Roma, 18 mar. - "La paura delle malattie, comunemente chiamata ipocondria, riguarda circa il 5% degli italiani. Ora pero' assistiamo allo slatentizzarsi di comportamenti ansiosi e ossessivi in alcuni soggetti predisposti che nulla hanno a che vedere con le necessita' reali". A dirlo e' il neurologo Piero Barbanti, professore dell'Universita' telematica San Raffaele di Roma e responsabile del Centro per la diagnosi e la cura delle cefalee e del dolore dell'IRCCS San Raffaele Roma-Pisana.
Il medico aggiunge: "Il rischio grave e' rappresentato dal cosiddetto contagio sociale. Le persone tendono a essere empatiche e ad emulare i comportamenti in genere, grazie all'attivita' dei neuroni specchio, responsabili della nostra socialita'. Tuttavia stiamo pero' bene attenti perche' l'ansia non solo e' molto piu' contagiosa delle malattie infettive ma riduce anche la logicita' dei nostri comportamenti".
Secodo il professore "stiamo assistendo a una clamorosa sincronizzazione emotiva di massa, in grado potenzialmente di resettarci. Le grandi gioie, ma anche le grandi sofferenze collettive, sono spesso salutari dal punto di vista psicologico. Non dimentichiamo che il miracolo economico e' stato sostenuto dal coraggio e dalla capacita' visionaria di orfani e vedovi della tragedia della seconda guerra mondiale".
L'epidemia del coronavirus ha determinato "in tutti l'insorgenza di paure e fobie e rischia di innescare una cosiddetta malattia psicogena di massa- spiega Barbanti- ovvero una sorta di follia collettiva ispirata dalla contagiosita' della paura. In queste ore si registrano lunghe file anche disordinate all'ingresso dei supermercati, proprio nel momento in cui le autorita' invitano al distanziamento sociale. In ogni caso, considerate la situazione di emergenza che stiamo vivendo si possono immaginare anche conseguenze positive. Finora- prosegue lo studioso- il benessere ci ha portato a ricercare un'autonomia narcisistica con l'illusione che vivere significasse essere orgogliosamente indipendenti. La conseguenza- conclude il neurologo- e' stata il distacco emotivo dall'altro, una scarsa solidarieta' e pochi progetti comuni. Ora saremo tutti sincronizzati sullo stesso obiettivo: la sconfitta del virus.
Bisogna cogliere l'opportunita' data dalle norme restrittive per riscoprire un sentire comune, la necessita' dell'ascolto e la naturalezza dell'attesa. Potremo riconquistare un tempo piu' lento per vivere e per disegnare i nostri progetti ed i nostri sogni".
(Red/ Dire)