Dolore cronico, ne soffre un anziano su due
Ma non e' adeguatamente trattato, non basta un farmaco
(DIRE - Notiziario settimanale Sanita') Roma, 19 ott. - Oggi un anziano su due soffre di dolore cronico. E' quindi necessario cambiare la gestione di questa condizione complessa in cui non e' sufficiente la somministrazione di un farmaco. La persona con dolore cronico ha bisogno di una serie di interventi e di figure professionali, che vanno dallo specialista allo psicologo, dal fisioterapista al medico che si occupa della terapia occupazionale. E' questo il messaggio lanciato dal Simposio internazionale "Pain Management- The Science Behind", organizzato a Budapest (Ungheria) con il coordinamento scientifico della European League Against Pain (Eulap).
"Da oltre sei anni e' stata promulgata una legge in Italia che prevede l'obbligatorieta' di cura del dolore nelle strutture ospedaliere, ma a questo non e' corrisposto un diverso approccio al malato con dolore- avverte Giustino Varrassi, presidente della European League Against Pain-. In esperienze realizzate in altre nazioni europee, si e' visto chiaramente come in un paziente anziano, se introdotto in un sistema di riabilitazione, lavoro di gruppo, interazione con i medici e gli infermieri, non solo si riduce la necessita' di farmaci, ma si possono risolvere problematiche complesse, cosa che invece non e' possibile con la sola terapia farmacologica".
Nel 2010 il Parlamento italiano ha approvato la Legge n. 38 che facilita la prescrizione dei farmaci analgesici, inclusi gli oppiacei. Di conseguenza, anche i medici di medicina generale possono prescrivere tutti gli analgesici con la semplice ricetta del Servizio sanitario nazionale, e tutti i cittadini hanno diritto e devono pretendere l'accesso immediato e facilitato alle terapie contro la sofferenza 'inutile' dovuta al dolore cronico. Nonostante queste iniziative, il dolore continua ad essere sottovalutato e non adeguatamente trattato. Forse anche perche' tra la popolazione la conoscenza di questa legge e' scarsa.
Infatti, secondo un recente studio condotto tra persone con dolore cronico, soltanto il 32% degli intervistati era a conoscenza dell'esistenza di una legge nazionale, e solo il 44% era consapevole dell'esistenza di Centri per la terapia del dolore. "È quindi necessario continuare sia a sensibilizzare al problema dolore tutti gli operatori sanitari sia educarli all'uso adeguato dei mezzi (farmacologici e non) disponibili per trattare efficacemente il dolore", prosegue Varrassi.
Per quanto riguarda la terapia farmacologica, la nuova legge quindi prevede un accesso piu' semplice agli oppioidi. Farmaci ancora poco utilizzati e che invece devono essere presi in considerazione, anche se con le necessarie raccomandazioni.
"La corretta gestione del dolore deve guardare al paziente nella sua totalita' per raggiungere una corretta diagnosi e impostare una corretta terapia. Questa prevede anche l'utilizzazione di oppioidi, soprattutto in combinazione con farmaci antinfiammatori non steroidi- aggiunge Carmelo Scarpignato, docente di Farmacologia Clinica, Universita' degli Studi di Parma- L'associazione tra queste due classi di farmaci si e' infatti dimostrata ottimale per una corretta terapia farmacologica del dolore. E' dimostrato che l'efficacia della combinazione di analgesici e' pari alla somma della efficacia delle singole componenti analgesiche. Un ruolo fondamentale in queste combinazioni e' dato dall'azione di formulazioni rapide di farmaci anti-infiammatori non steroidei (Fans), perche' la velocita' di assorbimento e di insorgenza produce una buona analgesia di lunga durata. Tra i farmaci in associazione, durante il Simposio internazionale sono stati presentati diversi studi riguardanti dexketoprofene e tramadolo. Dexketoprofene, la forma chirale attiva del ketoprofene, e' efficace nel dolore acuto a basse dosi, ed e' anche efficace in un'ampia varieta' di condizioni dolorose. Il tramadolo e' un oppiaceo diffuso di provata efficacia in combinazione con il paracetamolo. Questi due farmaci hanno meccanismi d'azione completamente diversi per tale motivo e' possibile sfruttare l'approccio multimodale, sfruttando l'effetto additivo o sinergico dei due farmaci permettendo di intervenire a livelli diversi sulla via del dolore, producendo un'analgesia piu' efficace", sottolinea Scarpignato.
(Wel/ Dire)
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