Di Renzo (IdO): Non si parla delle conseguenze della Pma sulla donna
Roma, 16 gen. - Superato il fatidico terzo mese e andata via la paura, le donne in dolce attesa possono finalmente lasciarsi andare e immaginare come sara' il loro bambino. A chi assomigliera', piu' alla mamma o al papa'? Come chiamarlo? Di che colore saranno i suoi occhi? E i lineamenti, gli atteggiamenti? Per fondare una psiche e un bambino e' necessario che ci siano dei genitori che lo abbiano pensato e che quando venga al mondo siano in grado di interagire con lui. "Le madri devono essere aiutate durante la gravidanza ad avere adeguate rappresentazioni del figlio, perche' si e' visto che queste permetteranno al piccolo di sviluppare poi un attaccamento sicuro. Purtroppo, pero', il parto pretermine interrompe tutto questo e non permette ai genitori di concludere quel processo fisiologico di rappresentazione del bambino che, iniziato nel primo mese di vita, dura fino alla fine della gravidanza". A dirlo e' Magda Di Renzo, psicoterapeuta dell'eta' evolutiva e responsabile del servizio Terapie dell'Istituto di Ortofonologia (IdO), al corso su 'Il neonato pretermine' promosso a Roma con il Sindacato italiano specialisti pediatri (SISPe) e i patrocini delle societa' scientifiche Sip e Sin.
"Durante le prime 12 settimane di gestazione la donna non ha una rappresentazione del bambino perche' e' forte la paura di perderlo. Dal quarto al settimo mese- continua Di Renzo- prolifera l'immaginazione sulle caratteristiche fisiche e psichiche del feto e aumenta lo stato di fusione preparatorio, prima della donna e poi dell'uomo, all'accudimento. Infine, negli ultimi 2 mesi di gestazione queste rappresentazioni si attenuano per proteggere i genitori da eventuali disillusioni. Se il parto prematuro interviene quando non e' iniziato il processo di distanziamento, la madre si trovera' con un bambino idealizzato nei mesi in cui era necessario farlo, ma che nella realta' e' ben diverso da quello che ci si potrebbe aspettare. Questo evento produce una grande conflittualita', non riuscendo il genitore a trovare un rapporto con il bambino reale, che da una parte e' demonizzato e dall'altra idealizzato".
A cio' va aggiunto il nuovo scenario sulla Procreazione medicalmente assistita (Pma), perche' "molti parti gemellari da Pma determinano gravidanze pretermine. Non si parla abbastanza delle conseguenze a cui la donna puo' andare incontro- rimarca la psicoterapeuta- in primis, l'eccesso di stimolazione ormonale che porta con se' conseguenze sul piano fisico non sempre spiegate inizialmente. Oltre all'infertilita', ad esempio, una donna puo' ritrovarsi anche con il problema della tuba ovarica chiusa.
Inoltre- sottolinea la psicoanalista- tutto il periodo della gravidanza e' occupato non tanto dall'immaginario sul figlio, ma dalla preoccupazione della medicalizzazione. Dal timore che non vada a termine neanche questa volta. Non c'e' una preparazione al bambino che arrivera'".
Spesso nella "mia esperienza cliniche-racconta Di Renzo- ho visto coppie la cui unione e' stata rovinata dai vari aborti affrontati durante la Pma. Quando arriva finalmente il bambino, questo in realta' si trova senza una coppia genitoriale pronta ad accoglierlo perche' e' stata impegnata piu' sulla riuscita del percorso che non sull'immaginare il figlio. La tecnica del congelamento embrionale, poi, ha sovvertito l'iscrizione temporale dell'essere umano tra il momento del concepimento e quello dell'impianto. Adesso- aggiunge la psicoanalista- si studia anche la creazione di falsi gemelli asincroni, ovvero di quegli embrioni concepiti allo stesso momento ma impiantati in anni diversi. Bisogna conoscere le situazioni per intervenire".
Il congelamento embrionale introduce nuovi fantasmi nella scena procreativa. "Il fantasma sull'embrione non utilizzato, quello sulla embrioriduzione e sull'embrione sopravvissuto. Gli embrioni scomparsi possono ossessionare l'immaginario genitoriale incidendo nella relazione con il figlio rimasto. Deve esserci un'assistenza psicologica obbligatoria alle donne che fanno la procreazione medicalmente assistita", afferma la terapeuta.
Un allarme viene lanciato anche dagli ultimi studi sui bambini nati da Pma. "Hanno dimostrato delle alterazioni a carico del bambino, che possono andare da un'atresia dell'esofago a tutta una serie di disfunzioni e di ritardi psicomotori. Comincia ad esserci una connessione pure con l'autismo- fa sapere Di Renzo- ma su questi dati i genitori non vengono resi consapevoli dei rischi". A preoccupare la psicoanalista e', infine, "la sofferenza mostrata da alcune donne che si sono confrontate con la perdita dell'embrione gia' impiantato nell'utero. Un evento vissuto dalla futura madre come un lutto, tanto che molto spesso l'embrione perso prende il posto di tutte le fantasie che invece dovrebbero essere investite positivamente sugli embrioni rimasti. Non voglio tracciare un quadro drammatico- conclude- ma noi operatori dobbiamo essere pronti ad affrontare le difficolta' per aiutare queste madri e questi bambini".
(Red/ Dire)