(DIRE - Notiziario settimanale Sanita') Roma, 22 feb. - Hanno un'insorgenza graduale nel tempo, cause multiple e non sempre identificabili e richiedono assistenza sanitaria a lungo termine, con cure continue e non risolutive. È l'identikit delle patologie croniche, responsabili a livello globale dell'86% di tutti i decessi, con una spesa sanitaria di 700 miliardi di euro; nel 2020 rappresenteranno l'80% di tutte le patologie nel mondo. In Europa, malattie come lo scompenso cardiaco, l'insufficienza respiratoria, i disturbi del sonno, il diabete, l'obesita', la depressione, la demenza, l'ipertensione e l'ipercolesterolemia colpiscono l'80% delle persone oltre i 65 anni e con il progressivo invecchiamento della popolazione le malattie croniche diventeranno sempre piu' la principale causa di morbilita', disabilita' e mortalita'. L'Italia, con una percentuale di over 65 sul totale della popolazione, pari al 21,2%, e' in prima linea.
È quanto emerso dal workshop istituzionale 'Il paziente al centro: la gestione integrata della cronicita'' organizzato a Roma da Msd Italia nell'ambito del progetto #Insieme per il cuore.
Attualmente circa due milioni 600mila anziani vivono in condizione di disabilita' e il 51% della spesa per i ricoveri ospedalieri e' attribuita alla fascia di eta' over 65. "Una vera e propria emergenza sanitaria - e' emerso dall'incontro - che cambia il modello stesso dell'assistenza spostando sempre piu' il baricentro dall'ospedale al territorio". Per affrontare la sfida il ministero della Salute - direzione generale della Programmazione Sanitaria ha messo a punto il Piano nazionale della Cronicita' che disciplina le modalita' di assistenza dei pazienti affetti da malattie croniche, armonizzando a livello nazionale le attivita' e prevedendo. L'ospedale come snodo di alta specializzazione; l'integrazione tra l'assistenza primaria, centrata sul medico di medicina generale, e le cure specialistiche; la continuita' assistenziale per supportare il paziente in ogni fase; il potenziamento delle cure domiciliari e la riduzione dei ricoveri ospedalieri (anche attraverso l'uso di 'tecnoassistenza') e i piani di cura personalizzati sono i capisaldi della strategia che ha l'obiettivo "di migliorare la tutela per le persone affette da malattie croniche,?riducendone il peso sull'individuo, sulla sua famiglia e sul contesto sociale".
Tra le sfide alle quali e' chiamato a rispondere il sistema sanitario, intanto, c'e' sicuramente il diabete, una delle malattie croniche a piu' rapida crescita, che in Italia colpisce circa 3.600.000 di persone e che entro il 2035 sfiorera' in Europa il tetto dei 70 milioni di pazienti, contro gli attuali 52 milioni. "Dei pazienti italiani, solo 1 su 3 ha un adeguato controllo del diabete- hanno fatto sapere gli esperti nel corso dell'incontro- mentre gli altri vanno incontro alle complicanze della malattia: si stima che il 50% dei pazienti muoia a causa di malattie cardiovascolari, il 10-20% per insufficienza renale, mentre il 10% subisce un danno visivo. Tra le persone anziane con diabete di tipo 2 gli eventi cardiovascolari legati alle complicanze della malattia sono la principale causa di mortalita': il 70% dei decessi in questa fascia d'eta' e' dovuto ad un evento cardiovascolare, in primis infarti e ictus".
Altissimo l'impatto economico per il Servizio sanitario nazionale, con costi complessivi, diretti e indiretti, stimati in 20,3 miliardi di euro l'anno.
"Ma l'attuale gestione del diabete non valorizza il ruolo di riferimento del medico di medicina generale - hanno proseguito dal workshop - che, insieme al medico specialista, rappresenta il perno attorno al quale ruota una corretta gestione integrata del paziente e ne limita la liberta' prescrittiva lasciando nel suo armamentario terapeutico, oltre alla classica metformina, le sole sulfoniluree che, secondo i dati della letteratura scientifica, aumentano il rischio cardiovascolare e la mortalita' rispetto ai farmaci di piu' nuova generazione come per esempio i DPP-4 inibitori. Il paradosso e' che questi farmaci, nonostante il comprovato profilo di efficacia e sicurezza, possono essere prescritti soltanto dallo specialista diabetologo, negando cosi' l'accesso alla terapia per un numero elevato di pazienti o affollando inutilmente i centri di diabetologia per la prescrizione di questi farmaci". Un'effettiva presa in carico del paziente da parte del medico di medicina generale, con la possibilita' di prescrivere tutti i farmaci, inclusi quelli innovativi, sarebbe quindi "un'opportunita' per ridurre l'impatto crescente del diabete e favorire una piu' ottimale gestione delle complicanze. Ma questa indicazione, sostenuta da anni dai medici, specialisti e di famiglia, e dai pazienti - hanno concluso - non e' ancora stata accolta".
(Red/ Dire)