(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 11 nov. - La scuola deve affrontare almeno tre emergenze a cui il decreto 104 risponde in modo inefficace. A spiegarlo alla Dire e' Roberto Pellegatta, responsabile delle Relazioni europee e istituzionali dell'associazione dei dirigenti scolastici Disal, che aggiunge: "e' un testo che si occupa del bonus maturita', del fumo e di tanti altri piccoli particolari che non affrontano pero' la crisi della scuola, una crisi formativa e culturale che dipende dalle istituzioni".
Per il preside dell'Istituto professionale 'G. Meroni' di Lissone la prima urgenza e' infatti di tipo "istituzionale-normativo e investe il rapporto scuola-lavoro, con la necessaria valorizzazione professionale e l'esigenza di realizzare piu' attivita' pratiche all'interno degli istituti. A seguire- spiega Pellegatta- abbiamo un'emergenza di carattere sociale, legata al tema dell'autonomia scolastica che dopo 18 anni dalla legge si e' concretizzata in un maggiore statalismo lontano dal rispondere ai bisogni veri di docenti, presidi e famiglie. Infine- ricorda l'esponente della Disal- il riordino delle superiori e delle medie".
La scuola "fa i conti con la crisi della famiglia e della docenza- continua il dirigente- ha bisogno della famiglia, che deve essere piu' presente nella vita della scuola, ma ha bisogno anche dei concorsi che non arrivano e di una preparazione piu' adeguata. Nel nostro Paese pero' si procede al solito modo, all'italiana: la scuola cammina grazie alla buona volonta' di molti che fanno il loro dovere con passione. C'e' tanta buona volonta'- sottolinea Pellegatta- ma questo non puo' diventare un sistema".
"La grossa difficolta' dei presidi e' la dimensione che hanno raggiunto le scuole- prosegue il dirigente- in Italia ci sono 8.800 scuole, mentre in Francia a parita' di popolazione ce ne sono 18.000 con dimensioni molto piu' umane. Gli istituti comprensivi contano ciascuno 1.600 alunni, come puo' un preside seguire tutti i problemi di quella scuola? È impossibile- afferma- andiamo avanti con misure forsennate e senza guardare alle esperienze altrui".
Pellegatta conclude: "Il fallimento del concorso per dirigenti scolastici in questi ultimi quattro anni ha messo in difficolta' la realizzazione di una vita seria della scuola, poiche' ogni anno migliaia di istituti si trovano a cambiare dirigente. La scuola ha bisogno di stabilita', cura e tempo. È come il terreno di un contadino, se tutti gli anni cambia il contadino quel terreno non produrra' piu' niente. Non a caso le parole cultura e coltura si somigliano, perche' l'istruzione non e' solo spirito, e' fatta anche di una materialita' che deve favorire appunto la disponibilita' dello spirito. La politica su questo ha delle responsabilita' molto serie".
(Wel/ Dire)