(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 3 giu. - Lo sport, con il suo portato di vitalita', lealta' e spirito di squadra, puo' diventare un'asse di comunicazione tra realta' distanti, come lo sono il carcere e la scuola. Due mondi che si sono incontrati venerdi' nella casa circondariale Lorusso e Cutugno (Torino), per la diciassettesima edizione del torneo annuale di pallavolo tra detenuti e studenti delle scuole superiori della provincia di Torino.
Organizzato dall'associazione sportiva socioculturale "Iride" di Grugliasco, dal Servizio dipendenze area penale dell'Asl Torino 2 e dall'Amministrazione penitenziaria, il torneo ha visto gli alunni di quattro istituti superiori (Majorana, Natta, Peano e Des Ambrois) sfidarsi in una serie di eliminatorie contro una rappresentanza di detenuti con problemi di tossicodipendenza, inseriti nei programmi di recupero della struttura a custodia attenuata "Arcobaleno".
L'iniziativa risponde a una doppia finalita'- spiega Enrico Teta, responsabile del Servizio dipendenze ASL TO 2. In primo luogo, mette in contatto la realta' del carcere con la comunita' esterna per favorire il reinserimento dei detenuti tossicodipendenti; inoltre, sensibilizza le giovani generazioni, sui problemi legati all'abuso di sostanze stupefacenti e ai comportamenti devianti".
Istituita nel 1995, la struttura Arcobaleno e' nata per seguire un gruppo di 40 tossicodipendenti del Lorusso e Cutugno. Oggi occupa un'intera palazzina, nel padiglione E, e puo' ospitare fino a 110 detenuti, tra uomini e donne; i quali seguono un percorso basato sulla salvaguardia dei valori di dignita', rispetto, salute e sicurezza, e sul rifiuto della violenza fisica, delle minacce e degli abusi. L'ingresso e' volontario, ma riservato solo a individui fortemente motivati: al suo interno, si svolgono attivita' di tipo terapeutico, formativo e ricreativo.
"La tossicodipendenza- prosegue Teta- e' una patologia complessa, con implicazioni neurobiologiche, psicologiche e sociali. Se non opportunamente curata, tende a recidivare anche dopo un lungo periodo di astinenza, come puo' accadere dopo la carcerazione: secondo alcune ricerche internazionali, all'uscita dal carcere, in assenza di un trattamento specifico, oltre il 50 per cento dei soggetti con una storia di abuso di sostanze ha una ricaduta entro un mese dal rilascio". "I detenuti di "Arcobaleno", infatti, vengono seguiti anche una volta fuori dal carcere, in un percorso di reinserimento sociale con base nella Casa di reinserimento di Torino. I programmi della struttura hanno due percorsi principali: "Aliante", che agisce da ponte verso progetti di cura e reinserimento sociale esterni, ed e' rivolto a soggetti con una situazione giudiziaria che consente l'elaborazione di progetti da iniziare in carcere e poi proseguire all'esterno in misura alternativa alla detenzione; e "Arcobaleno", un programma di tipo comunitario, attuato all'interno del carcere e destinato a chi debba scontare un residuo di pena di almeno 2 o 3 anni, con l'obiettivo di attivare un cambiamento complessivo della persona.
"La ricaduta nell'uso di sostanze e la recidiva del reato- conclude il dottor Teta- si combattono molto piu' efficacemente con la cura della dipendenza piuttosto che con l'inasprimento delle pene e delle condizioni di detenzione. Ma questa evidenza fatica ad affermarsi nella cultura generale. Circa un quarto dei soggetti detenuti nelle carceri italiane presenta un quadro di abuso da sostanze stupefacenti e/o alcool. E molti di loro non hanno mai ricevuto un trattamento specialistico".
(Wel/ Dire)