Roma, 16 ott. - "Assistiamo fino a un 20% di aumento delle problematiche di salute mentale nell'infanzia e il livello 'comportamento' e' la vera emergenza. Tutti i comportamenti drastici, quelli che cambiano repentinamente, rappresentano un campanello di allarme". Parte da qui Elena Vanadia, neuropsichiatra infantile dell'Istituto di Ortofonologia (IdO), per introdurre ad una platea di pediatri i segnali dei rischi neuroevolutivi e comportamentali dei bambini, al corso promosso dal Sindacato italiano specialisti pediatri insieme all'IdO a Roma.
Nei primi 2 anni di vita il bambino ha un potenziale innato, ma come lo sviluppera' dipendera' dall'ambiente in cui si trova. "Le aree dello sviluppo procedono in modo integrato- spiega Vanadia- tanto che nei primi 1.000 giorni di vita i fattori innati e quelli ambientali interagiscono nel determinismo della sua personalita'. Nessuna dimensione deve essere trascurata- afferma- e' importante osservare l'alimentazione, l'ambiente, l'attaccamento, la cognizione e la relazione, la comunicazione e il linguaggio, il gioco e il movimento, il senso e la percezione, e infine la plasticita'".
Ecco le tappe dello sviluppo. "Occupandoci di eta' prescolare e sviluppo neuro-psico-comportamentale, sappiamo che in eta' evolutiva le funzioni non solo emergono ma si organizzano spesso per come saranno poi nel corso della vita". Da un punto di vista fenomenologico la maturazione delle funzioni regolatorie avviene per fasi. "Alla nascita- continua la neuropsichiatra dell'IdO- il bambino e' impegnato 'nella regolazione dei suoi stati fisiologici', come il ritmo sonno-veglia piuttosto che il battito cardiaco o il ritmo respiratorio, quali processi arcaici mediati prevalentemente dal tronco encefalico. Nel corso del primo anno di vita avviene la regolazione emotiva, che condurra' il bambino attraverso l'altro - che funziona per lui da etero regolatore psicobiologico - fino a raggiungere una serie di competenze, anche comportamentali, mediate prevalentemente dal sistema limbico".
Nell'arco del secondo anno di vita si inizia ad organizzare in modo piu' sostanziale la regolazione attentiva. "Questa si puo' stabilizzare soltanto se le due fasi precedenti - la regolazione fisiologica e quella emotiva - siano state sufficientemente stabilizzate. Se cio' non avviene- avverte Vanadia- la funzione potra' emergere, ma non potra' raggiungere il potenziale di quel bambino e la stabilita' che noi ci aspetteremmo a quell'eta'. La regolazione attentiva, come le funzioni emergenti che riguarderanno le funzioni esecutive, la regolazione del comportamento e la consapevolezza di se' (raggiunte invece intorno al quinto anno) sono tutte mediate dalla corteccia, la nostra parte piu' evoluta e piu' specializzata. In particolare la corteccia prefrontale, che e' l'ultima a maturare anche in termini di mielinizzazione, e' presieduta dalle cortecce associative, temporali e parietali che ci permettono di mettere insieme i dati e di decodificare l'esperienza sensoriale. A loro volta queste cortecce- puntualizza la studiosa- sono precedute dalla maturazione delle cortecce sensomotorie, un fatto che rappresenta la prova neurobiologica che nei primi 2 anni di vita col bambino ci si relaziona prevalentemente attraverso il corpo, la mimica, il gioco e gli scambi mediati da un piacere legato alla condivisione e al divertimento". A due anni, quindi, "non si puo' parlare di disturbo del comportamento poiche' la funzione preposta non c'e' ancora".
Per fare chiarezza sulle tappe di sviluppo evolutivo di un bambino ed aiutare gli operatori del settore, l'IdO ha elaborato un questionario di circa 25 domande che il pediatra potra' utilizzare con i bambini da 0 a 6 anni. "Il nostro obiettivo non e' tanto individuare i campanelli di allarme di un disturbo comportamentale gia' definito, ma prevenire la strutturazione di un disturbo del comportamento- rimarca la neuropsichiatra infantile- facendo leva su tutti quei precursori che gia' nei primi 5 anni di vita possono farci sospettare una disregolazione, una difficolta' che condurra' al disturbo".
Indicatori chiari "che devono allertarci sui segnali di allarme propri di ogni eta' esistono. Un bambino ha difficolta' ad afferrare un oggetto? Non sta seduto in autonomia superati gli 8 mesi? È subagitato o troppo cauto? Tutti gli eccessi devono accendere una lampadina", chiarisce Vanadia. "Non sopporta i vestiti, il bagnetto, il phone o la sabbia e i cibi tra le mani? Puo' trattarsi di un bambino che non ha ancora stabilizzato una integrazione sensoriale percettiva, che gli consenta di tollerare una ipersensorialita' tattile. Basta un solo suggerimento al genitore per fargli cambiare la storia evolutiva del figlio. Un esempio? Mettendogli la camicia della fortuna si riduce la superficie di impatto del bambino quando fa il bagnetto e si risolve la tolleranza dell'acqua". Una prova sono i prematuri, "che hanno una serie di traumi da superare. Gli incidenti relazionali succedono e si chiamano rotture- precisa la neuropsichiatra- vanno benissimo se ci sono le riparazioni.
Daniel Stern, psichiatra e psicoanalista, lo conferma ricordando che lo sviluppo passa per rotture e riparazioni". E' allora importante che ogni pediatra sappia osservare "la qualita' del sonno, dell'alimentazione, del movimento, della relazione, l'ipo o l'ipersensibilita' e il gioco simbolico. La capacita' di trovare l'oggetto nascosto e il gioco del cucu' purtroppo si stanno perdendo- ricorda la neuropsichiatra- eppure sono la base della mentalizzazione, insegnano a mettersi nei panni dell'altro. Giocandoci il bambino impara a riconoscere anche le conseguenze delle sue azioni sull'altro".
Vanadia punta, infine, l'attenzione sulle diagnosi errate. "Un bambino iperattivo, ipercinetico, puo' essere in realta' un bambino depresso e un primo campanello di allarme puo' emergere nei deficit delle funzioni esecutive, attenzionate dopo i 5 anni. Siamo stanchi di vedere diagnosi che propongono protocolli terapeutici che non si adattano al singolo bambino. Spesso a un sintomo si fa corrispondere una diagnosi, ma non e' cosi'".
Oltre il questionario, l'IdO ha elaborato anche una scheda di screening e monitoraggio neuroevolutivo per individuare precocemente il rischio evolutivo nei primi 24 mesi di vita. È strutturata in 5 blocchi di domande suddivise per fasce d'eta' (0-3, 4-6, 7-12, 13-18, 19-24 mesi), ciascun blocco potra' essere utilizzato indipendentemente dagli altri e la somma dei punteggi segnati rientrera' in un range in base al quale e' possibile trovare la scelta operativa suggerita. In ciascuna scheda sono presenti domande 'critiche', se anche in una sola di queste il bambino prendesse un punteggio 2 sarebbe opportuno un approfondimento specialistico.
(Red/ Dire)