Roma, 15 gen. - L'ipertensione arteriosa in gravidanza rappresenta un rilevante problema di salute pubblica per donne e neonati, sia per la frequenza (interessa circa il 10% delle donne gravide) sia per la gravita', in quanto - se non correttamente diagnosticata e trattata - puo' determinare gravi conseguenze per la donna (es. ictus, mortalita' materna e aumento del rischio cardiovascolare) e per il neonato (es. basso peso alla nascita, necessita' di cure intensive neonatali).
"Di questa patologia si parla relativamente poco- afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE- spesso affrontando solo la punta dell'iceberg, ovvero la preeclampsia, gia' nota come gestosi, che complica circa il 5% delle gravidanze". Per massimizzare l'efficacia delle strategie preventive, invece, bisogna prendere in considerazione sia l'ipertensione cronica (diagnosticata prima della gravidanza o entro la 20a settimana di gestazione), sia quella gravidanza-correlata che include ipertensione gestazionale e preeclampsia, condizione a volte fatale. Infatti, il Primo Rapporto sulla sorveglianza della mortalita' materna documenta che i disordini ipertensivi della gravidanza sono al secondo posto tra le cause dirette di morte materna nel periodo 2006-2012 e al terzo posto nel periodo 2013-2017.
"Caratteristiche e storia naturale dell'ipertensione in gravidanza- dichiara Cartabellotta- dimostrano che questa condizione, spesso sottovalutata e la cui gestione va oltre il periodo della gravidanza, viene trattata esclusivamente dal team ginecologico. Al contrario, le cure primarie devono giocare un ruolo chiave nella prevenzione, nel trattamento di prima linea e nel monitoraggio in gravidanza e dopo il parto". I medici di famiglia, adeguatamente coinvolti, devono saper gestire adeguatamente questa condizione, ove opportuno indirizzare la donna verso l'assistenza specialistica e monitorarla nel post partum, perche' i disturbi ipertensivi in gravidanza aumentano sia il rischio di ipertensione in gravidanze successive, sia quello di patologie cardiovascolari a lungo termine.
(Red/ Dire)