Roma, 29 mag. - L'immunoterapia rappresenta la svolta per il trattamento di tumori che fino a poco tempo fa non disponevano di terapie. Nel tumore al polmone metastatico l'immunoterapia ha cambiato profondamente il trattamento e la risposta alla malattia. Lo dimostra uno studio condotto dall'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, pubblicato recentemente sulla rivista Lung Cancer, che ha analizzato un ampio gruppo di soggetti affetti da tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) e trattati con immunoterapia da aprile 2013 a gennaio 2018. In Italia, l'11% dei tumori diagnosticati lo scorso anno (373.00 casi) e' rappresentato da neoplasie del polmone con un'incidenza maggiore negli uomini 14% rispetto le donne 8%. Negli ultimi anni si e' registrata una moderata diminuzione di nuove diagnosi nel sesso maschile, ma allo stesso tempo un aumento in quello femminile, principalmente causato dal fumo di sigaretta.
Dallo studio emerge che l'immunoterapia non agisce nello stesso modo su tutti i pazienti: alcuni non ottengono benefici di lunga durata, mentre altri non mostrano alcun tipo di risposta al trattamento. Le cause devono ricercarsi in diversi fattori, in parte specifici della persona stessa e in parte relativi alle caratteristiche intrinseche del tumore. Poiche' l'immunoterapia agisce indirettamente sulla neoplasia, stimolando la risposta immunitaria dell'individuo contro le cellule maligne, e' stato ipotizzato che qualunque fattore in grado di indebolire il sistema immunitario possa ridurre l'efficacia del trattamento.
Alcuni studi internazionali hanno ipotizzato il ruolo cruciale della flora intestinale sul funzionamento globale del sistema immunitario: e' stato, infatti, osservato che pazienti con diversi tipi di tumore, cui erano stati somministrati antibiotici nel periodo immediatamente precedente l'inizio dell'immunoterapia, hanno avuto una probabilita' piu' bassa degli altri di ottenere un beneficio importante dal trattamento. "È possibile che gli antibiotici alterino la composizione della flora intestinale, impoverendola e modificandola dal punto di vista qualitativo. Questo squilibrio tra le varie specie batteriche, presenti nell'intestino, potrebbe avere una ripercussione sulla capacita' del sistema immunitario di aggredire il tumore, quando stimolato dall'immunoterapia", spiega la dottoressa Giulia Galli, medico dell'Unita' di Oncologia Toracica dell'Istituto Nazionale dei Tumori d Milano e primo autore dell'articolo.
Rispetto agli studi condotti in precedenza, i ricercatori hanno cercato specialmente di quantificare l'esposizione dei pazienti agli antibiotici. A questo scopo, hanno valutato la durata dell'assunzione della terapia antibiotica in rapporto alla durata complessiva dell'immunoterapia, invece che considerare semplicemente il fatto che li avessero assunti o meno. Si e' infatti evidenziato che la probabilita' di ottenere un beneficio prolungato sul tumore e' piu' bassa in chi ha ricevuto antibiotici per un periodo relativamente prolungato, in relazione alla durata del trattamento con immunoterapia. Al contrario, i pazienti che avevano ricevuto antibiotici per un periodo relativamente breve, hanno avuto un beneficio apparentemente sovrapponibile a quello dei soggetti a cui non era stato somministrato alcun tipo di antibiotico. Cio' nonostante non e' stato possibile correlare questi risultati ne' con il tipo di infezione ne' con lo specifico tipo di antibiotico somministrato.
"I dati emersi dalla ricerca non implicano che non si debbano prescrivere antibiotici ai pazienti con tumore, quando necessari, ma evidenziano la possibilita' che i soggetti trattati con antibiotici abbiano un decorso tendenzialmente peggiore per via dell'infezione sottostante e non per un'interferenza diretta degli antibiotici con l'effetto dell'immunoterapia- aggiunge il Dott. Giuseppe Lo Russo medico dell'Unita' di Oncologia Toracica dell'Istituto Nazionale dei Tumori e co-autore dell'articolo- Tuttavia, data l'alta frequenza dell'uso di terapie antibiotiche nei pazienti con tumore, questo argomento merita uno studio approfondito. Infatti, se confermati, i dati ottenuti in questo e in altri studi potrebbero suggerire di limitare la prescrizione di antibiotici ai casi veramente necessari, evitando utilizzi impropri". Sono quindi necessari ulteriori studi per comprendere tutti i complessi e molteplici fattori che spiegano la diversa risposta all'immunoterapia. A questo proposito, all'Istituto Nazionale dei Tumori, e' in corso uno studio prospettico osservazionale (APOLLO), il cui obiettivo e' identificare fattori o combinazioni di fattori correlati alla risposta immunitaria nel tumore polmonare non a piccole cellule.
(Red/ Dire)