Roma, 18 dic. - Nel 2019 per la pertosse si puo' ancora morire e, "per quanto in parte sia controllata, ha ancora un'incidenza elevata al di sotto dell'anno di vita. In alcuni casi puo' essere mortale". A illustrarlo e' Andrea Dotta, presidente regionale della Societa' italiana di neonatologia (Sin) e direttore della terapia neonatale dell'ospedale pediatrico Bambin Gesu' di Roma (Opbg).
Secondo un'indagine presentata nel primo congresso congiunto Sip-Sin-Simeup in corso a Roma, infatti, "quando alle donne incinta e' stato chiesto se potessero, a loro giudizio, ricevere o meno vaccinazioni in gravidanza, il 60% ha risposto di no", spiega Viviana Moschese, pediatra e ricercatrice di Tor Vergata. E ancora, "alla domanda se durante la gravidanza" le neomamme "avrebbero eseguito il vaccino contro la pertosse, soltanto il 3% ha risposto positivamente", continua la ricercatrice.
Le vaccinazioni in gravidanza, dunque, "sono ancora un punto estremamente critico e non tutti i ginecologi le consigliano" alle neo mamme, anzi. "Alcuni centri vaccinali addirittura le sconsigliano", chiosa Dotta. E' questo il quadro allarmante del problema relativo alla pertosse, per cui l'aiuto dei ginecologi sarebbe fondamentale. Soprattutto se consideriamo i dati pubblicati recentemente sull'European Journal of Public Health (nello studio: Knowledge and beliefs on vaccines among a sample of Italian pregnant women: result from the NAVIDAD study, ndr), secondo cui solo 9 mamme su 100 sono pienamente convinte dell'efficacia delle vaccinazioni. Mentre sono il 20%, invece, quelle che hanno mostrato tentennamenti e pregiudizi sul tema.
(Red/ Dire)