(DIRE - Notiziario settimanale Sanita') Roma, 15 nov. - Starebbe facendo rotta sull'Italia un virus influenzale particolarmente aggressivo proveniente dall'Australia. E mentre nel continente rosso ha gia' fatto 52 vittime, anche tra giovani e bambini, nel nostro Paese promette di mettere a letto per la stagione 2017-2018 circa 5 milioni di persone, oltre agli 8-10 milioni di sindromi provocate da altri virus respiratori. Ma c'e' davvero da preoccuparsi? Per saperne di piu' abbiamo intervistato il presidente della Societa' italiana di Malattie Infettive e Tropicali, Massimo Galli. "Quello di dire ogni anno che l'influenza sara' peggiore rispetto a quello precedente mi sembra un po' un rituale- rassicura l'esperto- e non ci sono particolari motivi per sottolineare una maggiore aggressivita' per questa stagione".
Sara' un anno interpandemico con un solo nuovo virus, una variante dell'A/H1N1 detta Michigan, gia' inserita nel vaccino; gli altri saranno gli stessi dello scorso anno, cioe' l'A/H3N2 Hong Kong e i due virus B.B/Brisbane e B/Phuket. "Da quanto sappiamo- prosegue Galli- non dovrebbe essere niente di diverso da quello che piu' o meno e' atteso rispetto agli anni precedenti. C'e' solo la possibilita' di un maggiore impatto dato dal fatto che abbiamo dovuto cambiare anche una componente nel vaccino, perche' appunto ci si aspetta una variante nuova, non micidiale, che rischia di mettere a letto piu' persone".
A vaccinarsi devono essere soprattutto le persone piu' a rischio, perche' sta arrivando qualcosa "di un po' diverso dall'anno prima, tanto e' vero che ci si e' attrezzati modificando il vaccino". Quanto alle previsioni che parlano di 5 milioni di persone che si ammaleranno, secondo Galli dipendera' anche dal tasso di vaccinazione "in relazione al fatto che, quando circola qualcosa di diverso, che ci da' una problematica diversa, questo puo' darci un numero maggiore di persone con influenza".
Il picco influenzale e' previsto intorno a febbraio. Spiega infatti il presidente Simit: "Sapete perche' 'febbraio' si chiama cosi'? Perche' gia' al tempo dei romani c'era la 'Dea Febris', cioe' la 'Dea della febbre'. Il piccolo influenzale nel nostro emisfero, in realta', di solito e' a gennaio e si sposta tra l'inizio e la fine di quel mese andando talvolta anche verso febbraio". Ma ogni anno questo puo' cambiare per una serie di contingenze: l'anno scorso, per esempio, il picco e' stato nettamente anticipato ad una settimana prima di Natale. "Il che ha bruciato anche un po' il discorso della vaccinazione- spiega Galli- nel senso che chi l'ha fatta piu' in ritardo di altri potrebbe essersi trovato a mal partito, in quanto non ancora perfettamente coperto e garantito".
D'altro canto le vaccinazioni non offrono una copertura totale al 100%, perche' ci sono fattori individuali "che fanno si' che una persona sia piu' o meno riattiva e quindi riesca a beneficiare piu' o meno della vaccinazione. Le vaccinazioni, ad ogni modo, restano uno strumento valido nella grande maggioranza dei casi- sottolinea l'esperto- e anche il piu' robusto che abbiamo per rimanere fuori da questo 'guaio' dell'influenza". E quest'anno, se le persone decideranno di vaccinarsi come devono, magari ci potremmo trovare "in una situazione in cui godono meno le pompe funebri", dice il presidente Simit.
Non si tratta insomma di farsi solo una settimana con il naso che 'cola', perche' ci sono situazioni influenzali che possono essere "veramente molto piu' gravi". Il nostro problema maggiore, spiega Galli, e' che siamo un 'Paese anziano' "con molti grandi anziani che d'abitudine non si vaccinano. Ora, un grande anziano oppure una persona portatrice di una qualche comorbosita' sono a maggior repentaglio e, se si ammalano di influenza, rischiano di andare all'altro mondo".
(Red/ Dire)