Dati emersi dalla ricerca sugli sportelli di Forli'-Cesena e Parma
(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 18 nov. - Un luogo nel quale gli adolescenti possano essere ascoltati, compresi, supportati, dove possano esprimere il loro potenziale di crescita intellettuale, emotiva e affettiva: questo -ma non solo- sono gli Sportelli d'ascolto nelle scuole. La loro attivita' e' stata al centro della tavola rotonda ospitata nella sede dell'Assemblea Legislativa della Regione 'Ascolto. Diritto e dovere', organizzata dal Garante per l'infanzia e l'adolescenza della Regione Emilia-Romagna e dal Dipartimento di psicologia dell'Universita' di Bologna. Al centro della riflessione, il nuovo ruolo degli Sportelli d'ascolto dentro alle scuole, non piu' solo ambiente in cui avviene la trasmissione delle conoscenze, ma oggi piu' che mai "spazio di vita" in cui tutti gli aspetti della crescita e della socializzazione degli alunni possano essere coniugati.
Durante l'incontro e' stata presentata la ricerca sugli sportelli nelle province di Forli'-Cesena e Parma che ha messo in luce carenze e punti di forza del servizio. Tra i limiti -sicuramente legati anche ai pochi finanziamenti disponibili- lo scarso coinvolgimento a tutti i livelli di genitori e insegnanti, la quasi assenza di monitoraggio e di una valutazione a conclusione del percorso dello sportello, la minima integrazione degli operatori degli Sportelli-Cic (Centro di informazione e consulenza, il predecessore degli sportelli: alcuni attivi ancora oggi) con il resto della comunita' scolastica, le poche ore in cui il servizio e' disponibile.
Soprattutto, gli sportelli non coltivano a sufficienza la loro funzione di ponte tra ragazzi, scuole e servizi sul territorio. Tra i pregi, la gratuita' e l'accessibilita' in primis, ma anche la funzione di filtro e di strumento in grado di favorire il successo scolastico.
"I ragazzi si rivolgono agli Sportelli d'ascolto a scuola perche' li vedono come luoghi sicuri - spiega Cinzia Albanesi, tra le curatrici della ricerca -, come unica opportunita' per essere non solo ascoltati, ma addirittura visti".
Il questionario alla base della ricerca e' stato distribuito a 24 Istituti secondari e a sette Centri di formazione professionale (Cfp) nella provincia di Forli'-Cesena e a 26 Istituti e sei Cfp della provincia di Parma. Su Forli'-Cesena in tutto, ne sono stati raccolti 27: gli sportelli sono presenti in 16 Istituti superiori e in due Centri di formazione professionale. A Parma, il questionario e' stato compilato da 18 Istituti superiori e cinque Cfp. Lo sportello e' presente in 17 scuole e due centri professionali. Nei restanti attori coinvolti, l'attivita' e' presente sotto altre denominazioni oppure non e' presente. Contrasto alle difficolta' di integrazione nel contesto scolastico, prevenzione del disagio e promozione del benessere degli studenti, collaborazione con i genitori per arginare il disagio relazionale e l'abbandono scolastico sono le necessita' che gli sportelli piu' spesso sono chiamati a soddisfare. Per quanto riguarda i finanziamenti, a Forli'-Cesena, 11 Istituti superiori utilizzano risorse interne alla scuola, sei il contributo delle famiglie, quattro fondi del Comune o della Provincia, sei risorse di enti provati, un fondo ministeriali, un Fondo per l'istituzione scolastica. Dei Cfp, due percepiscono un finanziamento annuo dal Fondo sociale europeo), tre non hanno una fonte precisa perche' rientrano nei finanziamenti delle attivita' accreditate da IeFP (il Sistema regionale di istruzione e formazione professionale).
Quasi la meta' degli Istituti di secondo grado parmensi hanno piu' fonti di finanziamento, tra fondi interni all'Istituto, piani di zona, famiglie, Miur, contributi di onlus. Gli Sportelli/Cic possono essere gestiti attraverso due modalita': direttamente dalla scuola o attraverso convenzioni con esterni (associazioni, liberi professionisti). Su Forli'-Cesena, 16 Istituti secondari (il 73%) gestiscono direttamente il servizio, tra i Cfp 4 sono a gestione diretta. A Parma, lo fanno 7 Istituti su 17 e 4 Cfp su 5. Nella loro gestione sono coinvolte piu' professionalita'. Negli Istituti secondari della provincia romagnola sono impegnate 74 figure (psicologi, e insegnanti soprattutto, ma anche un pedagogista e vari docenti, coordinatori e tutor). I cinque Cfp contano sei psicologi, due pedagogisti, nove tra coordinatori e tutor. Nella provincia emiliana, le scuole di secondo grado raccolgono 42 addetti (23 insegnanti, 13 psicologi e poi tre counsellor, un pedagogista, 2 Ata e un tirocinante). I centri di formazione professionale, 25 persone: 12 tutor, 10 psicologi, un pedagogista, un counsellor e un insegnante.
Le modalita' di promozione del servizio piu' diffuse sono la presentazione al Collegio dei docenti, la comunicazione scritta alle famiglie, la presentazione nelle assemblee di classe. Tutti gli Sportelli/Cic si rivolgono agli studenti: circa il 90 per cento anche ai genitori, l'80% agli insegnanti. Quanto alla creazione di una rete locale, nella provincia di Forli'-Cesena solo circa il 60% delle scuole superiori collabora occasionalmente con i servizi del territorio (Ausl, Servizi Sociali, Consultorio). In quella di Parma la percentuale sale all'80%. (Dires - Redattore Sociale) (Wel/ Dire)