(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 17 giu. - Di seguito, l'intervento di Antonino Petrolino (Associazione nazionale presidi e alte professionalita' della scuola).
E cosi, a quanto pare, la campagna contro il decreto dello scorso aprile, relativo ai test di ammissione all'universita' ha ottenuto il suo scopo: rinviare le prove a settembre e modificare il peso del voto di maturita'. Eüe' qualcosa di cui rallegrarsi? Ci sono parecchi motivi per dubitarne. Intanto, il rinvio in se. La cultura del rinvio fa parte del DNA nazionale, come tutti sappiamo. Ma l'aver anticipato i test a luglio era coerente con l'aver reso le graduatorie nazionali e quindi con la necessita' di provvedere, una volta stilata la lista generale, alle ripartizioni fra gli atenei interessati.
Quel rinvio si ripercuotera' a cascata sulle operazioni successive e rischia di generare altro caos nell'avvio dell'anno accademico. Era proprio il caso? Molti fra gli studenti interessati (e le loro famiglie) avevano programmato i propri tempi- incluse le vacanze post-maturita' e le relative prenotazioni- in funzione del calendario precedente. Lo spostamento rischia di creare problemi di organizzazione anche personale e familiare, oltre a "tenerli sulla graticola" e sui libri per altri cinquanta giorni. Anche qui: era veramente necessario? E non sarebbe stato piu' serio che i candidati si misurassero con i test all'indomani della maturita', con le conoscenze ancora fresche e senza aver "staccato" psicologicamente? E veniamo al tanto detestato "bonus". Sarebbe ipocrita far finta di ignorare quel che tutte le statistiche ci mostrano con evidenza: in alcuni istituti le probabilita' di conseguire il voto massimo sono fino a venti volte superiori a quelle di altri. E, purtroppo, le ragioni non sono sempre da individuare in una specifica eccellenza di quelle scuole. Chi si e' scandalizzato nei giorni scorsi perche', a parita' di voto, il bonus spettante poteva essere diverso ha riflettuto sul fatto che, sempre a parita' di voti, la preparazione reale e' sicuramente molto diversa? Si e' valutato abbastanza un possibile effetto "perverso" dell'abbandono del metodo individuato appena un paio di mesi fa? Proviamo a fare un esempio: con le regole oggi cancellate, le commissioni non avrebbero avuto interesse a "gonfiare" indiscriminatamente i voti, perche, cosi' facendo, avrebbero abbassato il loro peso in termini di bonus. Ed avrebbero potuto opporre un buon argomento alla pressione ambientale, che tutti sappiamo esercitarsi con particolare forza sui commissari di certe regioni. Non conosciamo ancora le nuove regole che il Ministro ha in mente di introdurre, ma ci permettiamo di richiamare la sua attenzione su una conseguenza possibile: se il voto di maturita' dovesse essere "quotato" cosi com'e', come dato assoluto e senza una normalizzazione per contesto, si avrebbe come effetto quello di aumentare la pressione sulle commissioni e di togliere ancora credibilita' all'esame. Eüe' questo che realmente si vuole? Eüe' di moda in questi giorni interrogarsi con preoccupazione sul futuro del Paese, ed in particolare dei giovani, ed invocare misure in grado di invertire la tendenza al declino. Ma, appena si prova ad introdurne qualcuna, scattano le campagne di opinione, sorrette dalle piu varie ed improbabili coalizioni di interessi. E puntualmente la spuntano. Ma il prevalere degli opposti conservatorismi blocca sul nascere ogni tentativo di risalire la china.
(Wel/ Dire)