INDAGINE IPSOS PER SAVE THE CHILDREN, CHE SI IMPEGNA IN INIZIATIVE EDUCAZIONE TRA PARI.
(DIRE - Notiziario scuola) Roma, 25 feb. - Quattro minori su 10 sono testimoni di atti di bullismo online verso coetanei, percepiti "diversi" per aspetto fisico (67%), orientamento sessuale (56%) o perche' stranieri (43%). Secondo i ragazzi, chi ne e' vittima di cyber bullismo si isola, si rifiuta di andare a scuola o fare sport (per il 67% degli intervistati), non vuole piu' uscire o vedere gli amici (65%) o si chiude e non si confida piu' (45%), e secondo gli intervistati, alcuni degli ultimi tragici fatti di cronaca sono molto (33%) o abbastanza (48%) connessi a questo fenomeno. Lo rivela una recentissima indagine condotta da Ipsos, per conto di Save the Children che ha lanciato l'allarme sugli episodi di bullismo, che hanno spesso una corrispondente dimensione "virtuale" in rete o attraverso i telefonini dove i ragazzi non solo documentano e condividono la violenza, come nel caso di Grosseto, ma dove puo' anche nascere una persecuzione collettiva le cui conseguenze nella vita reale possono essere molto gravi.
"Non possiamo permetterci di sottovalutare azioni come quella avvenuta a Grosseto ai danni di una ragazza minore di colore da parte di suoi coetanei che, come testimoniano le immagini poi caricate sulla rete presumibilmente dagli autori, l'hanno aggredita fisicamente e insultata", lo ha dichiarato Raffaela Milano, direttore dei programmi Italia-Europa di Save the Children. "Al di la' della dinamica dei fatti, questo gravissimo episodio di discriminazione e bullismo testimonia come, in un Paese in cui c'e' quasi un milione di minori di origine straniera la meta' dei quali e' nata qui- ha aggiunto- l'integrazione sia ancora un obiettivo lontano da raggiungere e ci si debba impegnare tutti a costruire una cultura diversa a partire proprio dai ragazzi piu' giovani." Di fronte al "dilagare di questi episodi, che dimostrano una interconnessione cosi' stretta tra la vita reale e quella 'virtuale', ne' le scuole ne' le famiglie possono essere lasciate da sole.
Abbiamo davanti a noi una sfida educativa dove ogni soggetto, istituzioni comprese, deve giocare la sua parte. L'esperienza ci insegna che proprio dai ragazzi e le ragazze puo' venire un supporto per contrastare, nel rapporto con i coetanei, lo sviluppo di questi atteggiamenti violenti e discriminanti. E' per questo motivo- ha concluso Raffaela Milano- che Save the Children e' impegnata direttamente nella promozione di iniziative di educazione tra pari (peer education) nelle scuole, per sensibilizzare i piu' giovani e rafforzare le competenze emotive necessarie per costruire relazioni positive con gli altri.
(Wel/ Dire)