Convegno a Roma per fare punto a venti anni da entrata in vigore
Roma, 6 mar. - Fare il punto sulla legge 42 del 1999 che riconobbe le professioni sanitarie come professioni intellettuali, ma anche sugli scenari che ha aperto la legge n.3 del 2008 con l'istituzione degli Ordini. Questo il focus dell'incontro 'I primi vent'anni della legge n.42/1999' che si e' tenuto questa mattina a Roma presso l'Aula dei Gruppi parlamentari. "La legge ha permesso alle professioni sanitarie di rispondere direttamente ai bisogni di salute dei cittadini e mettere a disposizione tutte le loro competenze senza alcun tipo di intermediazione da parte di altre professioni o di modelli organizzativi o legislativi", ha spiegato Alessandro Beux, presidente dell'Ordine dei Tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione. "Questa relazione diretta tra ogni singolo professionista e il cittadino che ha bisogno di cure e' l'elemento piu' importante della legge 42 del 1999".
Secondo Beux "a vent'anni di distanza e' una legge che ancora non ha interiorizzato le indicazioni e il paradigma fondanti, ovvero l'essere professionista a tutto tondo e quindi condividere le incertezze che caratterizzano la sanita' e che non possono essere facilmente gestite sulla base di un elenco puntuale di cose da fare o non da fare. E' un modo di approcciare ai bisogni di salute piu' impegnativo- ha concluso- perche' richiede anche dei rischi oltre che una valutazione critica: pero' e' l'unico modo che si confa' allo status di professionista intellettuale a tutto tondo, una figura che deve saper fare anche in presenza di variabili certamente piu' impegnative rispetto a quelle che caratterizzavano il mondo della ausiliarieta'".
(Red/ Dire)