IL GENITORE: IO SENZA STIPENDIO. PICCHIARE AUTISTA? NON SERVIREBBE
(DIRE - Notiziario scuola) Roma, 17 dic. - Lasciato a piedi ad un chilometro da casa, al freddo e ad appena 10 anni. È successo ad un piccolo studente di una scuola in provincia di Cosenza, fatto scendere dall'autista di una scuolabus sul tragitto per casa.
"State facendo casino. Tu, comincia a scendere che non paghi neanche il tesserino". Questo e' quanto e' successo al bambino, racconta il quotidiano locale Calabriaora, dopo che con gli altri piccoli, sul mezzo, si erano messi a giocare: per questo sarebbe stato lasciato, solo, su una strada pericolosa con le auto che sfrecciano. Il papa' di Francesco ha 42 anni, lavora per la Giseco, che gestisce gli impianti di depurazione nella zona di Cosenza e dintorni. È stanco, ha pochi soldi. Sfoga la sua rabbia: "E' solo un bambino, ed e' la mia vita. Non ha colpe lui se non posso pagargli lo scuolabus- racconta a Calabriaora- Il comune di Rende e' in debito con la Giseco. Deve qualcosa come un milione di euro e, anzi, di piu'. Fondamentalmente i miei soldi ce li ha gia' l'amministrazione comunale". Il papa' ricostruisce quanto successo: "Il bambino ieri sera aveva paura di raccontarmi cosa era successo per paura che andassi a picchiare l'autista. Ma picchiarlo non servirebbe. Ho pensato di denunciare l'accaduto per far capire che i soprusi devono cessare, specialmente sui bambini che non hanno colpe. E mio figlio non deve vergognarsi di avere un padre come me, non deve sentirsi dire che non ha il tesserino pagato. Io sono un onesto lavoratore che ogni mattina si reca sul cantiere, anche con mezzi di fortuna, per adempiere al proprio dovere. Adesso tra l'altro lavoriamo con il contratto di solidarieta', solo due giorni a settimana. Per mangiare i miei figli devo chiedere aiuto. Posso vietargli di andare a scuola e istruirsi?".
E ancora: "Il mio ometto esce da scuola, nel centro storico di Rende alle 13.15. Li' c'e' lo scuolabus della linea Rende - centro storico - Nogiano, ad attendere circa una quindicina di scolari per riportarli a casa. La fermata e' proprio davanti la mia abitazione. Alle 13.30 mi chiama mia moglie, preoccupata, che non vedeva arrivare Francesco: 'e' arrivato il pullman ma non si e' fermato. Francesco non e' sul pullman'. Dopo una quindicina di minuti, forse qualcosa in piu', mi richiama per tranquillizzarmi. Mio figlio era tornato a piedi.
Quando sono rientrato a casa nel tardo pomeriggio il bambino si e' deciso a raccontarmi la verita'. Erano sullo scuolabus e giocavano con i giubbini a incappucciarsi la testa tra di loro, l'abbiamo fatto tutti da bambini, tra le urla generali legate anche alla contentezza delle vacanze del fine settimana. A quel punto, l'autista ha fermato la corsa e ha gridato i ragazzi incolpandoli del troppo casino. Poi, a mio figlio, gli ha ordinato di scendere, tanto lui non paga l'autobus. Ho chiamato il responsabile del servizio che ha detto che avrebbe provveduto a chiare il fatto. Ma a me non basta. Qui si tratta di mio figlio, principalmente, ma penso che se ieri e' accaduto questo, domani potrebbe accadere altro e i bambini non si toccano. Chi svolge un servizio delicato come questo, con i bambini, deve essere responsabile. Gli vorrei domandare se un atto del genere lo avessero fatto al suo di figlio come avrebbe reagito".
(Gas/ Dire)