(DIRE-Notiziario settimanale Sanita') Roma, 2 mar. - "Il problema e' molto grave", perche' la norma che stabilisce il cosiddetto 'diritto al riposo' "arriva in un sistema gia' deflagrante, in cui ormai da anni i medici vanno in pensione, non vengono sostituiti e chi rimane ha un'eta' avanzata. Gli unici rimpiazzi sono i precari, giovani specializzandi che lavorano in condizioni non consone a una professione cosi' delicata". A dirlo e' Roberto Lala, presidente dell'Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Roma, che nei giorni scorsi ha ospitato un convegno dal titolo 'Direttiva europea 88/2003 e il Sistema sanitario regionale'.
In questo quadro di difficolta', il ruolo dell'Ordine e' "duplice". Da una parte, infatti, "difende e vigila sull'operato dei medici", dall'altra essendo "un ente ausiliario dello Stato a tutela dei cittadini", deve riuscire a "coniugare il ruolo e i diritti del medico ai diritti delle persone". L'obiettivo, spiega Lala all'agenzia Dire, non e' facile da raggiungere. Quella del medico e' infatti "un'attivita' intellettuale estrema" e spesso si inserisce in un "sistema con turni massacranti", mentre servirebbe "una capacita' intellettiva libera, con una serenita' mentale e una giusta possibilita' di ragionare". Questo comporta "un rischio per il medico ma soprattutto per il paziente". Il "problema", infatti, e' che "in una situazione di grande stanchezza si commettono errori".
Secondo Lala, su questa situazione dovrebbero intervenire lo Stato e la Regione. Quest'ultima in particolare "dovrebbe tenere conto" delle condizioni in cui operano i medici e tutelare i propri cittadini". Ecco perche' "deve applicare la norma ma anche tradurre in atti concreti gli strumenti virtuali, come il risanamento del precariato e il ricorso alle assunzioni. Certo, sono belle parole che sentiamo da anni, ma noi come Ordine ci attiveremo per fornire idee e produrre documenti. Soprattutto- conclude il presidente dell'Omceo- dove possibile vogliamo avvertire i cittadini che quello che sta accadendo non e' colpa dei medici, ma di chi governa questo sistema senza tenere conto dei danni sulla salute delle persone".
(Wel/ Dire)