Milano, 11 dic. - Spinte, botte, schiaffi, insulti e minacce verbali: sono le aggressioni che si registrano nelle strutture ospedaliere a danno del personale medico e sanitario.
Il fenomeno non e' nuovo, ma si fa ancora fatica a stabilirne appieno le dimensioni, perche' manca un sistema di procedure univoco ed omogeneo di raccolta e monitoraggio dello stesso. E allora ad accendere i riflettori ci prova il Pd di Milano. Ad esempio tirando fuori dai cassetti i dati forniti dalle strutture, 1.704 aggressioni totali registrate a Milano dal 2016 all'1 settemnbre del 2019; e si tratta di numeri ancora parziali e disomogenei. Per quanto riguarda gli ambiti in cui risultano concentrarsi le aggressioni i piu' colpiti sono i posti di Pronto soccorso (462 casi dal 2016 all'1 semestre 2019) e i reparti di psichiatria (195 episodi). Nel primo ambito un legame ci sarebbe con scarsezza del personale, con conseguenze che si ripercuotono sulle ore di attesa. Nel secondo caso invece la causa andrebbe ricondotta alla mancanza di formazione specifica per gestire la tipologia di paziente. Corsie che si svuotano, medici e operatori sempre a ranghi ridotti si trovano a farsi carico di un numero sempre maggiore di pazienti, col risultato di liste e tempi di attesa ai Pronto soccorsi che si allungano. A farne le spese sono purtroppo gli infermieri, secondo i numeri nell'80% dei casi di aggressione.
Messi in fila numeri e problemi, per la consigliera regionale Carmela Rozza si puo' dire che se "fino ad oggi ci sono state solo raccomandazioni, adesso ci vuole una legge". Per Rozza, infatti, "solo con la forza di una legge possiamo obbligare tutte le Aziende sanitarie a mappare il fenomeno delle aggressioni in maniera omogenea e secondo un sistema univoco".
(Red/ Dire)