativo" in quei due anni. "Servoon capacità di coordinamento e chiarezza di strategia- aggiunge- sarebbe fondamentale perimantere a livello nazionale una 'commissione', guidata dal governo, dal ministero dell'Istruzione pubblica, che nel giro di pochi anni vada a misurare come varia la dispersione".
Per Valter Moro, presidente del centro di Iniziativa democratica degli insegnanti (Cidi), "per affrontare il tema della dispersione scolastica non si può non tener conto del deficit educativo dei ragazzi, del disagio e delle difficoltà di cui sono carichi questi ragazzi. Ragazzi, stranieri o italiani, che hanno difficoltà in famiglia, che hanno avuto un'adolescenza tormentata".
L'aspetto umano della scuola, prima di tutto: "Il piano su cui è necessario intervenire per superare il gap è la ricostruzione del tessuto relazionale di cui questi ragazzi hanno indispensabile bisogno: l'autostima, il sapersi adeguare all'interno di una classe, la relazione con gli adulti. Il sistema relazionale- aggiunge Moro- è preliminare e fondamentale per fare qualunque tipo di azione sulla dispersione".
Marco Orsi, responsabile nazionale della rete Scuole senza zaino, propone di "ripartire da Maria Montessori" e illustra il progetto che ha tolto di fatto lo zaino dalle spalle degli alunni e riprogettato le aule scolastiche secondo aree dedicate a laborati ed esperienze concrete. "Non si può e non si deve progettare solo la formazione- spiega- ma un intero ambiente di apprendimento, rivedendo l'aspetto fisico e non: dalle architetture scolastiche alla distribuzione degli spazi, dall'organizzazione degli arredi sino all'interno dell'aula scolastica, da arredare con attrezzure digitali ma anche tattili". Per Orsi la "formazione docenti" deve essere la formazione di "una comunità, di un gruppo".
Un caso specifico, poi, è quello dell'abbandono scolastico delle comunità rom. Flaviana Robbiati, maestra elementare a Milano: "Il 19,2% dei minori rom è analfabeta. Hanno genitori analfabeti, il che è uno svantaggio culturale di partenza. Vivono nella precarietà delle baraccopoli e degli sgomberi che impediscono loro di progettare il futuro. Situazione drammatiche e diffuse che portano ovviamente all'insuccesso scolastico".
Per Robbiati alcune strategie per ovviare a questi insuccessi esistono, a partire dal tentativo di coinvolgere i giovani che hanno superato l'età dell'obbligo scolastico ma che magari possono essere avviati al lavoro. "Si potrebbero rendere accessibili i corsi formativi, con una deroga, anche ai ragazzi che non hanno conseguito la licenza media, che se non possono accedere a queste scuole sono persi, non li recuperiamo più e si accostano al mondo della microcriminalità".
Inoltre, conclude, "bisogna che le scuole denuncino al tribunale dei minori le evasioni. La scuola è un diritto e un dovere e va fatto rispettare".
(Wel/ Dire)
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