Dall'int di Milano studio su cio' che compromette la guarigione
Roma, 30 gen. - Nei pazienti affetti da tumore testa e collo, la sopravvivenza puo' essere influenzata da una combinazione di vari fattori che insieme possono impattare sfavorevolmente sulla prognosi. A dimostrarlo e' uno studio retrospettivo condotto all'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (Int) e pubblicato su Head & Neck, che ha confermato il valore, nella pratica corrente, di uno score prognostico sviluppato nel 2004 sulla base di dati provenienti da studi clinici e che ha aggiunto nuove evidenze sul valore prognostico di altri fattori. E' quanto comunica in una nota l'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (Int).
"È emerso che la sopravvivenza dei pazienti e' strettamente legata a specifici fattori di rischio correlati al paziente- interviene Cristiana Bergamini, medico oncologo della Struttura Complessa di Oncologia Medica 3 dell'Istituto Nazionale dei Tumori, co-autrice dello studio- ma anche al tipo di malattia di cui il paziente e' affetto e all'esposizione ad agenti cancerogeni". A portare a queste riflessioni e' stata una revisione accurata della casistica relativa a 327 pazienti trattati in Int. "Abbiamo rivalutato i pazienti sottoposti a trattamenti curativi, quali chirurgia, chemioradioterapia concomitante e reirradiazione- continua Bergamini- e abbiamo compreso che al crescere di fattori di rischio negativi si riduce la probabilita' di guarigione".
Piu' precisamente, sono forti fattori prognostici che possono impattare sfavorevolmente sulla prognosi della malattia, le scadute condizioni generali di partenza del paziente, l'istotipo della malattia, il calo di peso superiore al 5% antecedente ai trattamenti, la sottosede di malattia come il cavo orale e l'ipofaringe, la precedente radioterapia, l'esposizione al fumo e all'alcol, la presenza di metastasi, il breve intervallo libero da malattia ed il sito di recidiva. Questi fattori possono provocare una riduzione della sopravvivenza complessiva e della sopravvivenza libera da malattia. Tale evidenza si rafforza quando 3 o piu' di questi fattori di rischio sono presenti contemporaneamente". Non e' un aspetto di poco conto, soprattutto se si considera che, malgrado la gestione multidisciplinare, questi tumori possono avere ancora un'evoluzione sfavorevole soprattutto quando la malattia si presenta in fase avanzata. L'applicazione del metodo offre un'informazione sistematica aggiuntiva al medico e al paziente nel momento critico dell'identificazione delle migliori strategie di cura.
"Possiamo migliorare la selezione dei trattamenti sistemici, rafforzare la terapia di supporto e personalizzare il piu' possibile l'approccio terapeutico, influenzando favorevolmente il decorso della malattia- spiega Bergamini- lo studio dimostra come una conoscenza approfondita della malattia imponga trattamenti oncologici sempre piu' personalizzati e di precisione, influenzando potenzialmente il buon esito delle cure nel contesto della pratica clinica corrente". Questi dati confermano i risultati derivati da altri studi condotti negli Stati Uniti, e portano con se' un ulteriore tassello alla conoscenza di questa neoplasia.
"Quello che si evince- prosegue Bergamini- e' che la valutazione prognostica non e' dettata da un singolo forte fattore, come e' noto nei diversi report gia' disponibili, ma e' correlata alla combinazione di molteplici fattori prognostici". Il metodo e lo strumento proposti attribuiscono un punteggio prognostico che ancora mancava per questa popolazione di malati e che potra' essere introdotto nella pratica clinica. "La combinazione di fattori di rischio compresa tra 0-2 versus maggiore o uguale a 3 ha valori di sopravvivenza maggiori o minori, condizionando la modulazione della pianificazione terapeutica", conclude Cristiana Bergamini.
(Red/ Dire)